È ufficiale, Jeff Bezos va nello spazio. Il prossimo 20 luglio, il fondatore di Amazon e della società aerospaziale privata Blue Origin sarà infatti a bordo della navicella New Shepard, con cui arriverà fino a 75 chilometri dalla superficie della Terra e da lì osserverà il nostro pianeta in assenza di gravità per tre minuti, prima che la capsula rientri dal primo volo suborbitale (entro i 100 chilometri dalla Terra) con passeggeri a bordo compiuto dalla società fondata nel 2000.

Con Jeff Bezos non ci sarà solo suo fratello Mark, ma anche la persona che ha conquistato il biglietto messo all’asta da Blue Origin, offrendo una cifra di poco inferiore ai tre milioni di dollari per superare gli altri 6mila partecipanti. E così, sul finire di luglio, prenderà definitivamente il via la tanto attesa stagione del turismo spaziale: negli ultimi vent’anni, infatti, solo otto civili sono riusciti a viaggiare a pagamento nello spazio, a partire da quel 2001 in cui l’imprenditore statunitense Dennis A. Tito versò 20 milioni di dollari per trascorrere poco meno di otto giorni a bordo di un Sojuz russo diretto verso la Stazione Spaziale Internazionale.

Tutto ciò sta per cambiare: il volo della Blue Origin con a bordo Jeff Bezos darà il via alla stagione del turismo spaziale di massa. O meglio: del turismo riservato a quanti possono permettersi di spendere centinaia di migliaia di dollari per trascorrere pochi minuti a gravità zero e osservare il nostro pianeta dall’orbita terrestre. Per Bezos, però, l’aspetto più importante non è la nuova avventura imprenditoriale (per concentrarsi sulla quale ha anche deciso di lasciare la guida operativa di Amazon), bensì il fatto che questo viaggio nello spazio gli permetterà di trasformare il suo più grande sogno in realtà.

Il sogno di un bambino di 5 anni

«Sin da quando avevo cinque anni, ho sempre sognato di viaggiare nello spazio», ha dichiarato Bezos. «Vedere la Terra dallo spazio è qualcosa che ti cambia, è un’avventura. Questo per me è una cosa grossa». Non è da tutti realizzare i propri sogni di bambino, soprattutto quando coinvolgono delle navicelle spaziali. E infatti, per riuscire nell’impresa, Jeff Bezos è dovuto diventare l’uomo più ricco del mondo (con un patrimonio personale stimato in 187 miliardi di dollari), usare parte di questi fiabeschi guadagni per fondare e sostenere finanziariamente un’azienda aerospaziale e riuscire a mantenere vivo l’interesse nei confronti dello spazio mentre nella quotidianità si occupava di spedire pacchi ai quattro angoli del pianeta Terra con Amazon.

Tenere accesa questa passione, a dirla tutta, non dev’essere stata un’impresa difficile. Da quello che si sa, infatti, Jeff Bezos è ossessionato dallo spazio, dall’esplorazione dell’universo e, ovviamente, dalla fantascienza che tutto ciò ha da sempre indagato e immaginato. Per la precisione, a nutrire la fantasia di Bezos è soprattutto Star Trek: il suo cane si chiama Kamala e una delle sue holding è stata invece battezzata Zefram, entrambi personaggi della storica serie di fantascienza. Con sprezzo del ridicolo, Bezos è riuscito addirittura a comparire – per quanto irriconoscibile dal trucco – in un cameo del film Star Trek Beyond.

Vista così, diventa anche più chiara la decisione di salvare dalla chiusura una serie tv come The Expanse, definita più volte “il Game of Thrones della fantascienza”, ma il cui riscontro di pubblico non entusiasmante aveva portato alla cancellazione da parte del canale via cavo SyFy. Scelta che non deve essere piaciuta a Bezos, che ha così adottato la serie sul suo Amazon Prime Video, riesumandola e trasformandola in un prodotto di culto. «Jeff Bezos non desidera soltanto avere successo nello spazio o costruire razzi riutilizzabili: vuole rinvigorire l’interesse nello spazio», ha spiegato a Wired Christian Davenport, autore del saggio The Space Barons. «E penso che il salvataggio di The Expanse abbia molto a che fare con tutto ciò».

Dobbiamo entusiasmarci con lui 

01 December 2020, Berlin: Elon Musk, head of the space company SpaceX and Tesla CEO, comes to the Axel Springer Award ceremony. Musk will accept this year's Axel Springer Award. Photo by: Britta Pedersen/picture-alliance/dpa/AP Images

Jeff Bezos, in poche parole, è disposto a sfruttare tutte le frecce al suo arco (compreso Prime Video) pur di renderci partecipi della sua passione. Ed è sicuramente ciò che avverrà il prossimo 20 luglio, quando probabilmente tutto il mondo terrà d’occhio l’avventura in orbita dell’uomo più ricco del pianeta. Tra gli spettatori, non mancherà di esserci il suo più grande rivale – Elon Musk, fondatore della concorrente SpaceX – che per una volta dovrà accontentarsi di un posto in seconda fila nonostante sia abituato ad attirare tutte le attenzioni.

Una piccola rivincita per Blue Origin, che meno di due mesi si è vista soffiare da SpaceX un contratto con la NASA da 2,9 miliardi di dollari per la costruzione del lander che, entro il 2025, porterà degli astronauti sulla Luna per la prima volta dal 1972. Quella tra Bezos e Musk non è però solo la sfida tra due dei tre uomini più ricchi del mondo (l’intruso è l’imprenditore del lusso Bernard Arnault) e le loro agenzie aerospaziali private, è forse prima ancora la sfida tra due nerd con la mania della fantascienza e dell’esplorazione spaziale, che hanno sfruttato i successi imprenditoriali nel mondo di internet (Bezos con Amazon, Musk attraverso la vendita di PayPal a eBay) per finanziare i loro sogni extraterrestri.

Come nelle migliori rivalità, anche quella tra Bezos e Musk nasce con il tentativo di stringere amicizia. Nel 2004, i fondatori delle allora neonate Blue Origin e SpaceX (fondata nel 2002) si incontrarono un paio di volte – a San Francisco e a Seattle – per discutere della comune passione e anche dell’obiettivo di entrambi di costruire dei razzi riutilizzabili. Gli incontri non sarebbero andati molto bene, soprattutto a causa dello scetticismo di Musk nei confronti di alcuni dei progetti di Bezos: “Ho fatto del mio meglio per dargli dei consigli, ma ha scelto di ignorarli”, ha raccontato Musk sempre a Davenport.

Da allora, Musk non ha risparmiato colpi bassi al suo rivale. Nel 2013 ha irriso Blue Origin, colpevole di «non aver ancora saputo costruire una navicella suborbitale affidabile nonostante oltre dieci anni di sviluppo». Due anni più tardi, quando la società di Bezos riuscì per la prima volta a far atterrare un razzo riutilizzabile, Musk rispose facendo notare come la sua SpaceX avesse compiuto l’impresa già tre anni prima.

Marte, che noia

Da parte sua, Jeff Bezos non ha mancato di ironizzare sulle ambizioni spaziali di Elon Musk, affermando di trovare l’idea di colonizzare Marte poco stimolante, consigliando al suo rivale di andare prima a vivere in cima all’Everest per un anno (“un eden, in confronto a Marte”) e segnalando nel corso di eventi ufficiali come le ambizioni marziane di SpaceX siano ancora “molto, molto lontane”.

SpaceX nasce infatti con la missione di conquistare Marte nel giro di qualche anno (la data prescelta viene continuamente rinviata, ma al momento è fissata al 2026) ed è noto a tutti come l’obiettivo finale del suo fondatore sia di dare vita alla colonizzazione del Pianeta Rosso per poi procedere alla terraformazione (la ri-creazione artificiale dell’atmosfera terrestre), seguendo dei procedimenti che spesso sembrano tratti di peso dalle pagine della Trilogia di Marte di Kim Stanley Robinson, probabilmente parte della dieta fantascientifica di Musk (di cui però è nota soprattutto la passione per il ciclo della Fondazione di Isaac Asimov).

Lo scetticismo di Bezos non sembra mal riposto, considerando che lo stesso Musk, in alcuni rari momenti di sconforto, si è lamentato della lentezza dei progressi di SpaceX e del rischio, avanti di questo passo, di non essere più vivo per quando si riuscirà a raggiungere Marte. E forse è questa la vera rivincita di Jeff Bezos, che trasformerà i suoi (più realistici) sogni in realtà il prossimo 20 luglio. Per Elon Musk, realizzare i piani spaziali sarà decisamente più difficile.


 

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