Può la tecnologia rendere la mobilità su gomma sicura, semplice sostenibile? I trasporti nel nostro paese stanno attraversando un periodo abbastanza complicato, con ritardi, guasti e scioperi sulla rete ferroviaria, anche se potrebbero rappresentare la soluzione più sostenibile a livello ambientale e, spesso, anche di tempo. Oppure con un numero molto elevato di cantieri che attraversano le autostrade italiane. Autostrade che ovviamente necessitano di un rinnovamento, dato che l’85 per cento della rete esiste dagli anni Settanta. Tuttavia, il rinnovamento di queste vie porta spesso grandi disagi agli utenti finali del servizio, ovvero i guidatori e le guidatrici. Questo, però, potrebbe essere proprio il contesto in cui la tecnologia potrebbe far fare un grande passo in avanti, come ha spiegato Lorenzo Rossi, amministratore delegato di Movyon, del gruppo Autostrade per l’Italia, intervenendo all’evento “Il futuro è adesso”, che Domani ha organizzato il 5 e il 6 novembre al Tempio di Vibia Sabina e Adriano. 

La tecnologia potrebbe intervenire nel monitoraggio e nella mappatura dell’infrastruttura, fatta in gran parte di ponti e gallerie. Una sperimentazione già in corso per esempio in Liguria permette, attraverso l’uso di droni, di mappare con fotografie le strutture dei ponti e delle gallerie per far sì che gli ingegneri possano valutarne lo stato di salute e, in seguito, addestrare dei sistemi di intelligenza artificiale a analizzare la situazione, valutare e proporre eventuali interventi di risanamento o consolidamento. 

Oppure ci potrebbero essere ulteriori progressi sulla guida autonoma delle auto, in questo momento a un livello due su una scala da zero a cinque, corrispondente alla capacità di segnalarci l’uscita dalla corsia stradale o altre piccole attività. Una guida autonoma di livello 3, in parte già esistente ma da perfezionare, potrebbe invece permettere alle automobili di prendere completamente il controllo della marcia. Per fare questo però il veicolo deve fare affidamento su una precisione della posizione di 30 centimetri, che in gran parte della rete non può essere finora garantita. Una modalità per superare l’ostacolo di un segnale satellitare non abbastanza preciso potrebbe essere inserire dei sensori nelle strade stesse, che inviino segnali alle auto, che gli permettono di avere una posizione accurata, con le sperimentazioni che stanno dando ottimi risultati. 

O ancora sono in corso sperimentazioni che semplificano la marcia agli utenti delle strade. Per esempio, sull’autostrada A4 Torino-Trieste esiste un tratto in cui la corsia di emergenza è dinamica, con segnali che indicano quando può essere usata o no come corsia normale per poter decongestionare il traffico. Dei sensori stradali sono però in grado di rilevare un’auto ferma e garantire il ritorno alla corsia di emergenza chiusa. Il risultato della sperimentazione per ora è un traffico più fluido e un risparmio «della quantità di anidride carbonica che viene dissipata per alimentare per un’intera giornata un comune di 100mila abitanti», spiega Rossi. In futuro quindi tecnologie di questo genere saranno sempre più presenti e forse ci aiuteranno ad avere una mobilità sicura, semplice e sostenibile. 

© Riproduzione riservata