Stati Uniti e Ucraina tornano a parlarsi, dopo l’incidente nello Studio Ovale della Casa Bianca e i ripetuti e durissimi attacchi del presidente americano, Donald Trump, al suo omologo ucraino. Forse proprio per via di questi attacchi, Volodymyr Zelensky non parteciperà ai colloqui che si terranno in Arabia Saudita, anche se lunedì è arrivato nel paese insieme al resto della delegazione ucraina.

Zelensky si è limitato a incontrare il principe reggente saudita, Mohammed bin Salman, il mediatore più importante in questa fase diplomatica, che ha già favorito gli incontri tra Russia e Stati Uniti. Salvo colpi di scena, favoriti magari da un intervento del principe saudita, i colloqui con gli americani saranno condotti dal braccio destro di Zelensky, il capo dell’ufficio presidenziali Andrii Yermak, accompagnato dai ministri degli Esteri e della Difesa, mentre dal lato americano saranno presenti il segretario di Stato, Marco Rubio, il consigliere per la Sicurezza nazionale, Mike Waltz, e l’inviato per il Medio Oriente, Steve Witkoff.

Diversi obiettivi

Ma ancora prima dell’inizio dell’incontro, fissato per martedì 11 marzo, è già evidente la distanza che separa le due delegazioni. Gli ucraini sono intenzionati a ripristinare le relazioni con l’amministrazione Trump per ottenere una ripresa degli aiuti militari. I delegati di Trump vogliono che Kiev dimostri chiaramente la sua intenzione a ottenere una rapida pace e che elenchi i compromessi che è disposta a fare per raggiungere questo scopo.

Nonostante queste difficoltà, gli ucraini ostentano ottimismo. «Sono fiducioso che l'incontro sarà produttivo: noi in Ucraina siamo impegnati in questo senso – ha detto Zelensky – Faremo del nostro meglio per assicurare che gli interessi ucraini siano presi in considerazione. Presi in considerazione nel modo giusto».

L’obiettivo principale per gli ucraini è ottenere il ripristino degli aiuti militari e della condivisione dell’intelligence con Washington In cambio, sono pronti a firmare il famoso accordo sui minerali offerto da Trump. Inoltre, per dimostrare alla Casa Bianca di essere seriamente disposti a considerare la pace, gli ucraini offriranno una tregua agli attacchi aerei e via mare e uno scambio di tutti i prigionieri. Una proposta che Rubio ha definito «promettente».

Negli ultimi giorni, gli americani hanno decisamente cambiato tono con Kiev e sembrano scesi a più miti consigli. Lunedì, Witkoff ha assicurato gli spettatori del network conservatore Fox News che gli Stati Uniti non hanno mai interrotto completamente la condivisioni di informazioni di intelligence con Kiev, mantenendo aperti i canali per fornire informazioni sensibili cruciali per la difesa del paese (come quella sulle rotte di missili e droni russi).

Ma le loro aspettative sull’incontro restano distanti da quelle ucraine. Secondo i media americani, Trump non avrebbe intenzione di riprendere le consegne di aiuti militari a breve, indipendentemente da quanto avrà successo l’incontro. Funzionari della Casa Bianca interpellati da Reuters dicono che la delegazione Usa si aspetta di sentire le «significative concessioni» che l’Ucraina è disposta a fare alla Russia in cambio della pace, sopratutto per quanto riguarda il futuro assetto territoriale del partito.

«Se proporranno soltanto i confini del 2014 o quelli del 2022 avremo un problema», ha detto una delle fonti, riferendosi alla possibilità per l’Ucraina di tornare ai suoi confini originali, prima dell’occupazione della Crimea, o ai confini pre-invasione del 2022.

Zelensky ha già di fatto ceduto su questi punti, affermando in diverse occasioni che Kiev è pronta a cedere «temporaneamente» i territori occupati. Se però la delegazione Usa chiederà una rinuncia formale e un riconoscimento dell’annessione russa, i negoziati potrebbero bloccarsi ancora prima di iniziare.

La situazione al fronte

Nel frattempo, dal fronte arrivano cattive notizie. Le truppe ucraine nella regione russa di Kursk rischiano di essere tagliate fuori. L’unica strada che consente di portare rifornimenti alla prima linea è costantemente sotto tiro dei droni russi, mentre nel fine settimana un gruppo di soldati russi ha sfruttato la conduttura di un gasdotto per lanciare un attacco a sorpresa alle spalle dei difensori.

Il comandante dell’esercito ucraino, Oleksandr Syrsky, assicura che per il momento non c’è rischio di accerchiamento, ma secondo numerosi blogger e analisti militari, la situazione a Kursk è sempre più precaria. Zelensky rischia di perdere quella che considerava una delle sue migliori carte negoziali, il controllo su territorio nazionale russo, proprio alla vigilia delle trattative.

Una consolazione per gli ucraini è che il rafforzamento degli attacchi contro Kursk ha indebolito il fronte russo sul Donbass. Per la terza settimana consecutiva, gli ucraini hanno lanciato piccoli contrattacchi di successo intorno alla città assediata di Pokrovsk e in altre località della regione. Un segnale che indica come, almeno sul fronte orientale, la situazione è migliorata molto rispetto alla fine del 2024, anche senza le armi americane.

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