Il rappresentante di Pechino, Geng Shuang, in un discorso contro gli Stati Uniti pronunciato lunedì scorso alle Nazioni Unite, ha chiesto un’indagine sull’uccisione di civili da parte di truppe straniere a partire dall’invasione dell’Afghanistan nel 2001. Le parole di Geng evidenziano che le possibilità di collaborazione tra le prime due economie del pianeta per la stabilizzazione e la ricostruzione del paese centroasiatico sono scarse.

Perché è importante

  • Lo stesso 30 agosto Pechino e Mosca si sono astenute sulla risoluzione del Consiglio di sicurezza che chiede ai Talebani: di garantire un passaggio sicuro a chi voglia lasciare il paese; di permettere l’acceso agli aiuti umanitari; di rispettare i diritti umani, inclusi quelli di donne e bambini. Secondo la Cina e la Russia, il documento non affronta la minaccia dei gruppi jihadisti e del Movimento islamico del Turkestan orientale (nella lista dell’Onu delle organizzazioni terroristiche, ma rimosso da Trump da quella Usa), che punterebbe ad attaccare la regione cinese del Xinjiang.

Il contesto

  • La spaccatura che si sta delineando tra l’occidente da una parte e, dall’altra, Cina e Russia, riguarda aspetti fondamentali per il futuro dell’Afghanistan:

- il riconoscimento del regime dei Talebani, che Pechino considera l’unica forza in grado di “pacificare” il paese;

- i partner, con gli Stati Uniti che puntano su Qatar e sull’alleato Nato Turchia (i cinesi di etnia uigura sono turcofoni) per continuare a esercitare influenza sull’Afghanistan, e la Cina che ha scommesso direttamente sui Talebani;

- il sostegno finanziario: Pechino boccia eventuali sanzioni contro il nuovo regime e ha chiesto a Washington di garantirgli assistenza finanziaria e umanitaria, assieme alla comunità internazionale;

Questo articolo del Global Times ipotizza l’utilizzo delle risorse minerarie afghane per finanziare la ricostruzione da parte della Cina.

Nuvole grigie sulla ripresa cinese

Il Purchasing managers’ index (Pmi) manifatturiero Caixin/Markit della Cina nel mese di agosto è sceso al di sotto della soglia di 50 che separa espansione e contrazione: 49,2 contro il 50,3 registrato a luglio. Anche l’indice Pmi manifatturiero dell’Ufficio nazionale di statistica ha registrato una contrazione (50,1 dal 50,4 di luglio), così come quello non manifatturiero dello stesso Nbs (47,5 dal 53,3 di luglio). Secondo l’economista Julian Evans-Pritchard, le rilevazioni pubblicate martedì 31 agosto «segnalano un peggioramento delle carenze sul fronte dell’offerta causate dalla variante Delta. Ma ci sono segnali di indebolimento anche della domanda». Le chiusure per contenere l’ultima ondata di contagi (partita da un volo cargo) hanno causato ritardi nei trasporti, ripercuotendosi sulle giacenze e danneggiando l’attività economica. A pesare (in particolare nell’automotive) anche la carenza di microchip.

Workers put together electronic gears at a factory in Zhangye in northwestern China's Gansu Province on April 17, 2021. Two surveys show Chinese manufacturing expanded in April but growth appeared to be slowing after a rebound from the coronavirus pandemic. (Chinatopix via AP)

Perché è importante

  • Si tratta della prima contrazione dell’indice Pmi manifatturiero nell’ultimo anno e mezzo. Gli altri dati restituiscono un quadro ancora più chiaro: l’indice dei servizi è crollato dal 52,5 al 45,2, il sotto-indice della produzione è sceso al 47,7 (il livello più basso da febbraio 2020, al picco dell’epidemia), quello degli ordinativi al 48,0. L’ultima ondata di variante Delta «ha messo in serio pericolo la normalizzazione dell’economia che era iniziata nel secondo trimestre del 2020», ha spiegato Wang Zhe, economista di Caixin Insight Group.

Il contesto

  • Su invece l’indice delle costruzioni, dal 57,5 al 60,5. Secondo Wang, «le autorità devono abbracciare una visione olistica e bilanciare le misure di contenimento del Covid-19 con la stabilizzazione del mercato del lavoro e il mantenimento della stabilità nell’offerta e nei prezzi». Rispetto al 2020, quest’anno l’economia cinese è cresciuta del 7,9 per cento nel secondo trimestre e del 12,7 per cento nel primo semestre. Gli economisti si stanno interrogando sul significato dei dati negativi degli indici Pmi, che potrebbero indicare che si è già esaurito il mini-boom post coronavirus trainato dall’incremento dell’export e dei consumi interni degli ultimi mesi.

Yuan di Lorenzo Riccardi

Investire nella provincia del Fujian

Situata nella Cina orientale, il Fujian è nota per il suo sviluppo industriale che include diversi settori, tra cui il tessile, la produzione di macchinari, l’elettronica, e i materiali da costruzione. La provincia copre una superficie di 121.400 km2 e ospita una popolazione di oltre 41 milioni di abitanti; il suo capoluogo è la città di Fuzhou, importante centro economico, politico e culturale regionale, anche grazie al suo porto, sulla foce del fiume Min.

In termini di prodotto interno lordo, il Fujian è classificato settimo tra le divisioni amministrative della Cina, avendo raggiunto 676 miliardi di dollari nel 2020 e 609 miliardi di dollari nel 2019 con un Pil pro capite pari a 16.000 dollari, che la posizionano come quarta tra le 31 province della Cina continentale. Il Fujian ha registrato una crescita del Pil pari a +7,6 per cento nel 2019 e +3,3 per cento nel 2020 e appartiene alla regione “East China” che include la muncipalità di Shanghai, e le province del Jiangsu, Fujian, Zhejiang, Shandong, e Anhui con una popolazione complessiva di 380 milioni di abitanti. La dimensione del prodotto interno lordo del Fujian è pari a quello dell’Iran.

La provincia ha tre aeroporti: Fuzhou-Changle, Xiamen-Gaoqi e Quanzhou-Jinjiang. In base ai dati delle dogane, il Fujian nel 2020 ha realizzato un volume di esportazioni per 120 miliardi di dollari e importazioni per 73 miliardi di dollari.

I principali centri economici – in ordine di grandezza del Pil – sono Quanzhou (143 miliardi di dollari), Fuzhou (135 miliardi di dollari), Xiamen (86 miliardi di dollari), Zhangzhou (68 miliardi di dollari), Longyan (38 miliardi di dollari)

Con lo scopo di sviluppare la Via della Seta Marittima del XXI secolo, è stata istituita la zona di libero scambio del Fujian, che promuove il libero flusso di beni, servizi, capitali e personale, migliorando la relazione economica tra le province di Fujian e la dirimpettaia Taiwan.

Il Fujian è inoltre un luogo importante per la cultura cinese, con cinque siti del patrimonio mondiale (monte Wuyi, Fujian Tulou, Danxia, isola Kulangsu e la città portuale di Quangzhou), nel suo capoluogo Fuzhou si è inoltre svolta a luglio 2021 la 44esima sessione della conferenza Unesco che iscrive i nuovi World Heritage Sites.

SenseTime a caccia di capitali a Hong Kong

SenseTime – la maggiore azienda cinese di intelligenza artificiale (Ai) – venerdì 28 agosto ha presentato richiesta per quotarsi con una offerta iniziale d’acquisto (Ipo) alla borsa di Hong Kong. L’unicorno fondato nel 2014 nell’Università cinese di Hong Kong (Cuhk) spera di raccogliere circa 2,1 miliardi di dollari in quella che sarebbe la prima grande Ipo dopo gli interventi regolatori del governo di Pechino del mese di luglio che hanno costretto diverse compagnie hi-tech cinesi a sospendere le loro quotazioni negli Usa o nell’ex colonia britannica.

Perché è importante

  • La Ai sviluppata da SenseTime (nella quale hanno investito, tra gli altri, Alibaba, SoftBank, Temasek Holdings, Qualcomm, Silver Lake Partners) viene impiegata nel riconoscimento facciale, nella realtà aumentata (Ar), nella guida autonoma, nella medicina. Secondo i media cinesi, il 30 per cento del fatturato di SenseTime deriva dai sistemi di sorveglianza sviluppati con i suoi algoritmi e venduti al governo cinese. Il fondatore di SenseTime, Wang Xiaogang, ha anticipato che le tecnologie di smart driving di SenseTime – che ha sottoscritto contratti con BYD e Great Wall Motor – verranno installate su 20 milioni di auto nei prossimi sette anni.

Il contesto

  • Dal 2019 SenseTime è nella “Entity list”, lista nera delle compagnie cinesi del governo statunitense, per la sua presunta complicità nella violazione dei diritti umani delle minoranze musulmane nel Xinjiang. Il tentativo di Ipo di SenseTime arriva dopo i controlli supplementari imposti da Pechino alle compagnie in possesso di dati di oltre 1 milione di cinesi che vogliano quotarsi all’estero. Le mosse di Pechino e quelle della statunitense Security and Exchange Commission, che ha iniziato a pretendere informazioni più dettagliate sulle aziende cinesi che vogliano quotarsi negli Usa, potrebbero indurre sempre più le compagnie cinesi a quotarsi in patria e a Hong Kong.

Questa settimana vi consigliamo tre approfondimenti sull’ambiente:

From a Qinghai Mountaintop, a Bird’s-Eye View of Global Warming;

How Should the U.S. Approach Climate Diplomacy with China?;

What China’s new guidelines on ‘green development’ mean for the Belt and Road.

Weilai vi invita a seguire il futuro della Cina su Domani e vi dà appuntamento alla prossima newsletter.

A presto!

Michelangelo Cocco @classcharacters

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