Vissol: «L’Europa tagli subito il cordone con gli Stati Uniti»

«Le evidenti divergenze fra le posizioni dei vari paesi membri dell’Ue – afferma lo storico ed economista francese Thierry Vissol, già funzionario della Commissione europea, nonché direttore del Centro euro-mediterraneo Librexpression della Fondazione Giuseppe Di Vagno – non devono condurre alla stasi. Spero che la strategia degli Stati Uniti costituisca una scossa elettrica e risvegli gli europei dal loro sonnambulismo». Vissol, è stata raggiunta l’intesa sul prestito di 90 miliardi a Kiev: un segnale per il Cremlino? Si tratta certamente di un segnale concreto per la Russia, anche se ambiguo. Certo, la decisione dimostra che l’Unione è pronta a sostenere lo sforzo di resistenza ucraino. Ma per quanto tempo consentirà all’Ucraina di resistere? Siamo lontani dai potenziali 200 miliardi di euro con in garanzie collaterali i beni russi congelati. Il costo di un prestito garantito dal bilancio europeo, sebbene beneficerà del rating AAA dell’Unione, avrà un costo più elevato. Gli svantaggi più importanti di questo accordo sono di due tipi. Da un lato, dimostra che ormai l’Europa è completamente sola nel sostenere l’Ucraina, di cui ha anche accettato (senza opporre alcuna resistenza all’ukase di Trump) di pagare le forniture militari americane. Dall’altro, si tratta di un nuovo segnale di debolezza dei «maialini approfittatori europei», come Putin ama definirci. Proprio come Trump, solo la forza può intimidirlo. E sembra che questa decisione rifletta più la paura a seguito delle minacce che la sua forza (tanto più che il prestito comune europeo è stato concluso a 24, senza Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca). Continuiamo ad essere divisi. Il gelido show di Putin: «Kiev non cede sui territori. L’Occidente? Più rispetto» A Bruxelles su diverse questioni gli Stati non hanno parlato con un’unica voce. Un elemento di debolezza? Non si tratta di un fenomeno recente: basti ricordare le divisioni tra gli Stati membri quando gli Usa decisero di invadere l’Iraq nel 2003. Tuttavia, l’esistenza di divergenze non sarebbe di per sé un problema – è alla base di ogni sistema democratico – purché non porti all’immobilismo. Le maggiori debolezze dell’Ue consistono, da un lato, nell’assenza di una politica estera comune e, dall’altro, nell’esistenza di un diritto di veto per ogni decisione importante. Queste debolezze – reali e pericolosi per la sopravvivenza dell’Ue - potranno essere superate solo estendendo le competenze dell’Unione a tutto ciò che ne mette in gioco la sua sopravvivenza e, soprattutto, generalizzando i meccanismi decisionali a maggioranza qualificata. Ciò richiederebbe un consenso politico per modificare i trattati, cosa tutt’altro che semplice e rapida... Convergenza Usa-Cremlino contro l’Ue. Nuovi equilibri geopolitici all’orizzonte? Un mondo multipolare è già in atto, o meglio, da due decenni sta sostituendo il mondo bipolare creato a Yalta nel 1944, quando russi e americani si divisero il mondo sotto lo sguardo benevolo ma impotente di Churchill. La differenza con il mondo del dopo-Yalta sta, da un lato, nell’ascesa di una terza potenza egemone, la Cina, e, dall’altro, nella costituzione di molteplici potenze regionali, più o meno importanti, ma in grado di far pendere la bilancia dei poteri a favore dell’una o dell’altra. È giusto chiedersi se l’Ue – o una “coalizione di volontari” al suo interno – avrà la volontà e la capacità di reagire per riportare l’Europa sulla scena geopolitica. Il problema è che non si tratta di un gioco di Risiko, ma di una questione di sopravvivenza delle nostre democrazie, dei nostri stili di vita e dei nostri valori. I federalisti europei lo avevano capito bene: all’indomani della guerra, militavano – purtroppo senza successo – a favore di un’Unione politica europea, al fine di costruire una terza forza mondiale, indipendente sia dagli Usa che dall’Urss. Chi è e dove può arrivare Pavel Zarubin, l’agiografo «ufficiale» di Putin L’appoggio Usa ai partiti europei di ultradestra potrebbe tradursi nell’implosione dell’Ue? Il sostegno degli americani - con l’aiuto della Cia - ai partiti di destra e la loro interferenza nella politica interna degli Stati Ue non è affatto una novità. Basti ricordare Gladio in Italia e gli Stay-Behind della Nato, che utilizzavano strategie di sovversione e tensione. Oggi né Trump né il suo vice JD Vance nascondono la loro simpatia e il loro sostegno ai partiti di estrema destra europei e ai governi sovranisti. Le posizioni di questi ultimi a favore di legami indissolubili con gli “alleati” americani testimoniano la loro fedeltà. Tra i missili di Lukashenko e nuove trattative parallele. L’Ucraina resta in apnea In che modo l’Ue potrebbe ripensare sé stessa e diventare più autorevole e competitiva sullo scacchiere internazionale? Alcune delle attuali proposte della Commissione volte all’autonomia strategica, non solo militare ma anche economica, vanno nella giusta direzione. Particolarmente, è indispensabile la firma di nuovi trattati di cooperazione economica, come quello con il Mercosur, purtroppo sospeso dal Consiglio europeo fino a gennaio 2026. Tuttavia, finché molti paesi membri non taglieranno il cordone ombelicale che li rende tributari degli Usa, in particolare in materia di mercati finanziari, di armamenti e intelligence, la nostra influenza geopolitica rimarrà limitata.