Già da tempo la Russia aveva dichiarato guerra a Meta e a Mark Zuckerberg: ora c’è stato un ulteriore passaggio formale dal forte impatto simbolico. Mosca ha infatti inserito la società di Facebook, Instagram e WhatsApp nella lista delle organizzazioni terroristiche.

Lo scorso marzo un tribunale russo aveva già dichiarato Meta «un’organizzazione estremista», ordinandone il blocco dell’attività sul territorio nazionale «con effetto immediato». Ancora prima il garante delle telecomunicazioni ne aveva sospeso l’utilizzo. La novità è un ulteriore passo verso quello che viene definito come splinternet: l’uscita dall’Internet globale, a favore di reti circoscritte al territorio nazionale.

Contro la libertà

La Russia non ha ancora la forza tecnologica per fare quello che succede in Cina, dove il muro costruito è impenetrabile. Ma l’inizio dell’invasione all’Ucraina ha progressivamente portato a una sorta di “sovranismo tecnologico”. Favorendo dunque le applicazioni alternative – come Telegram o VKontakte – rispetto a quelle occidentali.

Di fatto si tratta di una ritorsione alle sanzioni. Ma è anche un modo per escludere l’opinione pubblica dall’accesso alle piattaforme straniere, dove sono più diffuse le notizie alternative rispetto a quelle di regime. La guerra tecnologica di Putin è anche una guerra alla libertà.

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