Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è atterrato ieri a Hiroshima durante la penultima giornata del summit dei grandi del mondo che vede riunirsi i leader di Italia, Inghilterra, Stati Uniti, Francia, Canada, Giappone e Germania. La presenza di Zelensky ha una grande importanza simbolica o, come ha detto il presidente francese Emmanuel Macron, è un «punto di svolta» per Kiev. Il presidente ucraino è alla ricerca di maggiori aiuti militari per sostenere la controffensiva lanciata da Kiev.

Nelle scorse settimane era stato in viaggio in Europa e venerdì aveva partecipato a un incontro della Lega Araba. In un primo momento Zelensky doveva collegarsi in videoconferenza, ma avrebbe cambiato idea vista la possibilità di incontrare il premier indiano, Narendra Modi, e il presidente brasiliano, Luiz Inácio Lula Da Silva, due potenze che, al momento, si mantengono ancora neutrali rispetto alla guerra. Se con Modi l’incontro è andato a buon fine, lo stesso non si può dire con Lula che sembra restio a incontrare l’omologo ucraino.

I caccia della discordia

Venerdì il presidente statunitense Joe Biden, che oggi incontrerà Zelensky, ha finalmente acconsentito all’addestramento dei piloti ucraini in territorio europeo. Sarebbe il primo passo verso l’invio di F-16 a Kiev. Da Mosca la risposta non si è fatta attendere. Ieri il viceministro degli Esteri russo, Alexander Grushko, ha minacciato le potenze occidentali affermando che queste passeranno «rischi enormi» se forniranno effettivamente gli F-16 all’Ucraina.

Il consigliere per la sicurezza statunitense Jake Sullivan ha assicurato, a margine del summit, che il via libera ai caccia F-16 esclude che questi possano essere usati in territorio russo. Durante la conferenza stampa al termine degli incontri di ieri anche la presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, ha aperto a un possibile coinvolgimento dell’Italia nell’addestramento dei piloti: «La decisione non è ancora presa ma se ne sta discutendo».

Il monito alla Cina

Mosca non è l’unico paese escluso dal summit che ha avuto qualcosa da ridire. Nella giornata di ieri la discussione sull’espansionismo cinese, ha occupato buona parte del vertice. A conclusione di una delle riunioni previste nel programma del G7, i leader hanno diffuso una dichiarazione congiunta: «Non esiste una base legale per le estese rivendicazioni marittime di Pechino nel mar Cinese meridionale». Aggiungendo che «forti e uniti» si «oppongono alle attività di militarizzazione della Cina nella regione, ma sono pronti a stabilire relazioni relazioni costruttive con Pechino».

Non poteva mancare anche un riferimento preciso alla situazione nello Stretto di Taiwan. I 7 si dicono «seriamente preoccupati» per la questione taiwanese e invitano la Cina a risolverla con mezzi pacifici. La risposta in questo caso non solo non si è fatta attendere, ma ha addirittura anticipato la dichiarazione del G7. Poco prima di quest’ultima la Cina aveva già rilasciato una dichiarazione dove ricordava che «la risoluzione della questione di Taiwan è di competenza cinese».

Pechino ha anche esortato il G7 a «smettere di interferire grossolanamente negli affari interni degli altri Paesi» e a «interrompere la pratica di formare piccoli circoli per il confronto in blocco». Quest’ultima frase assume una rilevanza particolare se si considera che il 18 e 19 maggio Pechino ha organizzato un summit “alternativo” con sei repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale, manifestando quindi la sua volontà di ergersi a leader anche e soprattutto di quei paesi che si sentono abbandonati dall’occidente.

L’incontro Biden - Macron

Tra i vari incontri bilaterali degno di nota quello tra Biden e il presidente francese Macron. Il meeting non era previsto nei programmi diffusi ieri mattina. Tuttavia in molti si aspettavano un confronto dopo le esternazioni che Macron aveva fatto al termine della sua visita in Cina ad aprile. Il presidente francese aveva detto che «l’Ue avrebbe dovuto mantenere una sua autonomia strategica rispetto agli Stati Uniti e non farsi coinvolgere in caso di uno scontro Washington-Pechino su Taiwan perché lontano dagli interessi europei». In occasione della foto di gruppo allargata agli ospiti del G7, Macron si è avvicinato a Biden, abbracciandolo.

 

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