Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Per un mese pubblichiamo ampi stralci della prima grande inchiesta di Giovanni Falcone, l’ordinanza di rinvio a giudizio “Rosario Spatola e altri” del 1980


Il Procuratore della Repubblica di Palermo, interrogati gli arrestati, ne convalidava gli arresti e, nei confronti di Vittorio Mangano e di Giuseppe Miceli Crimi, che non erano stati tempestivamente interrogati, emetteva ordine di cattura per i delitti di associazione per delinquere ed associazione finalizzata al traffico di stupefacenti.

Quindi, trasmetteva gli atti, il 13.5.80, al Giudice Istruttore perché procedesse col rito formale nei confronti di tutti gli imputati, per gli stessi reati associativi già contestati a Vittorio Mangano e Giuseppe Miceli Crimi e contro Inzerillo Francesco di Pietro e Piraino Filippo per l'esportazione in U.S.A. di 24 chilogrammi di eroina.
Il Giudice Istruttore emetteva mandati di cattura contro tutti gli imputati e procedeva agli interrogatori degli arrestati, che respingevano decisamente gli addebiti.

Esaurita questa prima fase dell'istruttoria, numerosi problemi dovevano essere risolti con urgenza; e primo fra tutti, quello della libertà personale degli arrestati, che avevano vigorosamente sostenuto la totale mancanza di prove a loro carico.

Venivano scarcerati per insufficienza di indizi, dopo breve periodo di carcerazione preventiva, Di Maggio Calogero, Di Maggio Giuseppe, Di Maggio Salvatore, Inzerillo Giuseppe, Cipriano Rosario, Villico Francesco, Crivello Vincenzo, Spatola Salvatore, Spatola Rosario di Giovanni, Di Maggio Francesco, Ciminello Francesco, Inzerillo Giovanni di Antonino, Schisano Antonino e Sansone Gaetano; altri degli arrestati sarebbero stati scarcerati in prosieguo per varie causali.

Occorreva, poi, stabilire, fra i vari argomenti indicati nel rapporto di denunzia, quelli suscettibili di utili indagini istruttorie per accertare la sussistenza di un legame associativo illecito fra i denunziati.

Infatti, il rapporto di denunzia, pur presentando qualche felice intuizione e logicità di argomentazioni deduttive, appariva più una affrettata giustapposizione di indagini slegate che il momento conclusivo di un'attività di polizia giudiziaria, condotta in modo organico e con una visione unitaria della materia.

Inoltre, alcune affermazioni apparivano decisamente fuori luogo, come quella relativa all'omicidio dell’On. Mattarella, attribuito, in modo nemmeno tanto larvato, alla organizzazione denunziata, pur nella totale carenza di elementi probatori.

La sussistenza dell'organizzazione criminosa di natura mafiosa era dedotta, oltre che dalla personalità dei denunziati e dai rapporti di parentela fra di essi, da specifici episodi di traffico internazionale di stupefacenti e da altri episodi che, per le modalità di svolgimento e per i reati commessi, denotavano un “modus operandi” tipico delle organizzazioni mafiose.

L’Istruttore riteneva, pertanto, di indirizzare le indagini in diverse direttrici che si integrassero a vicenda.

Anzitutto, si cercava di ricostruire nei dettagli le modalità di svolgimento dei singoli episodi di traffico di stupefacenti, addebitati ad alcuni degli imputati, e, in proposito, si deve dare atto della proficua collaborazione delle Autorità degli Stati Uniti d'America, che hanno trasmesso allo scrivente una quantità notevole di atti giudiziari e di rapporti della Polizia U.S.A., utilissimi ai fini delle indagini.

Rilevato poi, che il traffico internazionale di stupefacenti comportasse necessariamente quello di valuta estera (soprattutto di dollari), si disponeva il sequestro di tutte le distinte dei cambi effettuati, negli ultimi anni, nelle banche delle Province di Palermo, Agrigento e Trapani.

Ritenuto, ancora, che gli ingenti profitti del traffico di stupefacenti e delle altre attività illecite potevano essere investiti in attività lecite, si cercava, attraverso pazienti indagini bancarie, di stabilire l'origine e l'impiego del danaro affluito in conti correnti bancari e depositi a risparmio, utilizzati dagli imputati, ed inoltre, di individuare le intraprese, apparentemente lecite, dei singoli imputati e le loro possidenze, soprattutto immobiliari, per stabilire se, e in che misura, in esse fossero stati impiegati proventi di traffici illeciti.

Si tentava, infine, di ricostruire nei dettagli la inquietante vicenda della scomparsa del Sindona, al fine di accertare se fosse aderente alla realtà l'ipotesi secondo cui il Sindona stesso non era stato rapito, ma si era servito della organizzazione mafiosa di che trattasi per allontanarsi per finalità illecita dagli U.S.A.

Occorreva, quindi, in tempi ristretti, dato lo stato di carcerazione preventiva di molti degli imputati, far fronte ad una attività istruttoria che, per la sua complessità; richiedeva un impegno, particolarmente gravoso, anche degli Organi di Polizia Giudiziaria; e devesi riconoscere che, pur in mancanza di strutture collaudate e di adeguati mezzi materiali, l'intelligente collaborazione della Polizia Giudiziaria si è rivelata preziosa.

Vanno particolarmente segnalati, per il ruolo svolto nelle indagini e per la loro continua collaborazione, il Dott. Bruno Contrada ed il Dott.Vittorio Vasquez della Criminalpol di Palermo, il Dott.Ignazio D'Antone, il Dott.Guglielmo Incalza ed il M.llo Santi Donato della Squadra Mobile di Palermo, il Col. Elio Pizzuti Comandante del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo, il Capitano Diego Minnella, del Nucleo Operativo CC. di Palermo.

In motivazione si esporranno dettagliatamente i risultati di queste indagini.

Giova, però, rilevare sin d'ora che le ipotesi di lavoro hanno trovato puntuale riscontro in ordine alla responsabilità degli imputati per i singoli episodi denunziati di traffico di stupefacenti mentre numerosi altri personaggi sono emersi dalle indagini, quali appartenenti, all'organizzazione mafiosa o con funzioni di fiancheggiamento e di copertura. Si è veruta delineando, così, un'organizzazione mafiosa, di carattere internazionale, dedita al traffico di stupefacenti; un'associazione estremamente pericolosa, sia per le dimensioni, sia per l'intricata rete di appoggi e di connivenze di cui godeva.

Può così, essere sintetizzato l'iter dell'istruttoria:

Il 19.6.1980, veniva emesso ed eseguito mandato di cattura, per associazione per delinquere, nei confronti di Pecorella Antonino, sulla base dei suoi rapporti di natura patrimoniale e societaria con Salvatore Inzerillo e con altri imputati, denotanti una sua appartenenza all'organizzazione.

Il 6.6.1980, veniva emesso mandato di cattura per il delitto di cui all'art.416 C.P. contro Mannino Alessandro, nipote di Salvatore Inzerillo di Giuseppe, che aveva svolto un'intensa attività di collaborazione e di copertura, soprattutto nei rapporti con le banche, a favore dello zio.

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