Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci del lavoro svolto dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2 presieduta da Tina Anselmi


La Loggia Propaganda è in questa prima fase un organismo contrassegnato da una connotazione di accentuata riservatezza che confina (se non probabilmente rientra) con una situazione di vera e propria segretezza.

Licio Gelli non solo procede ad accentuare tali caratteristiche — come si evince dalla circolare 20 settembre 1972 nella quale viene data notizia che «con l'elaborazione degli schedari in codice, è stata ultimata l'organizzazione della nuova impostazione, adeguandola alle più recenti esigenze» — ma soprattutto dà all'organizzazione un nuovo impulso di attività.

Così nel medesimo testo è dato leggere: «Nonostante il nostro Statuto non preveda riunioni, a seguito di sollecitazioni pervenute è stato disposto un calendario di incontri fra elementi appartenenti allo stesso settore di attività».

Un'azione questa di vasto respiro che il Gelli porta avanti in piena intesa con la Gran Maestranza del Grande Oriente, come oi dimostra a sua volta la circolare con la quale Lino Salvini comunica agli iscritti: «Sono lieto di informarti che la P2 è stata adeguatamente ristrutturata in base alle esigenze del momento oltre che per renderla più funzionale, anche, e soprattutto, per rafforzare ancor più il segreto di copertura indispensabile per proteggere tutti coloro che per determinati motivi particolari, inerenti al loro stato, devono restare occulti.

Se fino ad oggi non è stato possibile incontrarci nei luoghi di lavoro, con questa ristrutturazione avremo la possibilità ed il piacere, nel prossimo futuro, di avere incontri più frequenti, per discutere non solo dei vari problemi di carattere sociale ed economico che interessano i nostri Fratelli, ma anche di quelli che riguardano tutta la società».

La Commissione ha agli atti il verbale di una di queste riunioni. Da essa ci è dato apprendere che tra gli argomenti dibattuti vanno annoverati «la situazione politica ed economica dell'Italia, la minaccia del Partito comunista italiano, in accordo con il clericalismo, volta alla conquista del potere, la carenza di potere delle forze dell'ordine, il dilagare del malcostume, della sregolatezza e di tutti i più deteriori aspetti della moralità e del civismo, la nostra posizione in caso di ascesa al potere dei clerico-comunisti, i rapporti con lo Stato italiano».

Inviando il verbale della riunione agli iscritti che ad essa non avevano potuto prendere parte, Licio Gelli così si esprime: «Come potrai osservare, la filosofia è stata messa al bando ma abbiamo ritenuto, come riteniamo, di dover affrontare solo argomenti solidi e concreti che interessano la vita nazionale».

E aggiungeva: «Molti hanno chiesto — e non ci è stato possibile dar loro nessuna risposta perché non ne avevamo — come dovremmo comportarci se un mattino, al risveglio, trovassimo i clerico-comunisti che si fossero impadroniti del potere: se chiuderci dentro una passiva acquiescenza, oppure assumere determinate posizioni ed in base a quali piani di emergenza».

Un'altra circostanza di estremo interesse al fine di valutare il clima politico della Loggia P2 in questa sua prima fase organizzativa, e la natura dell'attività attraverso essa condotta da Licio Gelli, è la testimonianza di una riunione tenuta presso il domicilio aretino del Gelli (villa Wanda) nel 1973.

Partecipano a tale riunione il generale Palumbo, comandante la divisione carabinieri Pastrengo di Milano, il suo aiutante colonnello Calabrese, il generale Picchiotti, comandante la divisione carabinieri di Roma, il generale Bittoni, comandante la brigata carabinieri di Firenze, l'allora colonnello Musumeci, il dottor Carmelo Spagnuolo, procuratore generale presso la corte d'Appello di Roma.

Licio Gelli si rivolse agli astanti affermando che la situazione politica era molto incerta; esortandoli a tenere presente che la massoneria, anche di altri Stati, è contro qualsiasi dittatura di destra e di sinistra e che la Loggia P2 doveva appoggiare in qualsiasi circostanza un governo di centro, il Venerabile invitava infine i presenti ad operare a tal fine con i mezzi a loro disposizione e pertanto a ripetere il discorso ai comandanti di brigata e di legione alle loro dipendenze.

In questo contesto di discorsi fu altresì ventilata l'ipotesi di un governo presieduto da Carmelo Spagnuolo, sulla quale, come sull'intero episodio, ci si soffermerà più diffusamente in seguito. Altra riunione della quale è di un certo interesse, ai nostri fini, fare menzione è quella tenuta il 29 dicembre 1972, presso l'Hotel Baglioni di Firenze, dallo stato maggiore della Loggia P2.

Dal verbale agli atti della Commissione, si evidenzia un'intensa attività organizzativa e di solidarietà, la previsione di una articolazione in «gruppi di lavoro atti a seguire situazioni e problemi attinenti alle varie discipline di interessi», la proposta dell'invio «ad alcuni Fratelli di una lettera in cui si chiede di voler fornire quelle notizie di cui possano venire a conoscenza e la cui diffusione ritengano possa tornare utile... le notizie raccolte, previo esame di un non precisato "comitato di esperti" dovrebbero essere poi passate all'Agenzia di Stampa O.P.».

Tale ultima proposta non venne accettata per la decisa opposizione del generale Rosseti, uscito poi dalla Loggia P2 in aperta polemica con Licio Gelli I dati proposti all'attenzione ed i documenti relativi consentono alla Commissione di delineare in termini sufficientemente definiti il quadro di intenti e di attività entro il quale si muove la Loggia P2 durante questa prima fase di espansone.

Ci ritroviamo di fronte ad un'organizzazione caratterizzata da una forma di riservatezza — innestata con connotati accentuativi nell'ambito della riservatezza rivendicata come propria dalla comunione di Palazzo Giustiniani — che evolve verso forme di indubbia segretezza quale certamente denotano l'adozione di appositi codici per gli iscritti nonché di un nome di copertura, «Centro studi di storia contemporanea», per indicare l'organismo.

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