Zelensky sotto assedio prova a sparigliare: «Sì a nuovi negoziati per finire la guerra»

Volodymyr Zelensky ha annunciato per oggi la ripresa delle trattative di pace per mettere fine alla guerra. Il presidente ucraino – impegnato a non farsi travolgere dallo scandalo di corruzione nel settore energetico che ha già lambito alcuni dei suoi più stretti alleati – decide di sparigliare così le carte in tavola e provare a uscire dall’impasse. Oggi sarà a Istanbul, dove incontrerà l’inviato americano Steve Witkoff. «Stiamo preparando l'attivazione dei negoziati e abbiamo soluzioni elaborate che proporremo ai partner», ha annunciato a sorpresa ieri mentre si trovava a Madrid. «Avvicinare la fine della guerra con tutte le forze è la principale priorità dell'Ucraina. Lavoriamo anche per ripristinare gli scambi e il ritorno dei prigionieri». Anche se il Cremlino non ha in programma di inviare i suoi negoziatori all’incontro, ha accolto comunque con favore la prospettiva di un nuovo negoziato. «Se qualcuno riterrà necessario informare la parte russa, il presidente Putin sarà certamente disponibile a un dialogo», ha detto il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov. Nel frattempo dall’incontro di ieri con Pedro Sánchez il presidente ucraino ha incassato un via libera ad altri aiuti dalla Spagna: il paese – ha annunciato il premier spagnolo – «mobiliterà il prossimo mese un pacchetto di aiuti militari all'Ucraina per 615 milioni di euro. Includerà l'invio di nuovo equipaggiamento difensivo, per un valore di circa 300 milioni di euro e come parte del nostro accordo bilaterale, che prevede un miliardo di euro impegnato anche quest'anno per la sicurezza». L’Ucraina a un passo dalla bancarotta. Appello Ue: «Servono 70 miliardi» Colpo di scena Con l’inaspettata “mossa turca”, Zelensky cerca di approfittare del manifesto disinteresse dell’amministrazione Trump per lo scandalo corruzione e del desiderio del presidente Usa di vedere avanzare le trattative. Con l’appoggio americano, Zelensky spera di sopravvivere alle manovre dell’opposizione che, con la sponda degli europei, prova a neutralizzarlo. Proprio ieri, la principale forza di opposizione, il partito Solidarietà Europea dell’ex presidente Petro Poroshenko, ha occupato il parlamento e impedito di votare sulle dimissioni dei due ministri coinvolti nello scandalo. «Impediremo questo tentativo di trovare capri espiatori e di preservare l’asse della corruzione», ha detto Poroshenko, aggiungendo che il suo partito chiede la fine del «governo di Ali Baba», il nomignolo con cui nelle intercettazioni dell’inchiesta sulla corruzione energetica era indicato Andrii Yermak, capo del gabinetto presidenziale e uomo forte del governo Zelensky. Poroshenko chiede la rimozione di Yermak e dell’attuale governo, guidato da Yulia Svyrydenko, e la creazione di un esecutivo di “unità nazionale”. Secondo la stampa ucraina, l’obiettivo di questa manovra è esautorare Zelensky, a cui sarebbe lasciato il ruolo di rappresentante internazionale del paese, mentre le decisioni giorno per giorno sarebbero prese dal nuovo governo, per cui il piano viene spesso battezzato “regina d’Inghilterra”: trasformerebbe il presidente in una figura puramente simbolica. Per riuscire a realizzarlo, però, il piano ha bisogno del sostegno degli alleati europei che, grazie ai finanziamenti con cui mantengono in piedi il governo ucraino, hanno un ampio margine di manovra per imporre al paese le scelte che preferiscono. Sempre che Trump non si metta di mezzo, come spera Zelensky. Ucraina, passa la linea Mattarella. L’allarme sulla guerra ibrida Sabotaggio in Polonia Nel frattempo, il primo ministro polacco, Donald Tusk, accusa la Russia per il sabotaggio contro la linea ferroviaria che dalla capitale, Varsavia, porta verso l’Ucraina, avvenuto l’altro ieri. «Abbiamo individuato due cittadini ucraini che collaborano con l’intelligence russa», ha dichiarato Tusk. «Si sono già rifugiati in Bielorussia». Varsavia ha annunciato che soldati polacchi pattuglieranno la ferrovia, considerata un asset strategico per il paese. Il Cremlino respinge tutte le accuse. «Sarebbe strano se non incolpassero prima la Russia – ha detto il portavoce del Cremlino, Peskov – Lì [in Polonia] la russofobia prospera». Nella notte, un centinaio di droni russi ha colpito obiettivi della rete energetica ucraina in quattro regioni diverse. In risposta, gli ucraini hanno annunciato di aver utilizzato un missile americano ATACMS, con gittata di circa 300 chilometri, per colpire un obiettivo in Russia. Se vuole salvare l’Ucraina, l'Europa deve uscire dalla sua ambiguità È la prima volta che Kiev fa un annuncio del genere, anche se il divieto di utilizzare armi Usa in Russia era stato rimosso dall’amministrazione Biden oltre un anno fa. Gli ucraini hanno colpito anche due centrali elettriche nel Donbass occupato dalla Russia, anche questo un episodio insolito: raramente Kiev ha colpito direttamente la rete energetica russa, preferendo concentrarsi contro raffinerie e terminal petroliferi.