«Pensate sia arrivato il momento di chiudere l’Onu? Pensate che sia finito il tempo delle leggi internazionali? Se la vostra risposta è “no”, allora dovete agire e dovete agire subito». Il discorso che il presidente ucraino Volodymir Zelensky ha tenuto ieri di fronte al consiglio di sicurezza dell’Onu, è stato una messa in stato d’accusa con pochi precedenti per le Nazioni Unite. Anche perché a portarla avanti è stato un capo di stato venuto a denunciare gravissimi crimini di guerra commessi nel suo paese. Non soltanto nell’ormai famigerata Bucha.

«L’istituzione non funziona»

L’occasione per queste accuse è stata la riunione del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, l’organo in cui siedono con diritto di veto Stati Uniti, Cina, Russia, Francia e Regno Unito. L’argomento della riunione, chiesta sia dagli ucraini che dai russi, era una discussione su quello che ormai è conosciuto come il massacro di Bucha, la città a nord di Kiev occupata dai russi fino a pochi giorni fa e dove sono stati trovati i corpi di centinaia di persone uccise, molti con le mani legate dietro alla schiena e segni di tortura.

Zelensky ha fatto un lungo elenco delle atrocità di cui sono accusate le truppe russe. «Soldati russi a Bucha hanno cercato casa per casa le persone che hanno servito il nostro paese per ucciderle. Hanno sparato a donne e bambini. Hanno schiacciato civili seduti nelle loro auto sotto i cingoli dei loro carri armati. Donne sono state uccise e violentate di fronte ai loro figli».

Poi, il presidente ucraino ha proseguito chiamando in causa le responsabilità delle Nazioni Unite. «I russi stanno deliberatamente uccidendo tutti i civili che possono così da lasciare l’Ucraina distrutta e in rovina. Dov’è la protezione che il consiglio di sicurezza dell’Onu dovrebbe garantirgli? È chiaro che questa istituzione fondamentale non sta funzionando». Per questo, Zelensky ha chiesto una riforma del consiglio di sicurezza affinché ci sia «un’equa rappresentanza dei paesi del mondo. L’Onu deve tornare ad essere capace di punire gli aggressori». E se una riforma non fosse possibile, ha concluso Zelensky, la Russia dovrebbe comunque essere espulsa dal consiglio.

Bucha e le altre

Nel suo discorso Zelensky ha sottolineato che i crimini commessi a Bucha non sono un caso isolato. «Il massacro di Bucha è soltanto uno dei molti crimini commessi dai russi – ha detto – Il mondo sta vedendo cosa hanno fatto i militari russi a Bucha, ma deve ancora vedere cosa hanno fatto in altre città e regioni del nostro paese. La geografia può cambiare, ma i crimini sono gli stessi».

Conferme di sospetti episodi criminali arrivano sempre più spesso dalla stampa internazionale. Un gruppo di giornalisti del Washington Post ha trascorso gli ultimi giorni a Cherhihiv, circa 150 chilometri a nord di Kiev. La città è stata sotto assedio fino a lunedì, quando le truppe russe si sono ritirate, consentendo l’apertura della prima strada sicura verso la città dopo settimane di isolamento. A Cherhihiv è stata risparmiata la brutale occupazione subita da Bucha, ma i residenti hanno raccontato di continui e indiscriminati bombardamenti. Centinaia di civili sono morti in questi attacchi. Il sindaco ha detto che in una sola giornata sono arrivati a seppellire oltre un centinaio di corpi.

A Trotsianet, vicino Kharkiv, dove sono da poco arrivati i giornalisti del Guardian, l’abitato è quasi completamente in rovina. I residenti hanno raccontato che la situazione in città è diventata particolarmente difficile quando i soldati russi sono stati sostituiti da un contingente molto più violento formato dai cosiddetti separatisti del Donbass.

Nel sud del paese rimane ancora da valutare la situazione di Mariupol. Sotto assedio da oltre un mese, senza possibilità di soccorso dalle forze ucraine, il bilancio delle vittime in città è probabilmente uno dei più alti in tutto il paese. Secondo l’amministrazione cittadina, i morti potrebbero essere oltre 5mila.

Borodyanka

Se Mariupol è un inferno distante da cui oramai arrivano solo gli eco della situazione in cui ancora si trovano i suoi oltre 100mila abitanti rimasti intrappolati, è Borodyanka la città che molti considerano la prossima Bucha. Situata a circa 80 chilometri da Kiev, sulla sponda occidentale del Dniepr, dall’altro lato rispetto a Bucha, Borodyanka è stata occupata dai russi dai primi giorni del conflitto fino al primo aprile.

Sono stati gli stessi ucraini a dire che in questa città la situazione potrebbe essere peggiore persino rispetto a Bucha. Ne hanno parlato sia il presidente Zelensky che l’ufficio della procuratrice generale dell’Ucraina. Ma per il momento non hanno fornito cifre dei morti e vista la minore presenza di giornalisti in città, per ora circolano anche meno fotografie e filmati.

I primi elementi, però, stanno iniziando ad emergere. Secondo il sindaco, che ha parlato con l’Ansa, una delle prime agenzie ad arrivate in città, ci sarebbero oltre 200 morti ancora sepolti sotto le macerie dei palazzi distrutti.

Oliver Carroll, giornalista dell’Economist arrivato ieri in città, ha fotografato il corpo di un maschio di circa 30 anni, ucciso con un colpo alla testa mentre aveva le mani legate dietro la schiena, la stessa modalità in cui sono stati trovati numerosi corpi a Bucha. Secondo Carroll, l’uomo potrebbe essere stato vittima di violenza sessuale. 

A Borodyanka, la guerra ha coinvolto anche gli animali. Tra le poche notizie arrivate dalla città in queste ultime ore, c’è quella diffusa dai gestori del canile municipale, ritornati in città soltanto ieri dopo al ritirata dei russi. Sui 485 cani rinchiusi nelle gabbie ne hanno trovati più di 300 sono morti di fame e sete.

 

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