Il primo giorno dell’invasione in molti pensavano che la guerra in Ucraina sarebbe durata pochissimo. La sera del 24 febbraio funzionari americani dicevano che la capitale Kiev era destinata a cadere entro poche ore. A oltre un mese di distanza, Kiev non è caduta e i russi non sono in grado nemmeno di circondarla. L’avanzata russa è stata bloccata quasi ovunque e gli ucraini sono passati al contrattacco in molte regioni.

Come è stato possibile questo clamoroso errore di calcolo? Chi e dove ha sbagliato e cosa si può imparare da questi errori?

Golia...

Fino all’invasione, l’immagine mainstream delle forze armate russe era quella di un corpo militare che dopo oltre dieci anni di riforme e investimenti si era trasformato in una moderna macchina da guerra dotata di armi innovative e con alle spalle la preziosa esperienza raccolta in una serie di operazioni militari in Crimea, Donbass e Siria.

Secondo molti analisti, questa forza efficiente e modernizzata avrebbe avuto facilmente ragione del più piccolo e antiquato esercito ucraino. Prima dell’invasione, la Rand Corporation stimava che l’esercito russo avrebbe impiegato pochi giorni a raggiungere Dnipro, tagliando in due il paese. Secondo un altro think tank, il Csis, la Russia avrebbe potuto occupare Kiev «in poche ore».

C’era certamente un fondo di verità in queste visioni ottimistiche. Rispetto alle decrepite forze armate degli anni Novanta e degli anni Dieci, l’esercito russo è una forza militare professionale e capace. Due fattori però raramente sono stati raccontati nei mesi precedenti la guerra. Il primo è lo stato delle truppe che i russi avrebbero dovuto affrontare. Il secondo, le modalità con cui sarebbero stati impiegati.

...e Davide

Prima della guerra quasi nessuno parlava delle forze armate ucraine. Non c’erano grandi titoli da fare sulle riforme ucraine, né video di coreografate dimostrazioni di nuove armi altamente tecnologiche.

Ma sotto la superficie le forze armate ucraine hanno attraversato un processo di riforma di dimensioni almeno pari a quello russo. Tra il 2014 e il 2020, le spese militari ucraine sono passate dall’1,6 a più del 4,1 per cento del Pil, una percentuale paragonabile a quella russa e superiore a quella di gran parte della Nato. L’Ucraina ha ricevuto 2,5 miliardi di dollari in assistenza militare e addestramento da parte degli Stati Uniti, Canada, Regno Unito e altri paesi.

Se la Russia ha avuto la Crimea e la Siria, l’Ucraina ha combattuto per otto anni nel Donbass, un calvario costato la vita a oltre diecimila soldati, ma che ha fornito alle sue forze armate una spietata palestra in cui forgiare una nuova generazione di militari con esperienza sul campo.

In un dossier del dicembre del 2021, il think tank Atlantic Council riconosceva che questo lungo periodo di profondi cambiamenti era stato raramente discusso pubblicamente e aggiungeva che uno dei report più letti, pubblicato dalla Jamestown foundation, era una condanna senza appello degli sforzi ucraini. Nel report veniva criticata l’endemica corruzione delle forze armate ucraine, la mentalità arretrata dei suoi ufficiali e la scarsa volontà politica di resistenza. L’Atlantic Council giudicava questa analisi eccessivamente critica, pur ammettendo numerose mancanze nelle forze armate ucraine.

La prova sul campo

La gran parte di questi assunti è stata rovesciata in un mese di combattimenti. Le riforme dell’esercito ucraino e l’esperienza acquisita in Donbass hanno avuto un effetto profondo e probabilmente superiore alle più ottimistiche aspettative. Il giudizio degli occidentali sugli ucraini, almeno nel dibattito non specialistico, è stato influenzato da un alto livello di “orientalismo”, evidente in particolare nel report della Jamestown Foundation, in cui i comandanti ucraini sono descritti come impegnati soltanto a vendere al mercato nero le armi e le razioni destinate ai loro soldati.

Per quanto riguarda invece la valutazione russa degli ucraini, sembra che le considerazioni politiche abbiano sovrastato le analisi oggettive. Putin considerava l’Ucraina uno stato fallito che avrebbe accolto gli invasori a braccia aperte e l’intelligence militare si è adeguata, dicendogli solo ciò che voleva sentire. La situazione non sarebbe ancora cambiata e Putin continuerebbe a ricevere solo rapporti parziali dal fronte, in cui le peggiori sconfitte sono accuratamente nascoste, sostengono le intelligence di Stati Uniti e Regno Unito.

La questione è più complicata per quanto riguarda le nostre aspettative sui russi. Generali e industrie degli armamenti occidentali, ansiosi di ottenere nuovi fondi, hanno passato anni a ingigantire la minaccia russa. Ora, invece, corriamo il rischio opposto: sottovalutare i russi almeno quanto prima li sopravalutavamo.

Secondo la maggior parte degli analisti, la pessima performance dei russi nelle ultime settimane è stata causata più dagli errati presupposti politici dell’invasione che da un’intrinseca incapacità delle loro forze armate. Hanno pianificato l’invasione di un paese che pensavano pronto ad arrendersi e il loro piano è fallito soprattutto perché gli ucraini di arrendersi non avevano nessuna intenzione.

Michael Kofman, uno dei più ascoltati analisti militari in queste settimane di guerra, lui stesso di origine ucraina, pochi giorni fa ha riassunto in maniera efficace questo problema: «Prima della guerra noi esperti dovevamo spiegare che i soldati russi non erano tutti alti due metri. Adesso il mio timore è che dovremo iniziare spiegare che non sono alti nemmeno un metro e venti».

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