Nel quinto giorno dell’escalation militare tra Israele e Hamas un’intera famiglia di dieci persone è morta sotto le bombe in un campo profughi all’interno della Striscia di Gaza.

«Il bombardamento è accaduto nel campo di Shati. Ci sono giunte conferme che l’intera famiglia di 8 bambini e due donne sono morte nell’attacco. E ora stiamo cercando di capire quanti di loro studiavano nelle nostre scuole». A confermare la notizia a Domani è Sami Mshasha, direttore delle Relazioni esterne dell’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi che dal 1949 opera sul territorio.

Su due milioni di abitanti a Gaza, il 70 per cento di loro sono registrati come rifugiati. Ci sono 8 campi profughi a cui l’Unrwa fornisce assistenza umanitaria. Dall’ufficio di Sheikh Jarrah, il quartiere situato nella Gerusalemme Est in cui sono scoppiate parte delle proteste che hanno poi portato all’escalation militare, Mshasha racconta: «Nell’attuale fase del conflitto quattro delle nostre scuole hanno riportato gravi danneggiamenti, così come i nostri quartieri generali. In queste emergenze le nostre risposte sono sempre veloci, nonostante le difficoltà di intervenire e assistere le persone in una fase così pericolosa dell’escalation». Sono 36 le scuole dell’Unrwa che attualmente danno rifugio a circa 22mila civili palestinesi che in questi giorni hanno raggiunto le strutture a piedi e a bordo di pick up. «Abbiamo inviato i codici gps dei rifugi alle forze armate israeliane. Nelle scuole forniamo anche assistenza medica e cibo – spiega Mshasha – verifichiamo attentamente che questo accada nel rispetto della normativa anti Covid-19, perché l’ultima cosa che vogliamo è dare rifugio alle persone e che poi queste contraggano il virus».

Il conflitto

«Il nostro team a Gaza ci ha detto che i bombardamenti indiscriminati e gli attacchi stanno colpendo maggiormente la popolazione civile. Secondo i dati che ci arrivano dal ministero della salute palestinese sono più di 30 i bambini morti da lunedì e un altrettanto numero uguale di donne». L’ultima triste conta delle vittime riporta 144 decessi tra gli arabi e 9 tra gli israeliani. «I civili stanno pagando a caro prezzo questo conflitto. Ci hanno detto che molti dei bambini rimasti uccisi studiavano e studiano nelle nostre scuole, è una notizia estremamente triste e deplorevole» dice Mshasha che lancia un appello: «Chiediamo a tutte le parti coinvolte nel conflitto di fermare i bombardamenti indiscriminati nelle aree civili».

«A Gaza vivono quasi due milioni di persone in una porzione di territorio che è veramente piccola. Per via della vicinanza delle case vengono colpiti anche i civili. La popolazione che vive nella Striscia ha vissuto diversi conflitti armati a partire dal 2008 e il prezzo pagato è veramente alto». Nel 2008 si ricorda l’operazione Piombo Fuso iniziata il 27 dicembre 2008 e conclusa il 18 gennaio del 2009, in cui venne attaccata il 6 gennaio anche una scuola dell’Unrwa causando 40 morti e 50 feriti. In totale, secondo le Nazioni unite quel conflitto ha provocato 1400 morti.

© Riproduzione riservata