Scesa dalla scaletta dell’areo a Pechino, Janet Yellen ha dato una stretta di mano al primo funzionario cinese che sembrava non finire mai, come a significare che non sarà una visita formale e che si parlerà in modo approfondito dei numerosi dossier sul tappeto. Il segretario al Tesoro, Janet Yellen, è così arrivata ieri a Pechino dando il via a una visita di quattro giorni fino al 9 luglio durante la quale incontrerà alti funzionari cinesi nell'ambito degli sforzi per stabilizzare le relazioni bilaterali.

Yellen, poco prima di atterrare a Pechino, ha scritto su Twitter che Washington vuole una «sana concorrenza economica», ma difenderà i limiti al commercio imposti dagli Stati Uniti per motivi di sicurezza ed esprimerà preoccupazione per i controlli sulle esportazioni di Pechino sui metalli come il Gallio e il Germanio utilizzati nei semiconduttori e nei pannelli solari.

Il segretario al Tesoro, dovrebbe incontrare venerdì il numero due della Cina, il premier Li Qiang, come parte degli sforzi per rilanciare le relazioni che sono al livello più basso da decenni a causa di controversie su sicurezza, tecnologia e tensioni geopolitiche.

I funzionari del Tesoro americano hanno detto che il segretario al Tesoro non incontrerà il leader cinese Xi Jinping che ieri, nel consueto gioco delle parti, ha sollecitato, nel corso di una visita, le forze armate cinesi "ad approfondire la pianificazione della guerra e del combattimento e a costruire un forte sistema di comando congiunto". Un monito a Washington a non esagerare con le politiche di ritorsione economica.

La Yellen, più dialogante rispetto al segretario di Stato, Antony Blinken sostenitore di una linea dura, ribadirà che Washington non sostiene il disaccoppiamento (decoupling) o la disconnessione (derisking) delle industrie e dei mercati statunitensi da quelli cinesi. Gli imprenditori hanno avvertito che ciò potrebbe danneggiare l'innovazione e l’economia poiché entrambi i governi rafforzano i controlli sul commercio di tecnologia e altri beni considerati sensibili.

E va sottolineato che il presidente Xi Jinping ha sì incontrato il segretario di Stato Antony Blinken, ma solo dopo aver ricevuto una serie di esponenti di primaria grandezza del mondo economico americano come Bill Gates, il fondatore di Microsoft, Tim Cook, ceo di Apple, Elon Musk, il capo di Tesla e Jamie Dimon, ad di JPMorgan Chase, la banca di sistema più importante oggi negli Usa. Xi avrebbe tentato di convincere la business community Usa a non abbandonare gli investimenti in Cina e a far pressione sulla Casa Bianca in tal senso.

I dossier più caldi

Il dossier tecnologico rimane il più caldo tra Cina e Stati Uniti, che tornano a confrontarsi sull'economia e i rapporti commerciali. Pochi minuti prima dell'atterraggio di Yellen a Pechino, la portavoce del ministero del Commercio cinese, Shu Jueting, aveva avvertito gli Usa contro la soppressione delle aziende di semiconduttori cinesi, riaprendo la polemica con Washington. Un monito in difesa del libero mercato, quello di Pechino, che giunge dopo le critiche di Washington alla Cina per la decisione di imporre controlli alle esportazioni di metalli rari essenziali, come il Gallio e il Germanio, per la produzione di semiconduttori. «Gli Stati Uniti si confronteranno con alleati e partner per costruire una resilienza nelle catene di approvvigionamento globali», ha dichiarato nelle scorse ore un portavoce del dipartimento del Commercio Usa. Insomma siamo solo all’inizio di una “guerra fredda tecnologica”.

Pechino, però, difende le misure intraprese su Gallio e Germanio, affermando di averne dato comunicazione in anticipo sia Washington che Bruxelles. Sarà pure così, ma la decisione cinese sembra un tentativo di alzare la posta negoziale e cercare di abbassare la pressione sull’economia cinese giù in frenata.

Cautela degli osservatori

Sulla missione al via ieri, sembra prevalere una certa cautela tra gli analisti. «Le aspettative dovrebbero essere tenute basse per la visita di Yellen», ha dichiarato alla Bbc Wendy Cutler, vice presidente del think tank statunitense Asia Society Policy Institute (Aspi). «Non può riparare i legami, né di rispondere alle richieste cinesi di revocare i controlli alle esportazioni e le tariffe».

La visita di Yellen segue la missione del segretario di Stato Blinken. Il responsabile della diplomazia americana voleva stabilizzare i rapporti dopo l'incidente del pallone spia cinese abbattuto dagli Usa, ma all'indomani della visita, il presidente, Joe Biden, aveva definito Xi un «dittatore», innescando le proteste di Pechino. Un dialogo molto complesso per entrambe le parti.

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