L’anno nuovo si è aperto con una lunga serie di licenziamenti all’interno delle più importanti aziende tecnologiche. L’inflazione impellente, il caro energia e la crisi dei microchip si sommano allo spettro di una recessione che avanza. E così, le Big tech corrono ai ripari. Se si sommano i licenziamenti di Amazon, Google, Microsoft, Twitter, Meta e Tesla le persone che rimarranno senza un lavoro nei prossimi mesi saranno circa 69.5, in base ai dati pubblicati dalle stesse aziende.

Alphabet, Google

L’amministratore delegato di Google, Sundar Pichai, ha inviato ai suoi dipendenti una mail in cui ha annunciato un nutrito taglio del personale. Saranno 12mila i dipendenti che perderanno il loro posto di lavoro nei prossimi mesi. «Negli ultimi due anni abbiamo assistito a periodi di forte crescita», ha scritto Pichai. «Per soddisfare e alimentare questa crescita, abbiamo assunto per una realtà economica diversa da quella che affrontiamo oggi», ha aggiunto. Il titolo in borsa di Google continua a perdere rispetto allo scorso anno e l’incertezza dei mesi nono promette bene per le big tech. I posti di lavoro tagliati «riguardano tutte le aree di prodotto, le funzioni, i livelli e le regioni di Alphabet», ha spiegato l’ad di Google al suo personale.

Microsoft

La notizia dei licenziamenti in Google segue di pochi giorni un’analoga decisione presa da Microsoft. In una nota, la società ha annunciato il taglio di 10mila dipendenti entro fine marzo. La cifra corrisponde al cinque per cento della forza lavoro totale e i tagli riguarderebbero principalmente il comparto ingegneristico. La decisione arriva dopo l’annuncio della politica di «ferie illimitate» e la previsione del Ceo Satya Nadella di «due anni difficili» per l’industria tecnologica.

Meta

Anche l’azienda di Mark Zuckerberg sta attraversando un momento economicamente difficile. Rispetto al 1° gennaio del 2022 la società che gestisce Facebook, Instagram e Whatsapp ha perso quasi il 60 per cento delle quotazioni. Mentre lo scorso novembre sono iniziati i licenziamenti per 11mila dipendenti, pari al 13 per cento della forza lavoro della società.

Twitter

Non è una novità la crisi di Twitter e ne è ben consapevole anche il neo proprietario Elon Musk. Il fondatore di Tesla ha acquistato lo scorso ottobre il noto social network fondato da Jack Dorsey per una cifra di circa 44 miliardi di dollari e fin da subito ha annunciato che ci sarebbero stati dei licenziamenti. Solo nel mese di novembre Twitter perdeva quattro milioni di dollari al giorno anche per via di un calo dei ricavi delle sponsorizzazioni.

Benché non ci siano ancora cifre ufficiali diversi media americani hanno riportato la notizia del licenziamento di circa 7.500 dipendenti, tagli che sarebbero partiti dallo scorso novembre.

Tesla

Lo scorso giugno Elon Musk ha anche annunciato che all’interno di Tesla ci sarebbero stati dei tagli che avrebbero ridotto il personale del 10 per cento. Tagli che sarebbero dovuti iniziare a partire da novembre ma di cui per il momento non ci sono ulteriori notizie. A dicembre, diversi media di settore hanno segnalato nuovi licenziamenti che dovrebbero essere eseguiti nel primo quadrimestre. Per il momento, in casa Tesla, sono bloccate anche le assunzioni.

Amazon

Quello annunciato a inizio gennaio è uno dei più grandi licenziamenti di massa della storia di Amazon. L’amministratore delegato, Andy Jassy, ha indicato nell’incertezza dell’economia la causa del taglio di 18mila dipendenti. «Questi cambiamenti ci aiuteranno a perseguire le nostre opportunità a lungo termine con una struttura dei costi più solida», ha detto Jassy. Le trattative per i licenziamenti inizieranno il prossimo 18 gennaio e in Europa si aprirà un tavolo con le istituzioni sindacali.

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