La sera di lunedì, la giornalista Marina Ovsyannikova ha mostrato in diretta sulla televisione russa un cartello contro la guerra in Ucraina. Subito dopo, sono comparsi i primi post sui social che accusavano l’intero episodio di essere una “fake news” o una manipolazione.

Ma a parlare di improbabili cospirazioni, per una volta, non sono stati i famosi “troll filorussi”. Sono stati invece alcuni politici e commentatori ucraini e alcuni dei loro sostenitori occidentali secondo i quali quell’irruzione non mostra la crescente insofferenza delle élite cosmopolite russe per le conseguenze dell’autoritarismo di Putin. Sarebbe invece una cospirazione ordita dal presidente russo e dai suoi misteriosi consiglieri.

Cosa è successo, in breve

La sera del 14 marzo, durante l’edizione serale del telegiornale di Canale 1, una giornalista ha fatto irruzione alle spalle della conduttrice mostrando un cartello contro la guerra scritto in inglese e russo. La sua apparizione è durata pochissimi secondi prima che la regia mandasse in onda un filmato.

Da quel momento, non si è più avuta notizia di Ovsyannikova fino alla sera successiva, quando la giornalista è stata processata per direttissima e multata con 250 euro per aver inscenato una “manifestazione abusiva”.

Le autorità russe hanno fatto sapere che Ovsyannikova potrebbe essere indagata anche per aver diffuso informazioni false, un nuovo reato che comporta fino a 15 anni di prigione. Canale 1 ha scritto in un comunicato che è in corso un’indagine interna sull’accaduto.

Le accuse

Il deputato ucraino Roman Hryshchuk è stato uno dei primi a definire il gesto di Ovsyannikova «una performance» destinata al pubblico europeo per mostrare che esistono anche «russi buoni». I suoi tweet, pubblicati poche ore dopo l’incidente, sono stati condivisi migliaia e migliaia di volte. Il giorno dopo, l’esperto di media ucraino Sergey Didkovsky ha espresso gli stessi dubbi sul suo popolare canale Telegram, finendo anche lui tradotto e ricondiviso migliaia di volte su Twitter.

Molti altri utenti ucraini e di altri paesi hanno espresso dubbi simili. Le loro critiche non sono tutte coerenti o fondate e devono ancora essere pubblicate prove di queste teorie. I sospetti si basano su questi elementi principali: secondo alcuni, gli studi televisivi russi sono talmente controllati che nessuno avrebbe la possibilità di entrare in una diretta.

Per altri invece i programmi televisivi in Russia non vengono mai mandati in diretta proprio per evitare irruzioni e altre sorprese. Altri ancora sostengono che nessuno riprende il proprio televisore con lo smartphone durante il telegiornale e quindi la diffusione di video di schermi durante l’irruzione sarebbe la prova che era tutto organizzato.

Ma perché la propaganda russa avrebbe dovuto trasmettere una protesta contro la guerra nel notiziario più seguito del paese? Circolano due versioni per spiegare questo paradosso. La prima è che si tratterebbe di un piano per creare caos e dubbi in occidente sfruttando uno pseudo dissenso controllato.

Alcuni credono di intravedere in questa strategia del caos e della confusione l’impronta di Victor Surkov, ex consigliere di Putin e ritenuto da alcuni l’eminenza grigia se non addirittura “l’inventore” della disinformazione russa (dopo aver lavorato per anni con i separatisti dell’Ucraina orientale per conto del governo russo, nel 2020 Surkov si è dimesso dal suo ruolo di consigliere del presidente).

Per altri invece, l’irruzione di Ovsyannikova non sarebbe stata architettata da Putin, ma da una parte delle élite russe, come il direttore di Canale 1 Konstantin Ernst, ansiose di presentarsi come vittime del regime, in vista di una sua prossima sconfitta.

Cosa non torna

Numerose testate internazionali e altrettanti media indipendenti russi hanno seguito la storia, intervistando Ovsyannikova, i suoi ex colleghi e persino alcuni dei suoi attuali datori di lavoro. Il sito Meduza ha fatto un lavoro particolarmente accurato, intervistando diversi conoscenti della giornalista. I loro racconti smentiscono buona parte degli argomenti complottisti.

Due giornalisti che lavorano o hanno lavorato a Canale 1 confermano la presenza di guardie di sicurezza in studio, ma precisano che difficilmente avrebbero potuto intervenire. Ovsyannikova lavora come produttrice al programma e, come gli altri giornalisti o le truccatrici, ha tutto il diritto di avvicinarsi alla scrivania del conduttore del telegiornale. Altri, come la giornalista russo americana Julia Joffe, assicurano che i notiziari di Canale 1 sono trasmessi in diretta, come quelli di molte altre televisioni.

Per quanto riguarda la “sorpresa” dell’irruzione di Ovsyannikova e il fatto che numerosi spettatori avessero già il telefono puntato sullo schermo al momento del suo arrivo, va specificato che un numero non precisato di persone sapeva quello che stava per accadere.

Ovsyannikova non solo aveva avvertito delle sue intenzioni alcuni colleghi, ma ne aveva parlato anche con l’ong Ovd, a cui ha consegnato un filmato preregistrato in cui spiegava le proprie ragioni. In altre parole, la sera del 14 c’erano con ogni probabilità molte persone davanti alla televisione in attesa dell’irruzione.

Se per il momento gli indizi a nostra disposizione smentiscono le tesi del complotto, questa storia rivela comunque qualcosa di importante. Da un lato ricorda quanto la paranoia per la disinformazione russa sia ormai stata introiettata non solo in Ucraina, ma in buona parte dell’opinione pubblica europea e americana. Dall’altro mostra come di fronte ai sentimenti sollevati dalla violenza dell’invasione di Putin nemmeno i russi che protestano contro la guerra sono ormai più esenti da accuse e sospetti.

 

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