Gli smartphone stanno cambiando la vita dei giovani su tutta la faccia della Terra. E tutti – giovani, genitori, insegnanti, studiosi, politici - si domandano ansiosi quali siano gli effetti che questi moderni strumenti possono avere sulle loro vite. Ora la serie tv Adolescence – un successo globale di Netflix, che racconta la storia di Jamie, un tredicenne influenzato dai social che uccide una sua compagna di scuola colpevole di averlo offeso su Instagram – ha riacceso il dibattito: gli adolescenti online possono trovare contenuti pericolosi?

Molti genitori sono allarmati perché i loro figli passano troppo tempo attaccati agli schermi dei telefonini a navigare online e sui social. Secondo un sondaggio condotto negli Usa dal Pew Research Center, nel 2024 il 46 per cento – cioè praticamente metà – degli adolescenti americani ha risposto che passa il suo tempo quasi costantemente online – mentre dieci anni fa era il 24 per cento – e un terzo di loro sempre e solo sui social. I genitori si preoccupano perché questa tecnologia «è nuova, è diversa, e noi non siamo stati allevati così» dice Sarah Coyne, psicologa della Brigham Young University di Provo, nello Utah.

Anche se tutte le ricerche certificano che ovunque i giovani hanno visto peggiorare la loro salute mentale, ancora si discute se questo sia davvero colpa dei cellulari e dei social media. La maggior parte degli scienziati sostengono che i tanti studi fatti finora dimostrano che queste tecnologie non hanno un grande effetto sulla salute psicologica degli adolescenti. «La scienza ad oggi mostra che il panico diffuso che i social abbiano un effetto negativo sulla salute mentale è ingiustificato», afferma Candice Odgers, psicologa della University of California a Irvine.

Invece, Jonathan Haidt, psicologo della New York University e autore del bestseller La generazione ansiosa sostiene che trascorrere tutto quel tempo sugli smartphone e sui social media disturba il normale sviluppo delle connessioni nervose all’interno del cervello di bambini e adolescenti, e sta provocando l’enorme incremento dei disturbi di salute mentale.

In realtà, gli smartphone e i social media possono essere dannosi per alcuni – perché per esempio propongono ideali di bellezza irraggiungibili inducendo all’anoressia, fanno diminuire il tempo dedicato al sonno, o incoraggiano l’autolesionismo – ma possono aiutare altri a trovare amici, supporto, consigli, e informazioni educative. E molti studiosi temono che i genitori e i giovani – che si spaventano quando ascoltano i messaggi di allarme lanciati da chi, come Haidt, pensa che i social siano la causa dei mali del mondo e quando vedono che c’è chi vieta i cellulari a scuola o propone di restringere l’accesso degli adolescenti ai social – poi finiscano per trascurare i messaggi più pacati e anche più fondati scientificamente che provengono da gran parte della comunità scientifica.

La salute mentale

Nessuno nega che la salute mentale degli adolescenti sia un problema globale in forte crescita. Negli ultimi due decenni l’incidenza delle malattie mentali tra i giovani è aumentata quasi ovunque. Per esempio, la percentuale di adolescenti che negli Usa soffrono di sintomi depressivi è passata dal 16 per cento nel 2010 al 21 per cento nel 2015 (l’aumento ha interessato soprattutto le ragazze), e nello stesso lasso di tempo il numero dei suicidi è passato da 5,4 a 7 su 100mila.

Haidt e i suoi seguaci fanno notare che questo incremento di disturbi mentali ha coinciso con l’uso sempre più massiccio degli smartphone da parte degli adolescenti, (l’iPhone è stato lanciato nel 2007). Haidt scrive che «la grande ristrutturazione delle connessioni cerebrali dei bambini è la causa maggiore della enorme ondata di disturbi mentali tra gli adolescenti, iniziata intorno all’anno 2010». E sostiene che il massiccio uso dei social – che propongono modelli di vita e ideali di bellezza falsi ed estremi – ha provocato specie tra le giovanissime un enorme aumento di casi di depressione e ansia.

Altri ricercatori non sono d’accordo con lui. Candice Odgers ha pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature una rovente critica al suo libro nella quale ha scritto che la sua tesi che le tecnologie digitali stiano provocando un’epidemia di disturbi mentali «non è supportata dalla scienza». Mentre Haidt pensa che i cellulari causino il malessere psichico dei giovani, molti studi scientifici dimostrano che questo nesso è di correlazione ma non di causalità, cioè se due fenomeni avvengono contemporaneamente non è detto che uno sia la causa dell’altro.

Altri studi 

A dir la verità, le tante ricerche condotte su questi temi danno risultati spesso in conflitto tra loro e perciò si possono interpretate in maniere diverse. Alcuni studi hanno trovato che l’uso dei social e dei telefonini porta benefici, altri invece che provoca danni. Certi giovani online possono cadere vittima del revenge porn, o addirittura essere indotti al suicidio per le troppe offese ricevute sui social, ma sono casi individuali per fortuna isolati.

Però, la stragrande maggioranza dei cosiddetti studi di revisione presenti in letteratura scientifica – cioè studi in cui si analizzano i dati provenienti da più ricerche scientifiche messi assieme – dimostrano che queste tecnologie digitali hanno effetti nulli o minimi sul peggioramento della salute mentale dei giovani.

Per esempio, uno studio del 2020 che analizza i dati di 80 altre ricerche, dal titolo Teenagers, schermi e social media, ha concluso che c’è «una associazione negativa ma piccolissima» tra l’uso della tecnologia digitale e dei social media da parte degli adolescenti e il loro benessere psicologico. Uno studio di revisione condotto dall’Accademia nazionale delle Scienze degli Usa «non supporta la conclusione che i social media provochino cambiamenti nella salute degli adolescenti».

Odgers e molti altri ricercatori sostengono che non è chiaro cosa venga prima: certi dicono che se io uso troppo i social poi divento depresso, invece altri sostengono il contrario, cioè che se io sono un adolescente depresso allora mi attacco al telefonino proprio per evadere dalle cose della mia vita che mi rendono infelice- come genitori che mi angosciano, o una situazione economica o sociale che mi terrorizza.

Per esempio, Ruth Plackett, scienziata dello University College di Londra, ha scoperto che invece «astenersi dai social media fa aumentare i sintomi depressivi», il che dimostra che i social possono svolgere un ruolo positivo.

Conclusioni divergenti 

Basandosi su ricerche dai risultati così discordanti, gli studiosi arrivano a conclusioni divergenti. Odgers e gli altri che la pensano come lei temono che focalizzare tutte le attenzioni sulle colpe dei cellulari e dei social possa distrarre gli scienziati e i politici da altri fattori importanti ma più difficili da controllare che contribuiscono in misura ben maggiore ai problemi di salute mentale degli adolescenti – come la povertà, le disuguaglianze, la violenza, le discriminazioni e l’isolamento sociale. Haidt e quelli come lui la pensano in maniera opposta. «Le prove del danno, soprattutto per quel che riguarda depressione e ansia, sono belle chiare», dice.

Molti scienziati sostengono che l’impatto degli smartphone e dei social media dipende soprattutto da circostanze legate all’individuo e alla sua famiglia: per esempio, uno studio del 2021 condotto su circa 400 adolescenti ha trovato che dopo aver usato i social media il 28 per cento dei partecipanti si sentiva peggio, il 26 per cento si sentiva meglio e il 45 per cento non si sentiva né meglio né peggio.

Tutto dipende dalla famiglia in cui questi adolescenti crescono e da imponderabili fattori legati alle circostanze e al singolo individuo. Proprio come capita a Jamie, di Adolescence. Talvolta siamo infelici, e non capiremo mai il perché.

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