Il karateka Anshan Khosravi, da Stoccolma: «Ci viene chiesto di rappresentare un’ideologia imposta, non il popolo. Scappare era l’unico modo, dovevo scegliere che essere umano diventare». Kasra Mehdipour, campione di taekwondo oggi a Berlino: «Il governo abusa della nostra popolarità imponendoci di essere espressione del potere». Dayon Rabiei e il muay thai come cura dopo le molestie del suo coach: «Mi è stato ordinato di ritirarmi per non lottare contro un israeliano. Solo con la caduta del regime potremo ripristinare libertà, trasparenza e pari opportunità»
«Come due monti si levarono l’un contro l’altro quei leoni; e nessuno dei due cedette, né si stancò della lotta con l’altro»: è l’ultimo verso che Anshan legge prima di lasciare l’Iran, un biglietto di sola andata per l’Europa in tasca e un kindle con l’opera di Ferdowsi nello zaino. Più volte il grande poeta epico persiano ha descritto la lotta corpo a corpo, un’antica tradizione della cultura iraniana. Un modo di cercare il proprio posto nel mondo. Anshan passa per i monti Zakros, nello stomac


