«Congelare i fondi all’Ungheria è una barbarie», e ancora: la Commissione europea è «politicamente orientata». Ci va giù pesante, il meloniano Nicola Procaccini, che oltre a essere responsabile Energia di Fratelli d’Italia è anche eurodeputato; sempre più di spicco, peraltro, ora che Raffaele Fitto ha abbandonato Strasburgo e quindi la copresidenza del gruppo conservatore per andare al governo.

Le decisioni in corso

Il contesto è il seguente: la Commissione europea, dopo aver tergiversato a lungo, ha attivato il meccanismo che condiziona i fondi europei al rispetto dello stato di diritto e adesso chiede al Consiglio – cioè ai governi – di avallare la sua proposta di congelare 7,5 miliardi previsti inizialmente per l’Ungheria. Inoltre Bruxelles dà il via libera al Pnrr ungherese ma nella sua proposta vincola l’elargizione di qualsiasi somma al rispetto di alcuni vincoli prioritari – le 27 «super-milestones» –  che riguardano la rule of law, e in particolare la separazione tra poteri, l’indipendenza della magistratura, la lotta alla corruzione. 

Il ruolo del nostro governo

Per poter effettivamente congelare i sette miliardi e mezzo serve l’ok di una maggioranza qualificata di governi, dunque almeno 15 paesi, e che rappresentino almeno il 65 per cento della popolazione europea. Inoltre anche l’approvazione del piano di ristoro (il recovery) ungherese deve passare anche dal Consiglio. Insomma, i governi, anzitutto tramite i ministri competenti che siedono in Consiglio Ue, giocheranno un ruolo dirimente. «Sono curioso di sapere per esempio cosa farà l’Italia col governo Meloni», dice l’eurodeputato verde tedesco Daniel Freund, grande fustigatore di Orbán. Lo abbiamo chiesto a Fratelli d’Italia, anche se i pregressi fanno già presagire che cosa accadrà: proprio la scorsa settimana, la destra italiana (sia Fratelli d’Italia, e la famiglia conservatrice di cui fa parte assieme al Pis polacco, che la Lega, con il gruppo sovranista di Identità e democrazia) ha votato in difesa di Orbán quando c’è stata la risoluzione sul congelamento dei fondi all’Europarlamento.

Meloniani per Orbán

«Per me è una barbarie trattenere fondi all’Ungheria – dice Procaccini, intervistato sul tema da Domani – perché quei fondi servono per la ripresa della pandemia, servono alla popolazione ungherese, ed è una cosa profondamente ingiusta che non arrivino». E lo stato di diritto? «Negli ultimi anni il tema dello stato di diritto e dell’articolo 7 viene utilizzato ai fini del dibattito politico, come una clava contro governi democraticamente eletti, per ragioni politiche». Stando a Procaccini, i problemi di Bruxelles con Orbán sono legati alla sua «agenda conservatrice», e ai «provvediment sull’educazione sessuale nelle scuole». In realtà i commissari europei intervengono su separazione dei poteri, lotta alla corruzione, indipendenza della magistratura, e rivendicano di seguire «criteri oggettivi».

«Prima o poi anche l’Italia»

Ma per l’eurodeputato meloniano «c’è questa cosa odiosa che è in voga ora, per cui lo stato di diritto non è la separazione dei poteri ma una sorta di programma politico». Dunque la Commissione sarebbe politicamente orientata? «Sì, esattamente». Secondo Procaccini «prima o poi ci sarà sicuramente qualcuno che invocherà la violazione dello stato di diritto per l’Italia, come verso Svezia o Grecia». Insomma c’è un «accanimento di una maggioranza contro i governi di centrodestra in Europa».

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