La guerra civile blocca il calcio in Sudan: così i migliori club migrano in Ruanda

Correva l’anno 1957 e Khartoum era in fermento. L’8 febbraio, i principali leader calcistici di Sudan, Egitto, Etiopia e Sudafrica si incontrarono al Grand Hotel della capitale sudanese per dare vita alla Confederazione africana del calcio (CAF), la prima organizzazione sportiva continentale. Due giorni dopo, allo Stadio Municipale, prese il via l’edizione pilota della Coppa d’Africa, il torneo che avrebbe segnato l’inizio della rivendicazione simbolica di un continente in cammino verso la propria liberazione dal giogo coloniale. Khartoum fu anche la sede originaria della CAF, ma un incendio nelle strutture della Federcalcio locale, in cui andò perso anche l’atto fondativo della confederazione, spinse il presidente dell’epoca, un egiziano, a trasferirla al Cairo. All’importanza rivestita dal Sudan a livello amministrativo seguirono anche i risultati sportivi. Nelle prime dieci edizioni della Coppa d’Africa, la nazionale si qualificò sei volte, conquistò due secondi posti e vinse il suo unico titolo nel 1970. Massacri, saccheggi e fame. Il Sudan verso il baratro, l’Occidente sta a guardare L’effetto della guerra civile Oggi, a 55 anni di distanza da quel successo, i fasti di un tempo appaiono più lontani che mai. Dall’aprile 2023, il Sudan è travolto da una guerra civile per procura che, fin qui, ha causato più di 150mila morti e oltre 14 milioni di rifugiati, costringendo anche il calcio a fermarsi. Mentre quello femminile, sbocciato dopo la rivoluzione del 2019 che mise fine al regime di Omar Al Bashir, è stato interrotto e resta intrappolato sotto le macerie, la versione maschile sta tentando di resistere cercando casa altrove. La Nazionale ha trovato rifugio nei vicini Sud Sudan e Libia. Proprio da quest’ultima, a Benghazi, è riuscita a conquistare la qualificazione alla prossima Coppa d’Africa - solo la quarta dal 1976 - e a competere per un posto ai Mondiali 2026. Al Hilal e Al Merrikh, i due club più vincenti del paese, hanno invece preso parte al campionato mauritano nella scorsa stagione. L’Al Hilal, partecipante abituale alla Champions League continentale, lo ha addirittura vinto, conquistando un primato unico al mondo: è diventata la prima squadra a trionfare in due campionati nazionali di paesi diversi nello stesso anno. Il club di Omdurman - città che sorge sulla sponda opposta del Nilo, di fronte alla parte settentrionale di Khartoum - si è infatti laureato anche campione del Sudan in un mini torneo a otto squadre. Organizzata in appena venti giorni nel paese in guerra, questa competizione aveva l’obiettivo di determinare quali squadre avrebbero rappresentato il Sudan nelle coppe continentali della stagione in corso. La morte del giovane Cheikh Touré: la piaga del football trafficking sulla pelle di chi sogna il calcio L’offerta del Ruanda Quest’anno l’accordo per un’ulteriore stagione in Mauritania non è stato raggiunto e i due club hanno dovuto traslocare nuovamente. Mentre proseguiva la ricerca insieme all’Al Ahli Wad Madani, terza classificata del mini campionato sudanese, l’Al Hilal ha disputato le partite casalinghe dei preliminari di Champions League in Libia e a Zanzibar, regione semiautonoma della Tanzania. Ma l’attesa non è durata molto. «Inizialmente avevamo chiesto di partecipare al campionato libico, ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta», ha detto Samer Al Omrabi, membro del consiglio di amministrazione dell’Al Merrikh e portavoce ufficiale del club. «Successivamente abbiamo valutato altre opzioni e abbiamo proposto al Ruanda di giocare nel loro campionato. La federazione, insieme ai club locali, ha accolto con grande entusiasmo la nostra idea», ha proseguito Al Omrabi, al momento residente al Cairo come gran parte dei dirigenti calcistici sudanesi. Un nuovo Ruanda. Il paese 30 anni dopo il genocidio Ed è così che le prime tre squadre del campionato sudanese si ritroveranno a Kigali, che sta assumendo sempre maggiore rilievo nel panorama sportivo africano. Tra gli eventi più significativi assegnati alla capitale ruandese figurano il primo tour UCI di ciclismo mai organizzato in Africa e la fase finale dell’edizione 2026 della Basketball Africa League, il torneo continentale affiliato alla Nba. Non va inoltre dimenticata la sponsorizzazione sulle maglie di Arsenal e Paris Saint-Germain, criticata da più parti per il coinvolgimento del regime di Paul Kagame nel conflitto nell’est della Repubblica Democratica del Congo. Nella stessa città, lunedì 10 novembre, l’Al Hilal ha debuttato nella Rwanda Premier League. Al Merrikh e Al Ahli Wad Madani, ancora in fase di preparazione, seguiranno nelle settimane successive, provando a mantenere viva la passione per il calcio in Sudan e a richiamare l’attenzione sulla crisi umanitaria più grave al mondo. L’ipocrisia della Fifa: combatte la Superlega europea, ma ne approva una in Oceania. E quella africana è sparita dai radar