Centinaia di afghani ieri si sono riversati nelle strade per festeggiare l’indipendenza dal Regno Unito nel 1919. Sono passati cinque giorni dalla conquista di Kabul da parte dei Talebani e i cittadini afghani hanno sventolato per le strade la bandiera nazionale del paese, segno di protesta contro il nuovo regime e la bandiera bianca talebana. Le manifestazioni si sono diffuse in tutto il paese e i Talebani hanno aperto il fuoco in molte città. Ad Asadabad, a più di duecento chilometri da Kabul, a est del paese, ci sono stati morti e feriti. Il bilancio non è chiaro: secondo quanto riporta Reuters, un testimone avrebbe parlato di diversi morti, mentre fonti di Al Jazeera riferiscono di due vittime e otto feriti. Non si sa ancora se le vittime siano state uccise dai colpi dei Talebani o dalla fuga disordinata.

Si sono verificate altre violenze anche a Jalalabad, città che il 18 agosto aveva già registrato vittime durante proteste simili. Anche ieri ci sono stati due feriti, a causa dei colpi sparati dai Talebani per cercare di disperdere le folle. A Kabul sono scesi in piazza in centinaia. Donne e ragazze, uomini e ragazzi di tutte le età hanno preso parte alle manifestazioni. Video diffusi sul web hanno evidenziato il ruolo ricoperto dalle donne nelle proteste, in testa ai cortei, avvolte da grandi bandiere nazionali afghane. «Lunga vita all’Afghanistan», «La nostra bandiera nazionale è la nostra identità», sono gli slogan dei manifestanti, che hanno sfilato accanto ai Talebani. Alcuni testimoni, riporta Reuters, avrebbero sentito spari durante le manifestazioni della capitale, ma probabilmente si trattava di colpi sparati in aria dai combattenti talebani.

La giornata dell’indipendenza è stata celebrata anche dal gruppo che controlla il paese. I Talebani hanno dichiarato di aver sconfitto «l’arrogante potere del mondo», quello degli Stati Uniti. «Oggi stiamo celebrando l’anniversario dell’indipendenza dalla Gran Bretagna», hanno detto i Talebani. «Così anche noi, come risultato della nostra resistenza jihadista, abbiamo costretto un altro arrogante potere mondiale, gli Stati Uniti, a fallire e ritirarsi dal nostro sacro territorio dell’Afghanistan».

All’aeroporto

Proseguono le operazioni di evacuazione all’aeroporto della capitale, che anche ieri era nel caos. Migliaia di persone cercano di scappare dall’unica via di fuga. Video online mostravano scene drammatiche di madri che cercavano di passare i figli oltre il confine dell’aeroporto: «È stato orribile, le donne hanno lanciato i loro bambini oltre il filo spinato chiedendo ai soldati di prenderli», ha detto un ufficiale afghano a Sky News. Dal 15 agosto sono morte 12 persone nei pressi dell’aeroporto. La Cnn ha pubblicato un servizio in cui l’inviata Clarissa Ward ha mostrato la situazione attorno all’aeroporto. «La responsabilità di queste scene caotiche è degli Stati Uniti. Guarda queste persone. Gli Stati Uniti si stanno comportando in modo ingiusto nei loro confronti. Perché mentono dicendo che possono andare in America? Perché non li lasciano rimanere e aiutare il loro paese?», ha detto un talebano alla giornalista. I Talebani sostengono che il gruppo sta rispettando gli accordi. «Stiamo mantenendo la parola. Stiamo assicurando l’uscita in condizioni sicure non solo agli stranieri ma anche agli afghani», ha riferito un capo talebano a Reuters. Secondo i Talebani, gli accordi con gli Stati Uniti sarebbero rispettati visto il supporto fornito dal gruppo islamista alle evacuazioni dall’aeroporto di Kabul. «Stiamo evitando che venga commessa qualsiasi forma di violenza», ha continuato, «scontri verbali all’aeroporto tra gli afghani, gli stranieri e i Talebani». Ma ci sono prove che i Talebani non permettono alle persone di accedere all’aeroporto della capitale, anche se in possesso di documenti e visti. Ci sono testimonianze che riferiscono di membri talebani che pattugliano le strade, con posti di blocco. Secondo un documento confidenziale dell’Onu, riferisce la Bbc, i Talebani avrebbero intensificato la ricerca di persone che hanno collaborato con la Nato.

Il racconto di Emergency

«In questo momento in città non si registrano combattimenti aperti, ma rimane alta la tensione all’interno dell’aeroporto: nel corso della mattinata abbiamo già ricevuto due pazienti con ferite da proiettile provenienti da lì». Così Alberto Zanin, coordinatore medico di Emergency a Kabul. Il centro chirurgico dell’associazione nelle ultime 24 ore ha accolto sei persone a rischio di vita e due sono arrivate già morte. «Chiediamo comunque alla comunità internazionale di non abbassare l’attenzione su quello che sta accadendo in Afghanistan», prosegue il coordinatore, «il grande rischio è infatti che, con il calare dell’attenzione mediatica e politica, una serie di problemi legati all’avvento di questa nuova dirigenza cadano nell’oblio».


Il popolo afghano negli ultimi quaranta anni ha vissuto sofferenze inimmaginabili. Solo nel 2021 circa 550mila persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case. Sono donne e bambini a pagare il prezzo più alto. Unhcr ed Emergency sono ancora in Afghanistan per aiutarli. Ognuno può dare il proprio contributo con una donazione, bastano pochi click.
Per donare a Unhcr: dona.unhcr.it/campagna/afghanistan
Per donare a Emergency: sostieni.emergency.it/dona-ora

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