«Non rilasciando una dichiarazione pubblica in merito, rischiate di violare le vostre politiche ambientali e sui diritti umani, e di delegittimare il lavoro positivo di Apple in queste zone».

È così che più di 60 organizzazioni ambientaliste del Vietnam hanno chiesto alla multinazionale della Silicon Valley di esprimersi sull’ondata di incarcerazioni di esperti climatici nel paese. Hanoi, infatti, ha adottato l’obiettivo delle zero emissioni nette entro il 2050 e ha siglato il Just Energy Transition Partnership con i Paesi del G7, tra cui l’Italia, e con altre economie avanzate. Secondo gli attivisti, però, non sta considerando i diritti umani come parte del suo impegno per la sostenibilità.

Arresti

L’ultimo arresto, avvenuto il 15 settembre scorso, ha fatto molto scalpore. Si trattava di Ngo Thi To Nhien, direttrice esecutiva del think tank indipendente Vietnam Initiative for Energy Transition, di base ad Hanoi. Nhien ha più di vent’anni di esperienza nell’ambito dell’economia e della politica energetiche e ambientali, e ha collaborato con diverse organizzazioni internazionali tra cui la Banca mondiale, l’Unione europea, le Nazioni unite. Ha lavorato anche per il ministero della Scienza e della Tecnologia, per questo è considerata una persona abbastanza vicina al governo. Ma questo non le ha garantito alcuno sconto davanti alle autorità.

«Un altro arresto “verde”», ha commentato la giornalista Nga Pham sulla piattaforma X poco dopo, «è la sesta persona esperta di ambiente che le autorità vietnamite hanno preso in custodia negli ultimi due anni».

Come riporta 88 Project, un’organizzazione no-profit con sede negli Stati Uniti che si occupa di diritti umani in Vietnam, già nel 2021 quattro leader ambientalisti erano stati arrestati con l’accusa di evasione fiscale.

Il generale To An Xo, portavoce del ministero della Pubblica sicurezza, ha ribattuto che Nhien non è stata arrestata per le sue attività ambientaliste, ma per aver «sottratto illegalmente documenti» di una società elettrica statale. Questa accusa, sostiene la no profit, sarebbe motivata politicamente.

Contraddizioni

Il Vietnam ha siglato la Just Energy Transition Partnership, l’accordo intergovernativo che dovrebbe facilitare nei paesi del cosiddetto “sud globale”, o considerati economie emergenti, l’abbandono di fonti energetiche fossili.

Il termine “just”, “giusta”, starebbe a indicare la natura inclusiva e sostenibile del piano da un punto di vista sociale. Ma il governo si trova davanti al trade off tra l’obiettivo delle zero emissioni nette entro il 2050 (richiesto dalla Cop26 di Glasgow del 2021) e gli imperativi di crescita economica che sono valsi al Vietnam, negli ultimi anni, l’epiteto di “locomotiva del sud est asiatico”.

Per questo, sembra volersi assicurare il monopolio sull’agenda politica della sostenibilità, silenziando le iniziative della società civile.

L’appello

In un’economia globalizzata anche le istanze sociali assumono respiro globale. Per questo le organizzazioni locali che fanno campagne sul cambiamento climatico si sono rivolte a uno dei colossi tecnologici mondiali.

La ragione è che il Vietnam è uno dei principali centro di produzione di iPhone e di prodotti intermedi di Apple. Dopo il suo arrivo ad Hanoi, lunedì, il Ceo di Apple Tim Cook ha anche annunciato di voler aumentare gli investimenti nell’hub asiatico. L’azienda tecnologica ha diversificato i suoi fornitori migrando dalla Cina verso le fabbriche del Vietnam settentrionale, con 28 fabbriche che soddisfano le sue esigenze produttive.

In questo modo sfrutta la vicinanza con le catene di fornitura preesistenti, ma ricorre a una manodopera specializzata che costa meno di quella cinese.

Il tempo di agire

Vista la sua presenza sul territorio, gli ambientalisti vietnamiti hanno ricordato ad Apple la sua promessa di «equità e giustizia nelle soluzioni climatiche».

Secondo l’Apple Environmental Progress Report 2023, una delle priorità dell’azienda è proprio quella di salvaguardare la sicurezza delle comunità che vivono lungo la sua catena di fornitura.

Per questo, il tentativo del Vietnam di fare la transizione verde senza gli ambientalisti, come ha osservato il corrispondente di Le Monde Brice Pedroletti, non rappresenta una contraddizione soltanto per Hanoi.

Gli attivisti chiedono all’azienda di prendersi le sue responsabilità, poiché persino gli appelli dell’Onu sono rimasti inascoltati. «Un’azienda sempre più importante per l’economia del Vietnam si trova in una posizione unica», affermano i firmatari della lettera, «non basta dichiarare di essere a favore di soluzioni climatiche eque (...). Il vostro impegno richiede un’azione, e questo è il momento di prenderla».

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