Telefonata tra i due leader. Il presidente russo si dice aperto a proseguire i negoziati con Kiev, ma non cambia la sua posizione. Il presidente americano affronterà con il leader ucraino il tema dello stop alle forniture di armi Usa. Trump: «Non ha alcuna intenzione di fermare la guerra»
«Non rinunceremo ai nostri obiettivi in Ucraina» ma «siamo aperti a una soluzione negoziale e a continuare i colloqui con Kiev». Questo il messaggio che il presidente russo, Vladimir Putin, ha comunicato a Donald Trump nel corso di una telefonata lunga circa un’ora. Putin ha sottolineato ancora una volta la necessità di eliminare «le cause del conflitto», un’espressione che di solito si traduce con la neutralità e demilitarizzazione dell’Ucraina. Una prospettiva che avrebbe «deluso» il presidente americano, che si è convinto del fatto che Putin «non ha nessuna intenzione di fermare la guerra».
Il Cremlino riferisce che i due hanno parlato anche di Medio Oriente e Iran, un altro scenario sul quale Putin si attende «una soluzione diplomatica». Non è stata invece discussa la possibilità di un vertice tra i due leader.
Zelensky e le armi
La telefonata è avvenuto nel mezzo dell’inaspettata sospensione di una parte significativa degli aiuti americani all’Ucraina, decisa il primo luglio dal Pentagono. Notizia accolta positivamente dal Cremlino, che aveva parlato di un «passo avanti verso la pace». I delegati russi hanno sempre posto tra le condizioni per accettare un cessate il fuoco lo stop agli aiuti militari americani ed europei verso Kiev.
Non sembra però che lo stop di questi giorni sia una mossa diplomatica in questa direzione – il che sembra confermato dal fatto che l’argomento non è stato toccato nella telefonata tra i due. Il dipartimento della Difesa ha fermato la consegna di missili e munizioni che si trovavano già in Polonia, sostenendo che lo stop è dovuto alla necessità di proteggere le riserve strategiche americane. Secondo diversi media, il Pentagono ha agito di sua iniziativa, senza coordinarsi con altri dipartimenti e senza un input diretto dalla Casa Bianca. Tra le armi bloccati ci sono anche numerosi missili intercettori che Kiev utilizza soprattutto per proteggere le sue città dai bombardamenti russi.
Lo stop agli armamenti sarà il principale tema di discussione della telefonata tra Trump e il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che dovrebbe avvenire oggi o, al massimo, «nei prossimi giorni», ha detto Zelensky. «Contiamo sulla continuazione del sostegno americano – ha detto Zelensky, mentre si trovava in Danimarca per l’inaugurazione del semestre danese della presidenza Eu – Ci sono alcune cose che l'Europa non ha per adesso, specialmente se parliamo dei missili Patriot», ha detto Zelensky, riferendosi ai missili intercettori a lungo raggio, di cui l’Europa al momento non produce alcune equivalente.
Zelensky ha poi ribadito la sua richiesta di un incontro con il leader russo: «In Russia decide solo Putin, è fondamentale un incontro tra i leader».
Sul fronte e dietro
Se Kiev rischia di restare senza alcune delle più efficaci armi difensive, i suoi servizi di intelligence hanno dimostrato ancora una volta la capacità di colpire in profondità nel territorio occupato dalla Russia. Un’esplosione attribuita da molti all’intelligence ucraina, ha ucciso Manolis Pilavov, ex sindaco della città occupata di Luhanks, in Donbass. Secondo i media russi, l’attacco sarebbe stato compiuto da un «attentatore suicida donna». Nel frattempo, la Russia ha confermato al morte di Mikhail Gudkov, vice comandante della marina russa responsabile per le unità di fanteria di marina. Secondo fonti ucraine, Gudkov sarebbe stato ucciso in un attacco missilistico nella regione di Kursk.
Nel frattempo proseguono i bombardamenti russi sull’Ucraina. A Poltava, tre droni hanno colpito in pieno giorno un centro di reclutamento delle forze armate ucraine, uccidendo almeno due persone. Altre due persone sono morte e sei sono rimaste ferite nell'attacco al porto di Odessa con un missile balistico.
Gli analisti di DeepState, un gruppo che monitora gli spostamenti del fronte con forti legami con l’esercito ucraino, hanno annunciato che nel mese di giugno l’esercito russo ha occupato 556 chilometri quadrati di nuovo territorio ucraino – la cifra più alta dallo scorso dicembre. Si tratta di una revisione al rialzo che smentisce precedenti stime che sembravano indicare un rallentamento dell’offensiva russa. Nonostante il “record” del mese di giugno, l’avanzata russa rimane comunque lenta se messa a confronto con le dimensioni dell’Ucraina, che ha una superficie di oltre 600mila chilometri quadrati.
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