L’Unione Europea continua a procedere a due velocità nei confronti della crisi ucraina. La presidente della Commissione Europea incontrerà oggi il presidente ucraino Zelensky a Kiev, in quella che costituirà la visita di più alto profilo compiuta dalle istituzioni europee in Ucraina dall’inizio del conflitto.

In un altro sviluppo importante, il Parlamento europeo ha approvato ieri a larghissima maggioranza una risoluzione non vincolante in cui si chiede ai governi degli stati membri di approvare un embargo totale ai prodotti energetici russi: petrolio e soprattutto gas.

Di fronte a queste fughe in avanti, però, l’azione dei principali governi europei rimane timida. Soprattutto le sanzioni energetiche, chieste dal parlamento nella sua risoluzione, sembra che avranno grandissime difficoltà ad essere approvate.

La visita

Von Der Leyen aveva comunicato la sua intenzione di visitare Kiev questa settimana e ieri è arrivata la data ufficiale. Nel suo viaggio, Von Der Leyen è accompagnata dall’Alto rappresentate per la politica estera dell’Ue Josep Borrell, dal primo ministro austriaco Karl Nehammer da quello slovacco Eduard Heger.

La presenza di quest’ultimo è particolarmente interessante per gli ucraini. La Slovacchia è uno dei pochi paesi europei a possedere il potente sistema antiaereo S-300, di origine sovietica e che gli ucraini potrebbero utilizzare immediatamente senza bisogno di ulteriore addestramento.

Fino ad ora, però, nessun paese in possesso di questo sistema è stato disposto a cederlo agli ucraini. In parte per timore di provocare la Russia, ma anche perché si tratta di armi che costano nell’ordine dei miliardi di euro a cui in pochi sono disposti a rinunciare.

La presenza del primo ministro Heger oggi a Kiev, potrebbe portare a qualche cambiamento su questo fronte. Come ha ricordato ieri il ministro degli Esteri ucraino Dimitro Kuleba, ciò che serve al suo paese in questo momento sono proprio «armi, armi e altre armi».

Le sanzioni

Non è solo di fronte alla consegna delle armi più costose ed avanzate che la volontà europea di sostenere gli ucraini si raffredda. Anche sul terreno delle sanzioni ci sono profonde divisioni. Ieri, con un voto finito 513 a 22, gli europarlamentari hanno chiesto l’embargo alle forniture di energia provenienti dalla Russia, che al momento fruttano al Cremlino circa un miliardo di euro ogni giorno.

I governi degli stati membri, però, non sono così convinti di questa mossa. Il gas russo è fondamentale per la produzione energetica di paesi come Germania ed Italia e un taglio immediato delle forniture costringerebbe a un severo razionamento.

La Commissione ha quindi proposto questa settimana un pacchetto più limitato, in cui si propone il blocco delle sole importazioni di carbone, molto meno strategiche. Ma anche su questo ci sono state delle resistenze.

La proposta di embargo entro tre mesi è stata trasformata in embargo entro quattro mesi, cioè entro agosto. Il governo tedesco è stato tra quelli più attivi nello spingere per questa modifica. A questo proposito, gli esperti di energia ricordano che in passato il governo tedesco aveva già approvato un piano per eliminare il carbone entro settembre 2022.

 

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