La parola “eroe” non dovrebbe rientrare nella narrazione sportiva, ma in una società permeata dalla cultura della competizione il linguaggio continua a eccedere. Se c’è un motivo per cui gli italiani dovrebbero essere grati al coach della Nazionale femminile, ancor più del bene che ha fatto alla pallavolo azzurra, è ciò che regala alla nostra consapevolezza
Dopo l’11 settembre 2001, si disse che la parola “eroe” non sarebbe più dovuta rientrare nella narrazione sportiva, ma essere usata solo per coloro che danno o rischiano la vita per cercare di salvare quella altrui. Come i pompieri che salivano le scale delle Torri gemelle per aiutare chi tentava di scenderle. E tutti quelli che, come loro, si espongono a gravi pericoli per un nobile ideale. Mentre civili da tutto il mondo salpano verso Gaza con la Global Sumud Flotilla, la più grande iniziativa



