Zelensky ai Volenterosi: «Putin vuole provocare un disastro umanitario»

«Quest’inverno, Putin vuole creare un disastro umanitario in Ucraina». Da Londra, dove è stato ospite di re Carlo e dove ha incontrato i leader europei della coalizione dei Volenterosi, Volodymyr Zelensky ha lanciato l’allarme sulla grave situazione in corso nel suo paese. Il leader russo «vuole causare un disastro con i suoi bombardamenti sulle infrastrutture energetiche e del gas», sostiene il presidente ucraino. «Putin usa il freddo per tormentarci». La soap opera di Donald e la resilienza di Vladimir Strategia dei blackout Zelensky si riferisce agli attacchi aerei delle ultime settimane che hanno mandato in crisi, ancora una volta, la rete elettrica ucraina. Da mercoledì, blackout programmati in cui, a orari preannunciati, l’elettricità viene staccata per anche otto ore consecutive, sono in corso in quasi tutto il paese, mentre i distacchi di emergenza non annunciati seguono gli attacchi aerei russi. Ma ci sono anche alcune eccezioni. A Chernihiv, una città di 300mila abitanti a circa due ore da Kiev, l’elettricità è stata ripristinata dopo quattro giorni di blackout quasi completo. Il primo ministro britannico, Keir Starmer, in un conferenza stampa accanto al leader ucraino, ha promesso nuovi missili per la difesa aerea ucraina e ha chiesto agli alleati di rafforzare «le capacità a lungo raggio di Kiev», un appello a Stati Uniti e Germania affinché diano il via libera alla consegna di missili Tomahawk e Taurus, capaci di moltiplicare le capacità offensive di Kiev e fornire così, almeno nella speranza degli alleati, un’arma con cui scoraggiare la Russia dall’attaccare ulteriormente la rete elettrica ucraina. Il Regno Unito, insieme alla Francia, fornisce già a Kiev i missili a lungo raggio Scalp, ma il loro numero è limitato e il loro utilizzo dipende spesso dalla volontà degli americani di fornire dati e intelligence per il loro puntamento. È simbolico che all’indomani dell’approvazione delle nuove sanzioni americane contro i principali giganti del petrolio russi, Rosneft e Lukoil, sia ancora la situazione energetica ucraina a tenere banco. Zelensky ieri le ha definite un «passo importante» per fermare l’aggressore, ma sa meglio di tutti che la Russia può fare rapidamente molto male all’Ucraina, ma ci vuole invece tempo affinché le “armi” degli alleati producano effetti su Mosca. Le prime conseguenze delle nuove sanzioni, però, sono comunque incoraggianti per gli alleati. India e Cina hanno segnalato la loro intenzione di ridurre gli acquisti di petrolio russo, mentre le azioni di Rosneft e Lukoil sono andate a picco. Ma bisognerà aspettare per conoscere realmente qual è stato il loro effetto. «Riparliamone tra sei mesi», ha detto Trump ai giornalisti che gli chiedevano di rispondere a Vladimir Putin, che ha liquidato le nuove sanzioni come una manovra che non avrà conseguenze per la Russia. Molto dipenderà inoltre da quanto Trump sarà severo nell’implementazione di queste sanzioni. Il primo ministro ungherese, Viktor Orbán, ha già detto che sta studiando «misure per aggirare le sanzioni» (l’Ungheria importa petrolio direttamente dalla Russia). Se il presidente russo consentirà agli alleati come Orbán di trovare scappatoie e se non farà pressioni su Cina e India, è probabile che gli effetti di questo attacco economico resteranno soprattutto sulla carta. La rabbia di Putin per le sanzioni di Trump, Pechino blocca l’acquisto di petrolio russo Mosca chiama Usa Nel frattempo il Cremlino sembra concentrato a cercare di mettere in salvo le relazioni con il tycoon. «Il presidente Trump ha dichiarato di aver smesso di pensare a un vertice – ha detto ieri il portavoce di Putin, Dmitri Peskov – ma negli ultimi due giorni, ha ripetutamente affermato di non escludere la possibilità di tenere un vertice del genere in futuro. Questa opinione è condivisa dal presidente Putin». Nel frattempo, il consigliere economico del presidente russo e uomo-chiave delle trattative, Kiril Dmitriev, è arrivato ieri negli Stati Uniti per una serie di colloqui con l’amministrazione Trump. Domani dovrebbe incontrare a Miami Steve Witkoff, l’inviato speciale di Trump per il Medio Oriente e uno dei protagonisti delle trattative sull’Ucraina. Witkoff è considerato da molti il “ventre molle” dell’amministrazione Trump per quanto riguarda la Russa. Immobiliarista senza alcuna esperienza diplomatica, sarebbe stato più volte raggirato dai russi e la sua mancanza di competenza sarebbe una delle ragioni delle incomprensioni che hanno diviso Putin e Trump al vertice in Alaska. Non sembra un caso, quindi, che il Cremlino stia cercando di riagganciare proprio lui, soprattutto ora che, secondo i media americani, il segretario di Stato, Marco Rubio, ha preso le redini del dossier Ucraina, persuadendo Trump ad approvare le nuove sanzioni. La rabbia di Putin per le sanzioni di Trump, Pechino blocca l’acquisto di petrolio russo La situazione sul campo Intanto in Ucraina è stato un altro giorno di bombardamenti e combattimenti. Due donne sono morte e Kherson e oltre 25 persone sono rimaste ferite in un bombardamento contro la città di Kherson in cui russi, per la prima volta, hanno utilizzato un lanciarazzi multiplo contro il centro città, un’arma che colpisce una vasta area in modo del tutto indiscriminato. Altre quattro persone sono morte vicino a Zhytomyr, nell’Ucraina occidentale, quando durante un controllo documenti a bordo di un treno un uomo ha fatto esplodere una granata. Una guardia di confine, due donne e l’uomo con la granata sono morti nell’esplosione. Sui media ucraini si ipotizza che l’uomo non avesse i documenti militari in regola e temesse di essere mobilitato. «Congeliamo il fronte», l’apertura di Zelensky e le tentazioni di Mosca