«Guardando il grafico giorno per giorno che segue l’implacabile bilancio di morte da coronavirus in Italia, sarebbe impossibile dire che il paese è stato armato di vaccini dalla fine di dicembre» scrive in un articolo il Washington Post. Il quotidiano statunitense si concentra sulla campagna vaccinale italiana che ha ricevuto la stessa dose dei paesi europei ma nonostante questo, il numero dei morti continua a essere molto alto. 

«La maggior parte delle nazioni dell’Europa occidentale sono riuscite a spingere verso il basso il loro tasso di mortalità attraverso una combinazione di restrizioni e vaccinazioni. Il tasso di mortalità dell’Italia, però, è molto simile a quello di tre mesi e mezzo fa» scrivono, facendo riferimento ai 627 decessi di mercoledì scorso.

Secondo i giornalisti del Washington Post ci sono molti fattori in gioco, tra questi il livello di anzianità dei cittadini italiani (sono un numero più alto da vaccinare rispetto ad altri paesi europei) e la diffusione capillare della variante inglese ha contribuito a far aumentare i contagi.

Tuttavia, «alcuni scienziati e analisti di dati dicono che anche la campagna di vaccinazione dell’Italia ha delle colpe» scrivono. «Il paese ha vaccinato troppe persone sbagliate, dando priorità ai giovani lavoratori e tralasciando gli anziani vulnerabili».

A parlare tra le righe del Washington Post è Sergio Abrignani, immunologo e nuovo membro del Comitato tecnico scientico (Cts). «Le cose non sono state fatte in modo appropriato negli ultimi tre mesi, questo è chiaro, altrimenti non avremmo 300, 400 morti ogni giorno, come adesso».

L’Italia è tra i paesi membri dell’Unione che si colloca agli ultimi posti nella vaccinazione delle persone di 70 anni, una categoria di persone che è molto vulnerabile agli effetti del virus. Solo il 2,2 per cento di loro ha completato il ciclo di immunizzazione ricevendo la seconda dose. «Ogni altro gruppo di età in Italia – comprese le persone di 20 e 30 anni – ha ricevuto una percentuale più alta di protezione completa».

Secondo l’articolo il nostro paese sta anche pagando a caro prezzo la decisione di vaccinare immediatamente tutto il personale sanitario, mentre avrebbe giovato di più la scelta di vaccinarli più lentamente e in contemporanea con le fasce della popolazione più anziana.

Da marzo a oggi per ricorrere ai ripari l’Italia ha cercato di correre e recuperare il ritardo, ma i decessi di oggi sono il risultato delle persone infettate settimane fa, quando la campagna vaccinale procedeva ancora a rilento. Se a dicembre, l’età media delle vittime era di 81 anni, ora è scesa a 79 anni. Dati che non spostano più di tanto l’ago della bilancia.

Il confronto

Il paragone con la Francia è il più calzante visto anche le simili restrizioni adottate. La differenza è che oltralpe almeno il 50 per cento dei settantenni ha ricevuto la prima dose del vaccino e così, nell’ultima settimana, la Francia ha registrato 1.900 morti per Covid-19, mentre l’Italia ne ha registrati tremila.

Tra le problematiche principali che hanno “inceppato” la campagna vaccinale c’è anche la decentralizzazione dell’assistenza sanitaria che ha aumentato il divario tra le regioni. «Anche se il ministero della Salute del governo centrale ha stabilito le linee guida per chi dare la priorità all'inizio del lancio – operatori sanitari di prima linea, residenti in case di cura, persone sopra gli 80 anni e poi lavoratori essenziali – alcune regioni hanno spalancato le porte ai lavoratori di mezza età, mentre a malapena hanno iniziato a somministrare dosi agli over 70» scrivono.

A questo si somma anche il fatto che all’inizio della campagna di immunizzazione il vaccino di AstraZeneca poteva essere somministrato solo agli under 60, ma anche quando quella linea guida è stata revocata «le regioni sono state lente ad adeguare le loro strategie» scrivono.

Secondo i dati del governo, circa 250mila persone tra i 20 e i 30 anni hanno ricevuto le dosi anche se non sono insegnanti, operatori sanitari o membri delle forze dell’ordine. Persone che sono categorizzate come “altre”. «In alcune regioni, hanno vaccinato i giornalisti. In altre, hanno vaccinato gli avvocati», ha detto il virologo Roberto Burioni ai giornalisti americani «i professori universitari sono stati vaccinati ora, e lavorano a distanza. Non vedo la logica che c'è dietro. È così nebbioso».

In conclusione l’articolo cita uno studio di Matteo Villa, un ricercatore dell’Istituto Italiano per gli Studi di Politica Internazionale, secondo il quale l’Italia ha salvato finora quattromila vite con la sua campagna di vaccinate, mentre se avesse vaccinato i più anziani ne avrebbe salvato il triplo. «Posso dirvi che stanno vaccinando le persone sbagliate perché hanno vaccinato anche me», conclude Villa che ha solo 37 anni.

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