Xi e Putin progettano l’immortalità. Il potere sogna sempre la vita eterna

Accumuli tanto potere, non hai più nemici interni che ti possano preoccupare, ti senti in missione contro il mondo ostile per soggiogarlo alla tua visione. E poi tutto, alla fine, si riduce a quell’unico nemico che ancora non sei riuscito a controllare: al tempo che passa e alla morte che inevitabilmente si avvicina sempre di più. Le malattie sono l’unica vera fragilità che ancora senti di non poter controllare. Giochi a Risiko nel mondo, ma a scacchi con la morte, sapendo che l’ultimo colpo comunque spetterà a lei e quello che puoi fare è solo stare lì a giocare, allungando più possibile la partita. È il senso di una conversazione intercettata dalla tv cinese fra Xi Jinping e Vladimir Putin, entrambi 72enni. Ci sono i due leader che camminano prima di partecipare alla grande parata militare. «Una volta raramente la gente arrivava a 70 anni, oggi sei ancora bambino», dice Xi. «Con lo sviluppo della biotecnologia, gli organi umani possono essere continuamente trapiantati e le persone possono restare sempre più giovani», gli risponde Putin. «Possono persino raggiungere l’immortalità». Se non cadono vittima di una operazione militare speciale, ovviamente. Così i due leader hanno rivelato al mondo un sentimento tipico di tutti coloro che raggiungono il massimo grado di potere: autocrati, dittatori, uomini di potere e ricchissimi, nella storia hanno sempre cercato di raggiungere l’immortalità, o quanto meno di allungare la propria esperienza terrena. A proposito, Putin ha probabilmente a cuore anche un esempio italiano che sognava l’immortalità, e alla fine non l’ha raggiunta (almeno in questo mondo). Silvio Berlusconi non lo ha mai nascosto: «I 120 anni sono l’età media che tutti potranno raggiungere», aveva detto nel 2010, al compleanno del fondatore dell’ospedale San Raffaele di Milano, don Luigi Verzè. «Quando parlo con lui dico sempre, va bene la vita media di 120 anni ma per noi facciamo 30 anni in più». Don Verzè è morto pochi mesi dopo, a 91 anni. Berlusconi il 12 giugno 2023, a 86 anni. Con loro, la morte alla fine ha fatto scacco matto. La vita eterna è un affare per ultraricchi: il boom delle start up che promettono la longevità Nella storia Ma la storia è piena di casi simili. Guardando alla Cina, esistono leggende, che è difficile provare storicamente, sulle abitudini di Mao Zedong. Si dice che seguisse un’interpretazione estrema delle pratiche sessuali taoiste per inseguire la longevità, giacendo con adolescenti da cui attingeva l’energia vitale. Altri racconti di questo tipo, e ancora più sensazionali, si trovano nel controverso memoriale, scritto dal suo medico personale, Li Zhisui. Il libro, che è bandito in Cina, ha avuto una certa diffusione all’estero, e negli Stati Uniti in particolare, proprio per il tenore di certi episodi. Quando si parla di uomini di potere è sempre difficile capire dove stia la verità e dove la leggenda, costruita magari a posteriori. Esiste comunque un’ampia storiografia sulla ricerca dell’elisir di lunga vita che caratterizzò per millenni le dinastie imperiali cinesi. Il paradosso è che spesso finì male. Già Qin Shi Huang, il primo imperatore della Cina, morì a soli 39 anni, forse avvelenato dalle pozioni preparate dagli alchimisti di corte. Numerosi altri episodi sono raccontati nelle Ventiquattro Storie, il canone della tradizione storiografica cinese, in cui si intervallano fatti, propaganda e morale confuciana. Sotto la dinastia Tang, ben cinque imperatori morirono per avvelenamento da elisir. L’ultima vittima del sogno dell’immortalità sarebbe stato l’imperatore Yongzheng, morto nel 1735. L’ambizione per l’immortalità di Xi è dunque ben radicata nella cultura cinese. Per la loro mitologia, accanto alle divinità propriamente dette, esistono gli Xian: ovvero, delle creature che attraverso l’elevazione spirituale e fisica hanno raggiunto la longevità eterna e la liberazione dal ciclo della morte. La ginnastica di Johanna Quaas a 98 anni: la longevità non è un destino ma una scelta Semidivini Tutto questo sembra molto distante alla cultura occidentale, ma in qualche modo richiama alla mente il culto per gli eroi nella Grecia antica, ma con una sostanziale differenza. Secondo lo storico delle religioni Walter Burkert, l’eroe «è un morto, che, dal suo sepolcro, è in grado di esercitare un influsso benefico o maligno e che esige appropriata venerazione». L’immortalità l’hanno dunque raggiunta solo da morti, a incoronazione di una vita straordinaria. Ed è indubbio che lo stesso avverrà per tutti coloro che sono oggi al potere e che saranno comunque ricordati e giudicati dalla storia, dal loro punto di vista con grandi onori. Ma la memoria dei posteri non basta: l’ambizione è di restare al potere ancora a lungo, sempre più giovani e magari un giorno immortali. Anche perché, guardando ancora una volta al passato, è pieno di regnanti convinti della propria semidivinità in vita, che cercavano anche un modo per restare giovani. Ancora una volta a metà strada fra storia e leggenda, si racconta che la contessa ungherese Erzsébet Báthory (1560-1614) – tanto controversa da aver dato il nome a un gruppo black metal svedese – facesse il bagno nel sangue delle vergini, con il sogno di restare giovane per sempre. Alla fine si lasciò morire, nella cella ricavata nel suo castello, dove si dice furono ritrovati diversi cadaveri di donne. A lungo si è creduto che persino un papa, Innocenzo VIII, cercò di evitare la morte facendosi iniettare il sangue di tre pargoli. Anche in questo caso, si ritiene che l’episodio non abbia attendibilità storica. Cybercondria, quando la malattia è la ricerca della cura Il caso Berlusconi Questi sono solo alcuni esempi del passato, ma tanti altri si potrebbero fare anche dei tempi più recenti. Mu’ammar Gheddafi faceva ricorso alla chirurgia estetica per sembrare più giovane. Fidel Castro raggiunse i 90 anni di vita, ma puntava a superare il secolo. Il caso italiano di Berlusconi è però forse quello più emblematico, anche perché la ricerca della longevità in lui si faceva particolarmente esplicita. Non solo per i lifting e il trapianto di capelli, ma soprattutto per i finanziamenti al progetto “Quo Vadis” con don Verzè. Un apposito centro di ricerca era dedicato all’obiettivo di estendere la vita fino ai 120 anni, con la medicina preventiva e predittiva, ma anche con le sperimentazioni per un utilizzo delle staminali. Il grande sogno dell’eternità non è stato raggiunto. Ma, fino all’ultimo, prima di ogni campagna elettorale Berlusconi conservava l’abitudine di ritirarsi all’hotel Palace di Merano, in Alto Adige. A metà degli anni Novanta era il regno di Henri Chenot, pioniere del nutrizionismo e dietologo dei vip. In quelle stanze inaccessibili ai paparazzi e chiuse come una fortezza, gli uomini più ricchi e potenti del mondo si ritiravano per una vacanza che prometteva di renderli più giovani. ChatGpt-5 rispecchia i nostri difetti. Per questo ci fa paura Vincere la morte La vera frontiera del sogno per l’immortalità è però oggi la Silicon Valley. Per i grandi della tecnologia viene naturale immaginare che si possa costruire l’immortalità. La storia di Bryan Johnson, un ricco imprenditore americano – che, per la verità, lavora perlopiù a Los Angels – è stata raccontata in un documentario da Netflix, ma molte altre si possono trovare scandagliando nel web. Il più citato è in genere il miliardario Peter Thiel, che ha finanziato premi e fondazioni per incentivare scoperte che estendano la vita umana. Esistono poi decine di startup, applicazioni e piattaforme che hanno già come obiettivo dichiarato quello di far raggiungere la longevità. In genere vi si può accedere pagando un abbonamento, proprio come se fosse una qualsiasi piattaforma digitale. Dai dittatori agli ultraricchi della tecnologia, la sensazione è che la vittoria sulla morte sia ancora lontana. Intanto ci sono però almeno due conseguenze da considerare. Da un lato c’è il ritratto di una smania di potere che sembra avere perso ogni confine, compreso quello della vita e della morte: è banale scriverlo, ma è comunque molto pericoloso. Dall’altro lato, la longevità sembra essere diventata un affare per ricchi, con il rischio che la sanità sia sempre più elitaria. Ma nessuno ha ancora trovato l’elisir di lunga vita. E, ossessionati dalla morte, molti hanno finito per dimenticarsi di vivere.