La maggioranza di governo è nel pieno di un nuovo scontro tutti contro tutti sull’obbligo vaccinale anti Covid-19 per gli insegnanti e il resto del personale scolastico.

La Lega è contraria, Forza Italia e Italia Viva sono a favore e il Pd accetterebbe anche una soluzione di compromesso, come l’obbligo di tampone. In mezzo, il governo e i ministri, in particolare quello dell’Istruzione Patrizio Bianchi, cercano di mediare per evitare lo scontro.

Ma mentre i leader si dividono con dichiarazioni incendiarie alla stampa, la quasi totalità degli insegnanti (più dell’85 per cento) si è già vaccinata, a differenza degli studenti, nei cui confronti le somministrazioni continuano a languire. 

Il dibattito

Lo scontro è iniziato la scorsa settimana, nei giorni della discussione e poi dell’approvazione del green pass, il certificato rilasciato alle persone vaccinate, che hanno ricevuto un tampone o che sono guariti dal Covid e che, dal 6 agosto, sarà necessario per poter frequentare le attività al chiuso.

È stato lo stesso presidente del Consiglio Mario Draghi, durante la conferenza stampa di presentazione del decreto, a spiegare che il tema era complicato e divisivo. Per questo, aveva detto, sarebbe stato discusso «nei prossimi giorni».

All’interno della maggioranza di governo, i più agguerriti sul tema sono la destra del Pd e Italia Viva. Secondo il presidente della regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, per gli insegnanti, come per medici e infermieri, «serve l’obbligo di vaccino», mentre Matteo Renzi ha detto di essere favorevole all’obbligo dei vaccini per «il mondo sanitario e il mondo scolastico». La deputata di Forza Italia Licia Ronzulli ha addirittura presentato un disegno di legge che introduce l’obbligo per tutto il personale scolastico.

Il segretario Pd Enrico Letta è più prudente. «Più vaccini si fanno meglio è. Ma non pensiamo che i guai della scuola si risolvano solo con una iniezione», ha detto alcuni giorni fa.

Sandra Zampa, deputata e responsabile salute nella segreteria del Pd, conferma che in alternativa all’obbligo il partito potrebbe appoggiare un green pass per gli insegnanti, così da aprire la scuola anche ai docenti che hanno fatto un tampone nelle 48 ore precedenti o che sono guariti dal Covid negli ultimi sei mesi. Ma conferma anche che «se il governo proporrà l’obbligo, avrà certamente il sostegno del Pd».

Dal Movimento 5 Stelle, perso nei suoi problemi interni e già esposto sulla riforma della giustizia, arrivano invece soltanto mormorii confusi. «Personalmente non sono favorevole», ha detto ad esempio Fabiana Dadone, ministra per le Politiche giovanili. Ma sul tema il Movimento deve ancora trovare una posizione chiara.

La Lega

Nel fronte dei nettamente contrari ci sono solo la Lega e il suo segretario Matteo Salvini. «Bisogna educare, informare e spiegare agli insegnanti che rischiano la vita senza vaccino», ha ripetuto ieri. I docenti: «Devono pensare alla loro salute e mettersi in sicurezza volontariamente e liberamente».

Salvini però si tiene tiene aperta la porta per una ritirata non troppo costosa. Ogni volta che si occupa del tema, sottolinea che è contrario soprattutto all’obbligo per gli studenti, una soluzione che nessuno sta proponendo e che sembra un modo per rivendicare una vittoria anche nel caso il governo dovesse decidere di proseguire sulla strada dell’obbligo per il personale scolastico.

Un atteggiamento non barricadere emerge anche nelle parole di Massimiliano Fedriga, leghista, presidente della regione Friuli Venezia Giulia e coordinatore della conferenza stato regioni. La discussione sull’obbligo «in questo momento è poco proficua – dice Fedriga – In realtà c’e’ stata un’enorme adesione da parte del personale della scuola».

I numeri

Quello che manca in questo dibattito, infatti, sono i numeri. Stando agli ultimi dati, si è già vaccinato circa l’85 per cento degli 800mila insegnanti e dei 600mila altri lavoratori della scuola personale (all’appello mancherebbero quindi 215mila persone).

Oggi però questi numeri sono quasi certamente più bassi della realtà. Le vaccinazioni del personale scolastico hanno smesso di essere conteggiate a parte a partire dallo scorso aprile, quando per decisione del governo è stata eliminata la categoria prioritaria a loro riservata. Da oltre tre mesi, il personale scolastico che decide di vaccinarsi viene conteggiato all’interno delle normali fasce d’età.

Nessuno sa quindi esattamente quanti insegnanti sono vaccinati ad esempio in Sicilia, una delle regioni che preoccupano di più poiché, allo scorso aprile, solo il 50 per cento del personale aveva ricevuto il vaccino. 

vaccini categorie

Venerdì scorso, anche il commissario all’emergenza Covid-19 Francesco Figliuolo si è accorto di questa situazione paradossale e ha scritto una lettera alle regioni, chiedendo di ricevere, entro il 20 agosto, le percentuali di docenti vaccinati.

Chi ha ricevuto pochi vaccini sono invece gli studenti: solo il 30 per cento nella fascia 12-19 anni, dove gli studenti sono circa 4,5 milioni. Il commissario Figliuolo ha detto che entro l’inizio della scuola, nei primi dieci giorni di settembre, punta a raddoppiare questa percentuale, distribuendo 1,4 milioni di dosi nei prossimi 40 giorni.

Non è chiaro come sia stato calcolato questo obiettivo, ma guardando i dati di vaccinazione risulta che 1,4 milioni è esattamente il numero di somministrazioni che si raggiungerebbe se mantenessimo la media di somministrazioni alla fascia 12-19 anni, circa 40mila al giorno, anni fino ai primi di settembre. Insomma, non è un obiettivo particolarmente ambizioso, ma con le ferie di mezzo e un dibattito concentrato su tutt’altro, potrebbe essere comunque impossibile da raggiungere. 

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