Il governo ha ribadito ancora una volta la sua assoluta volontà di non utilizzare la didattica a distanza dopo la ripresa delle lezioni. Ma il mondo della scuola accusa: mancano gli investimenti in sicurezza e non c’è chiarezza sulle regole di sicurezza.

Cosa dovranno fare gli studenti vaccinati se sarà individuato un contagiato nella propria classe? Come devo regolarsi i presidi per trovare nuovi spazi che assicurino il distanziamento? Come sarà gestito il problema dell’affollamento dei mezzi pubblici negli orari di ingresso e uscita?

Per intervenire su molti di questi aspetti è ormai troppo tardi, ma per alcuni il governo dovrebbe affrettarsi a prendere una decisione, dicono presidi e sindacati degli insegnanti. Altrimenti, si rischia una «terza ondata di dad», come ha detto ieri Mario Rusconi, segretario del sindacato dei presidi romani Anp.

Nel frattempo, il governo ha deciso di rimandare a data da destinarsi la decisione sull’obbligo di vaccino per il personale scolastico. L’obbligo è stato richiesto da presidi e da una parte della maggioranza, ma è visto con scetticismo dai sindacati e contestato dalla Lega.

Caos dad

La priorità politica del governo, ribadita da tutti i componenti della maggioranza è evitare la didattica a distanza ad ogni costo. «Il nostro obiettivo è la riapertura in presenza a settembre», ha ripetuto ieri il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, durante l’incontro con i sindacati della scuola e poi in un video appello pubblicato sulle pagine social del ministro.

Ma i sindacati sono delusi dagli interventi del governo. Ieri la Flc-Cgil, il sindacato docenti della Cgil, ha ricordato che mentre l’anno scorso erano stati stanziati 1.850 milioni di euro per assumere personale aggiuntivo (in particolare i collaboratori scolastici necessari a gestire i protocolli di sicurezza) sono stati ridotti a 350 milioni.

Piano scuola

Ma i punti dolenti denunciati da presidi e docenti sono tanti. L’assenza di pianificazione centrale per aiutare gli istituti scolastici a trovare nuovi spazi che permettano di mantenere il distanziamento. Il mancato potenziamento del trasporto pubblico. La mancanza di investimenti in impianti di condizionamento, che avrebbero ridotto molto il rischio di contagio in classe tramite aerosol. Infine, l’assenza di regole chiare su come comportarsi in caso di contagi in classe: gli studenti vaccinati dovranno andare in quarantena come tutti gli altri?

Parte delle risposte a queste domande dovrebbe essere contenuta nel piano sicurezza sulla scuola, discusso in questi giorni con i sindacati e che domani dovrebbe essere approvato dalla conferenza stato regioni.

Il piano, però, almeno al momento, si limita a fotografare l’attuale situazione e punta ad evitare la dad ad ogni costo. Ad esempio, per quelle scuole dove non si riesce a mantenere il distanziamento, il piano stabilisce che non sarà più necessario ricorrere alla didattica a distanza.

Vaccinazioni

Senza risorse, né tempo per far gli investimenti richiesti dai sindacati, il governo, una parte dei presidi e delle forze di maggioranza insistono sulla vaccinazioni obbligatoria al personale scolastico, o almeno una qualche forma di green pass, per ridurre i rischi di focolai nelle scuole.

Ma di fronte alla contrarietà della Lega (ieri Matteo Salvini si è incontrato con il presidente del Consiglio Mario Draghi), l’irrigidimento delle posizioni del Movimento 5 Stelle e lo scetticismo dei sindacati, il governo ha deciso di rimandare la decisione, forse a dopo il 20 agosto, quando si spera che le regioni saranno in grado di fornire il numero reale di insegnanti vaccinati.

Le statistiche utilizzate in questi giorni, 85 per cento del personale scolastico vaccinato, sono infatti ferme allo scorso aprile, quando per decisione del governo è stata soppressa la corsia preferenziale a loro dedicata. Da allora, insegnanti e altro personale si sono vaccinati in base all’età e nessuno ha pensato che sarebbe stato utile trovare un modo di continuare a monitorare il loro tasso di vaccinazione.

Resta aperta invece la questione delle vaccinazioni agli studenti. Tra i 12 e i 19 anni solo il 30 per cento dei circa 4,5 milioni di studenti è stato vaccinato. Il ritmo delle somministrazioni in questa fascia d’età è leggermente cresciuto negli ultimi giorni (siamo a più di 45mila dosi in 24 ore).

Di questo passo sembra possibile raggiungibile l’obiettivo annunciato dal commissario all'emergenza Covid-19 Francesco Figliuolo di vaccinare il 60 per cento degli studenti entro i primi dieci giorni di settembre. Molto dipenderà dalle ferie e se gli attuali ritmi di vaccinazione saranno mantenuti per oltre un mese. Anche così, però, gran parte degli studenti avrà ricevuto solo la prima dose e resteranno comunque quasi metà di ragazzi non vaccinati.

La Francia

Per una coincidenza, ieri il governo francese ha presentato il suo piano scuola e il confronto con la situazione italiana è piuttosto impietoso. Il ministero guidato da Jean-Michel Blanquer ha già stabilito che i vaccinati non dovranno andare in quarantena, ha riservato 600mila tamponi a settimana per la popolazione studentesca e prevede di portare a circa 7mila il numero di centri vaccinali nei pressi di scuole medie e superiori, per facilitare la vaccinazione degli studenti.

Il tasso di vaccinazione degli studenti francesi è simile a quello italiano, circa 30 per cento. Mentre sembra piuttosto inferiore quello degli insegnanti, 80 per cento. Per il momento, nel paese non si discute di obbligo vaccinale per il personale scolastico.

 

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