Pure la vicepresidente dell’Europarlamento Eva Kaili e il suo compagno finiscono travolti nell’inchiesta che in queste ore fa tremare Bruxelles. Ma i riverberi arrivano in altre capitali, Roma compresa. Antonio Panzeri, ex eurodeputato, e Luca Visentini, sindacalista di rilievo internazionale, sono tra i fermati dalla polizia belga. «Un paese del Golfo ha influenzato le decisioni economiche e politiche del Parlamento europeo», e lo ha fatto «versando soldi» o «regali importanti» a «figure con posizioni politiche o strategiche significative dentro l’Europarlamento»: è questo il sospetto delle autorità belghe, che indagano e che questo venerdì mattina hanno svolto 16 perquisizioni. Il punto chiave sono i tramiti tra il «paese del Golfo» e i decisori politici. Le prime ricostruzioni lasciano intendere che il tentativo di influenza qatarino sia legato all’utilità di smacchiarsi la reputazione, in tempi di Mondiali e di accuse di violazione dei diritti. Fonti diplomatiche che conoscono le dinamiche qatarine aggiungono anche che tra paesi arabi nemici – in particolare durante l’embargo contro il Qatar – si è dipanata nel tempo una vera e propria guerra di storytelling. Restano poi sullo sfondo di questa storia gli interessi strategici che mettono in relazione il Qatar con le politiche europee, ad esempio i dossier energetici.

I nomi

«Tra le persone interrogate c’è un ex parlamentare europeo», ci sono quattro persone fermate e l’operazione perquisitoria di questo venerdì «riguarda in particolare assistenti europarlamentari», riferisce la polizia belga. Di chi e di cosa si parla? Inizia a chiarirlo il quotidiano belga Le Soir, che individua nel Qatar il «paese del Golfo» e tira fuori due nomi italiani. Uno è quello di Luca Visentini, che guidava la confederazione europea dei sindacati (Etuc) e da fine novembre è passato alla leadership di quella internazionale (Ituc). La sua data di nascita – il 1969 – combacia peraltro con una di quelle che la polizia belga attribuisce ai quattro fermati. Tra questi anche Antonio Panzeri, classe 1955, ex eurodeputato S&D. È a casa sua – riporta Le Soir – che questo venerdì la polizia ha trovato i contanti di cui parla nella nota ufficiale, 600mila euro. La carriera di Panzeri matura da sindacalista a Milano, passando per l’incarico di responsabile politiche europee della Cgil, dopo nei Ds, ed è nel 2004 che inizia la sua lunga presenza in Europarlamento. Poi molla il Pd per Articolo 1, ma resta a Bruxelles e imbastisce una organizzazione non governativa. Si trova nel centro della capitale belga ed è tra i luoghi perquisiti. Si chiama Fight Impunity, nel board spiccano figure prominenti come Bernard Cazeneuve, Federica Mogherini o Emma Bonino, che a Domani dice di «non ricordare di aver mai incontrato Panzeri» né di ricordare di essere finita in questo board. Panzeri guidava questa organizzazione con lo scopo dichiarato di «battersi contro la violazione dei diritti umani». Agli eventi, tra gli invitati frequenti c’erano eurodeputati come la belga Maria Arena (S&D), che in aula a nome dei socialdemocratici sottolineava «i progressi fatti» dal Qatar in termini di diritti.

La vicepresidente

L’indagine tocca anche la vicepresidente del Parlamento Ue, greca, della famiglia socialdemocratica, Eva Kaili, che ha evidentemente attirato le attenzioni di chi indaga: anche casa sua è stata perquisita, lei è stata fermata, pure il compagno è indagato per corruzione. Viste le tutele delle quali sono provvisti gli eurodeputati, le autorità belghe hanno dovuto far riferimento a una flagranza di reato per poter procedere. Sono piuttosto esplicativi i tweet dell’incontro di inizio novembre tra Kaili e il ministro qatarino del lavoro, al Marri. I commenti di Cristian Tudor, ambasciatore Ue in Qatar, riportano che la vicepresidente «si compiace per l’impegno del Qatar a portare avanti le sue riforme nell’ambito del lavoro dopo la Coppa del Mondo 2022». A fine novembre, la vicepresidente riferiva pure in aula che «i mondiali in Qatar sono la prova che la diplomazia sportiva può riformare un paese» e che il Qatar «è un apripista in termini di diritti del lavoro». Kaili è nella commissione Itre del Parlamento Ue: è la commissione che si occupa di industria, energia e ricerca. L’inchiesta belga è seguita da Michel Claise, noto giudice specializzato in crimini finanziari. I socialdemocratici al Parlamento Ue mettono le mani avanti: si dicono «sconcertati» e propongono che «fino a quando le autorità competenti non forniranno informazioni e chiarimenti pertinenti, siano sospesi i lavori su tutti i dossier, e le votazioni in plenaria, riguardanti gli stati del Golfo». Nel frattempo i sovranisti nostrani, finiti sotto accusa quando l’Europarlamento aveva votato sulle interferenze straniere, russe in particolare, partono all’attacco: «Il Parlamento Ue, così attento alle ingerenze straniere, affronti la questione in aula», tuona la Lega.

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