Tecnologia

I compromessi di Zoom con la censura e la Cina

Un dirigente di Zoom, già licenziato, avrebbe fabbricato prove false, impedendo ai cittadini statunitensi di esercitare la libertà d’espressione

  • Il 31 maggio 2020 Zhou Fengsuo, dissidente cinese tra i leader di piazza Tienanmen, organizza su Zoom una commemorazione digitale della repressione del 4 giugno 1989.
  • Il 7 giugno, il suo account a pagamento su Zoom viene cancellato: «Sembra plausibile che Zoom abbia agito su pressione del Partito comunista cinese per chiudere l’account», hanno fatto sapere da Humanitarian China.
  • Messa così, può sembrare l’ennesima grave vicenda con protagonista un colosso digitale statunitense che, pur di non rinunciare al mercato cinese, decide di piegarsi alla censura e di adempiere alle richieste governative. La situazione, però, è più complessa di così.

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