Il calcio europeo è entrato in una fase di profonda trasformazione, e a indicare la strada – o forse a correre un rischio inevitabile – è stata la Francia. Da questo agosto, infatti, è nata Ligue 1+, la piattaforma ufficiale della Ligue de football professionnel (LFP), che trasmette in streaming quasi tutte le partite del massimo campionato transalpino. Un progetto che va ben oltre la semplice distribuzione digitale: per la prima volta una delle cinque grandi leghe europee ha scelto di diventare broadcaster di sé stessa, gestendo in autonomia produzione, distribuzione e narrazione.

La scelta non è stata dettata da un entusiasmo visionario, ma da una necessità stringente. Negli ultimi anni la LFP ha vissuto una vera crisi dei diritti televisivi. Prima il naufragio del contratto miliardario con Mediapro – e la chiusura di Telefoot dopo pochi mesi –, poi la rescissione degli accordi con DAZN e BeIN Sports. La conseguenza è stata un crollo dei ricavi e l’incubo di un buco finanziario stimato in 1,2 miliardi di euro. I club francesi hanno dovuto ricorrere a prestiti e fondi di emergenza, mentre la lega cercava un’alternativa credibile.

La soluzione è stata, appunto, Ligue 1+, finanziata in parte dai 100 milioni di compensazione ricevuti da DAZN per la rescissione. Un progetto nato come risposta a una crisi strutturale, ma che potrebbe trasformarsi in un modello per il futuro.

Strategie di lancio

La piattaforma offre otto partite a giornata in esclusiva, lasciando solo un match a BeIN Sports. L’abbonamento costa 19,99 euro al mese, con formule scontate: 9,99 euro per gli under 26 e 14,99 euro per chi guarda solo da computer o smartphone. Il lancio ha superato le aspettative: nel primo fine settimana si sono registrati oltre 600mila abbonati, segnale che la formula – prezzo accessibile e ampia copertura – ha intercettato una domanda latente.

La distribuzione è capillare: Ligue 1+ è accessibile via OTT – sito e app dedicata –, tramite tutti i principali provider francesi – Orange, Bouygues, SFR, Free –, su Dazn e persino su Amazon Prime Video, senza obbligo di abbonamento Prime. A questo si aggiungono Smart tv, Apple tv, Android tv e la piattaforma Molotov. Una strategia di “iperdiffusione” che punta a ridurre le barriere di accesso e a rendere lo streaming legale più comodo della pirateria.

Se funzionasse, Ligue 1+ cambierebbe radicalmente il rapporto fra tifosi e campionato. Dal controllo totale – la lega gestisce ricavi, dati e contenuti – ai prezzi competitivi – molto inferiori a quelli dei tradizionali pacchetti pay tv –, dal coinvolgimento dei club – le società producono contenuti originali, aprono spogliatoi e raccontano il dietro le quinte – all’accesso internazionale, già disponibile nel Regno Unito, con potenziale espansione globale. Certo, non mancano le incognite: dalla resistenza della pirateria alla dipendenza dal Psg come unico grande richiamo internazionale, fino alla mancanza di Canal+, storico partner della Ligue 1.

Un’idea anche per l’Italia?

Per capire la portata della scelta francese basta confrontare i valori dei diritti televisivi dei cinque top campionati europei, stima 2024-25: Premier League, circa 3,8 miliardi €/anno (domestici + internazionali); La Liga, 1,4 miliardi; Bundesliga, 1,3 miliardi; Serie A, poco meno di 1 miliardo; Ligue 1, circa 500 milioni, in caduta libera dopo i crack contrattuali. È evidente come la Francia fosse il fanalino di coda, costretta a reinventarsi per non perdere competitività.

In Italia il dibattito è aperto da tempo. Lorenzo Casini, presidente della Lega Serie A, ha più volte dichiarato che la creazione di una piattaforma proprietaria – ribattezzata Serie A+ – è «una possibilità concreta, un piano B» qualora il mercato non riconosca il valore del campionato. Già nel 2023 e nel 2024, in occasione delle trattative con DAZN e Sky, Casini e altri dirigenti hanno sottolineato che «la Lega deve essere pronta a fare da sé».

Per ora, la Serie A ha rinnovato con Dazn e Sky fino al 2029, ma le riflessioni strategiche proseguono: l’esperimento francese è osservato con grande interesse, soprattutto perché dimostra che la distribuzione diretta può funzionare. Un piccolo antipasto italiano si è visto proprio questa estate. La Lazio ha scelto di trasmettere il proprio precampionato attraverso un canale ufficiale online, chiedendo ai tifosi di registrarsi per seguire le amichevoli. Un test ridotto, ma indicativo: anche i club cominciano a muoversi nella direzione di una gestione diretta dei contenuti.

Ligue 1+ nasce come scommessa di sopravvivenza, ma potrebbe trasformarsi in laboratorio per tutto il calcio europeo. Prezzo, accessibilità e controllo diretto sono i suoi punti di forza, ma la vera sfida sarà fidelizzare i tifosi e combattere la pirateria. La Serie A guarda con attenzione: oggi resta legata ai broadcaster tradizionali, ma domani potrebbe intraprendere la stessa strada. Anche perché, in un mercato che vale miliardi, non essere padroni della propria immagine significa correre il rischio di restare indietro.

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