Lanciata nell’aprile del 2018, la missione Tess, che sta per Transiting exoplanet survey satellite, ha come scopo principale quello di scoprire esopianeti di massa inferiore a quella di Nettuno, che è un gigante gassoso del sistema solare ed è 17 volte più grande della Terra. Gli esopianeti sono pianeti che non appartengono al nostro sistema solare. Dal 1990 ad oggi ne sono stati individuati 4.342.

Granelli di sabbia

Anche la missione Tess (come la più famosa Kepler) è stata ideata per tentare di rispondere alla famosa domanda «siamo soli nell’Universo?», cercando di scovare pianeti simili al nostro – “earth-like planet” – o che comunque si trovino nella fascia di abitabilità: cioè la distanza da una stella per cui le condizioni fisiche permettano (o quasi) la presenza di acqua allo stato liquido.

Tess ha monitorato qualcosa come 200mila stelle. Non è tanto se pensiamo che la via Lattea contiene 100 miliardi di stelle ma è già qualcosa: come se volessimo osservare tutti i granelli di sabbia della spiaggia di Gallipoli guardando solo due secchielli pieni.

Variazioni di luminosità

Settore per settore in cui è diviso il cielo stellato, ha analizzato possibili variazioni di luminosità scaturite dal passaggio di un pianeta davanti a una stella. Certo il pianeta deve attraversare il disco della stella rispetto a noi altrimenti non potremmo vedere alcuna diminuzione di luminosità. Insomma deve passarci davanti, ma per intenderci, è come vedere un moscerino sugli abbaglianti a chilometri di distanza: la variazione di luminosità seppur piccolissima è misurabile, e fornisce una prova del passaggio di un esopianeta.

Se poi la stella ha delle variazioni di luminosità periodiche allora sarà proprio quella l’evidenza del passaggio orbitale di un pianeta: certo un pianeta che ci mettesse tanto a girare attorno alla sua stella (per esempio un Plutone qualsiasi) sarebbe quasi impossibile identificarlo.

Il paragone che si usa di solito è quello di voler osservare da New York un lampione appena acceso a Londra e di avere in quel momento un moscerino davanti al lampione. Quel moscerino è il nostro esopianeta! Ma qua sulla Terra, noi non ci accontentiamo solo di “vederlo”: noi vogliamo osservarne le ali.

27 giorni

Ogni settore del cielo viene analizzato per 27 giorni trascorsi i quali il satellite Tess passa al settore successivo. I dati fin qui raccolti sono disponibili per tutti i team di scienziati: al momento ha raccolto i dati dei primi tre settori che monitorerà nel cielo australe (emisfero sud).

Capite bene che se il satellite raccoglie i dati di un settore solo per 27 giorni diventa difficile identificare pianeti con orbite più lunghe di questo periodo di tempo.

(Video: Nasa)

HD 21749b

L’ultima scoperta dovuta a Tess è stata presentata recentemente durante un meeting della American astronomical society che si è svolto a Seattle: Tess ha scoperto un piccolo esopianeta al di fuori del nostro sistema solare. HD 21749b, così è stato chiamato anche se sembra più un nome adatto a un canale Sky, orbita attorno a una stella simile al nostro sole che si trova nella costellazione del Reticolo, a 53 anni luce da noi.

L’esopianeta appena scoperto ha un periodo orbitale di 36 giorni e la temperatura superficiale non supera i 150° C: temperatura comunque non troppo elevata data la vicinanza alla sua stella, anzi ad oggi tra quelli scoperti è il più freddo a parità di distanza dalla sua stella.

Pianeti candidati

Il nuovo pianeta è tre volte più grande della Terra e dovrebbe essere composto di gas (forse più denso di Nettuno): addirittura si sta ipotizzando la presenza di una possibile atmosfera. Incredibilmente i ricercatori avrebbero identificato un secondo pianeta nello stesso sistema planetario: periodo orbitale più corto e con le dimensioni simili a quelle terrestri. Se confermato, diventerà il primo pianeta simile alla Terra identificato dalla missione Tess.

La Nasa ha annunciato che in totale Tess ha già individuato 2.200 esopianeti candidati – detti Toi (Tess Object of Interest) – e centinaia di questi potrebbero essere rocciosi e con un’atmosfera. Sono ancora candidati e questo significa che dobbiamo attendere ulteriori verifiche sperimentali: nuove misure con telescopi terrestri, immagini ad alta risoluzione e caratterizzazioni stellari.

(NASA via AP)

In cerca di un gemello

Ultimamente si è parlato nuovamente di “sparare” al 15 per cento della velocità della luce con un laser una sonda grande come una sim verso il sistema di Alpha Centauri a 4,5 anni luce da noi: per ottenere in circa 20 anni qualche foto del più promettente candidato “pianetino blu” identificato nel 2012. Certo siamo alla fantascienza ma fisicamente percorribile.

La caccia al gemello della terra continua e la sfida dell’esplorazione spaziale è appena cominciata.

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