«Non potevamo immaginarlo. Non è come nel 2014: è molto, molto di più», sono le prime parole con cui il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato al presidente francese Emmanuel Macron che Putin aveva dato il via all’invasione. Nella mattinata del 24 febbraio Zelensky ha chiamato il suo omologo francese, uno dei primi leader europei a essere avvertiti della guerra in corso. Una telefonata registrata in video e mandata in onda nel canale France 2 lo scorso 30 giugno nell’ambito del documentario Un Président, l’Europe et la guerre.

Mosca ha inviato truppe «dappertutto, a Kiev, a Odessa, dalla Bielorussia» dice Zelensky a Macron a cui chiede fin da subito un intervento diplomatico per porre fine all’invasione. Macron con le mani congiunte portate sul mento ascolta in silenzio e definisce ciò che sta accadendo una «guerra totale». 

«Penso che è molto importante che tu parli con Putin e ancora più importante creare una coalizione contro la guerra. Siamo sicuri che i leader europei e il presidente Biden possono coordinarsi e chiamare Putin per dirgli: “fermati”», dice il presidente ucraino. Dall’Eliseo Macron gli chiede se sia disposto a sedersi a un tavolo e negoziare. «Certo, dobbiamo», replica Zelensky.

Il presidente francese gli promette che inizierà a muoversi diplomaticamente, e infatti da quando è iniziata l’invasione è il leader europeo che ha avuto il maggior numero di colloqui telefonici con Putin ma senza produrre gli effetti sperati. Già da allora Macron era consapevole della difficoltà delle trattative: «Di sicuro c’è poco margine di manovra sul versante russo, ma lasciami vedere con la mia squadra cosa possiamo mettere in campo», dice nel video che si conclude con un «Abbi cura di te».

A che punto sono le trattative?

Da quel video sono passati oltre sei mesi e attualmente i negoziati per arrivare a un cessate il fuoco sono bloccati. Dopo essersi incontrate per due volte in Bielorussia, le delegazioni di Ucraina e Russia si sono viste più volte in Turchia dove il presidente Erdogan si è posto come mediatore principale per la risoluzione del conflitto. Una mediazione, portata avanti anche grazie all’aiuto del generale delle Nazioni unite Antonio Guterres, che non ha portato a una tregua ma comunque ha raggiunto dei risultati importanti nel garantire l’export del grano ucraino rimasto bloccato per via della guerra.

Oggi in Turchia c’è un centro di coordinamento dove funzionari ucraini, russi, turchi e delle Nazioni unite garantiscono corridoi sicuri per trasportare le navi cargo con a bordo milioni di tonnellate di grano che rischiava di marcire provocando una grave crisi alimentare. L’Ucraina è uno dei maggiori esportatori di cereali al mondo, e diversi stati, soprattutto africani, dipendono dalle consegne di Kiev.

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