Missili, soldi e satelliti: il patto Merz-Zelensky scatena la rabbia russa

Il presidente degli Stati Uniti è pronto a concedere altro tempo a leader russo, Vladimir Putin. «Entro un paio di settimane sapremo se stanno tirando la cosa per le lunghe», ha detto, fino ad allora niente nuove sanzioni poiché rischiano di bloccare i negoziati. Nel frattempo, il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, dice che la Germania inizierà a produrre missili a lungo raggio in collaborazione con l’Ucraina, così da dare a Kiev la possibilità di difendersi colpendo obiettivi anche fuori dal suo territorio. L’annuncio durante la visita a Berlino del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, arrivato nella capitale in tarda mattinata. «L'Ucraina sarà quindi in grado di difendersi completamente, anche da obiettivi militari al di fuori del suo territorio. Questo è l'inizio di una nuova forma di cooperazione militare-industriale tra i nostri paesi, dal grande potenziale», ha detto Merz, che ha ricordato anche come la Germania si sia assunta l’impegno di pagare i costi del sistema di internet satellitare Starlink, fondamentale per i soldati ucraini al fronte. Immediata la risposta del ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov: «La Germania si sta direttamente facendo coinvolgere nella guerra. Così scivola lungo lo stesso piano inclinato su cui si è già mossa un paio di volte nel secolo scorso, fino al collasso». Ucraina, la verità dei media russi: «Negoziati inutili, è solo scenografia» Di contro, Zelensky ha ringraziato la Germania per l’aiuto fornito in questi tre anni di conflitto e ha sottolineato l’importanza di ricevere armi in grado di colpire il territorio russo: «Per tutta l'Europa, per gli Stati Uniti, per noi, è importante che tutti i paesi non limitino la nostra gittata affinché il nostro esercito e la nostra fermezza possano continuare». Parlando delle trattative diplomatiche, Zelensky ha ribadito la sua disponibilità a incontrare il presidente russo, Vladimir Putin, e ha proposto un vertice a tre, insieme al leader americano Donald Trump. «Noi vogliamo la fine della guerra – ha detto Zelensky – Vogliamo fare tutto perché il mondo costringa la Russia a chiudere la guerra. Siamo aperti a qualsiasi piattaforma, a qualsiasi formato». Il portavoce del Cremlino, Dimitri Peskov, ha risposto poco dopo, dicendo che il Cremlino non respinge in assoluto l’idea di un incontro con Zelensky. «Ma questo incontro – ha aggiunto – dev’essere il frutto dei risultati raggiunti nei negoziati delle nostre delegazioni su una serie di temi». Insomma, niente incontro diretto fino a che Kiev non sarà pronta a soddisfare le condizioni di Mosca. La Russia è divisa tra “guerra infinita” e bisogno di pace Ritorno a Istanbul Intanto, il capo delegazione russo, Vladimir Medinsky, ha fatto sapere di aver comunicato al ministro della Difesa ucraino, Rustem Umerov, che ha guidato il team negoziale ucraino a Istanbul, una possibile data e luogo per il prossimo incontro che dovrebbe avvenire «nei prossimi giorni». Ma le aperture del Cremlino non convincono gli allati di Kiev. Il cancelliere tedesco Merz accusa la Russia di continuare a temporaggiare e minaccia conseguenze se non ci saranno passi avanti. «Mosca sta prendendo tempo – ha detto il cancelliere – Il documento di posizione per i negoziati, promesso dal presidente Putin più di una settimana fa, non è ancora arrivato. E i massicci attacchi aerei, in particolare sulla città di Kiev questo fine settimana, non parlano il linguaggio della pace, ma piuttosto quello di una guerra di aggressione. Continueremo ad aumentare la pressione sulla Russia. Lo stiamo facendo per indebolire la macchina da guerra di Mosca. Ma lo stiamo facendo anche per spianare la strada ai negoziati». E degli attacchi record di questo fine settimana ha parlato anche papa Leone, al termine dell’udienza generale, a Roma. «In questi giorni il mio pensiero va spesso al popolo ucraino colpito da nuovi, gravi attacchi contro civili e infrastrutture – ha detto il pontefice – Rinnovo con forza l'appello a fermare la guerra e a sostenere ogni iniziativa di dialogo e di pace». Ma nonostante gli appelli, il negoziato rimane impantanato, mentre gli scontri sul terreno sono ripresi a pieno regime, soprattutto nel Donbass e nella regione ucraina di Sumy, dove i russi hanno rivendicato la conquista di un nuovo villaggio proprio mercoledì mattina. «La Russia sta radunando 50 mila truppe vicino al confine con la regione settentrionale ucraina di Sumy – ha avvertito Zelensky – Le loro forze principali sono attualmente sul fronte di Kursk, dove vogliono spingere le nostre truppe fuori dalla regione e preparare un'offensiva contro Sumy». L’Ucraina appesa agli umori di Trump. Macron: «Ora ha capito che Putin mente» Safari criminali Secondo le Nazioni Unite, le forze armate russe hanno commesso «crimini di guerra» e «contro l’umanità» tramite la loro campagna di attacchi con droni nelle città di Kherson, una località che è separata dalle linee russe soltanto dal fiume Dnipro, largo in quel punto alcune centinaia di metri. Il rapporto è stato compilato dalla Commissione indipendente di inchiesta sull’Ucraina, istituita dal Consiglio per i diritti umani, e si occupa di un fenomeno di cui i giornali ucraini e internazionali scrivono da mesi: gli attacchi compiuti nella città di Kherson e nei suoi dintorni, in cui i piloti di droni russi prendono di mira singoli civili, inseguendoli con droni kamikaze che non lasciano loro scampo. Ucraina, le giravolte di Trump e il fight & talk di Putin Un fenomeno che i giornalisti hanno ribattezzato “safari umani”. Almeno 150 civili sono stati uccisi da questi droni dal luglio 2024 e altre centinaia sono rimasti feriti. Gli attacchi, è scritto nel rapporto, «continuano anche nel momento della pubblicazione di questa inchiesta».