L’ultimo caso riguarda Microsoft. Ha da poco firmato un accordo di neutralità con Communications Workers of America (Cwa), il sindacato di categoria che rappresenta i lavoratori del tech e delle telecomunicazioni. L’accordo è stato trovato su cinque specifiche disposizioni e riguarderà i lavoratori di Activision-Blizzard, la società di videogiochi che Microsoft sta acquisendo.

Entrerà in vigore dopo 60 giorni dalla chiusura dell’acquisizione e prevede un approccio neutrale da parte di Microsoft nei confronti dei dipendenti che decideranno di organizzarsi o iscriversi a un sindacato. L’accordo ha avuto tanta visibilità perché segnala un cambio di mentalità nel settore delle aziende tecnologiche, dove i movimenti dei lavoratori stanno acquisendo sempre più forza.

Un po’ di contesto

Activision-Blizzard è l’azienda produttrice di Call of Duty e World of Warcraft, due fra i videogiochi più famosi al mondo. Nell’ultimo anno è però finita sotto processo dopo un’indagine del California Civil Rights Department (Ccrd), l’ex Department of Fair Employment and Housing (Dfeh), in cui si evidenziava una cultura aziendale tossica, con una misoginia diffusa, molestie e discriminazione sistemica di genere e delle minoranze.

A questo quadro terrificante si aggiungeva anche l’utilizzo da parte dell’azienda di pratiche antisindacali, per cercare di dissuadere i lavoratori dell’azienda sussidiaria Raven Software dalla creazione di un proprio sindacato. In questo contesto è arrivata l’offerta di acquisizione da parte di Microsoft dell’intera Activision-Blizzard, che comprende anche la software house King, per un valore di 68,7 miliardi di dollari.

La proposta ha sollevato alcune perplessità, evidenziate in una lettera inviata alla Federal Trade Commission (Ftc) dalla senatrice democratica Elizabeth Warren e dal senatore Bernie Sanders. Non solo per il volume della transazione in sé, ma soprattutto la posizione dominante che Microsoft rischia di acquisire. Fra i molti titoli pubblicati, Activision-Blizzard-King possiede Call of Duty Warzone, uno dei battle royale più giocati al mondo, nonché Candy Crush, un grande successo per lo smartphone, e World of Warcraft, il famoso videogioco di ruolo. Tutto questo senza contare che, solo nel 2020, Microsoft aveva già acquisito anche ZeniMax Media e, di conseguenza, le sue sussidiarie Bethesda Softworks (Skyrim), id Software (Doom) e Arkane Studios (Dishonored).

Ma i dubbi maggiori riguardavano appunto i lavoratori che intendono sindacalizzarsi e l’impatto che avrà l’acquisizione su di loro. A seguito dell’accordo con Microsoft, il presidente di Cwa, Christopher Shelton, ha inviato una lettera alla Federal Trade Commission, affermando di supportare l’acquisizione.

Cosa c’è di vero?

I movimenti sindacali dei lavoratori del settore tech stanno gradualmente acquisendo rilevanza e popolarità. In questi anni diversi sindacati sono nati all’interno di questo settore che, tradizionalmente, è sempre stato avverso a queste tipologie di organizzazione collettiva. In passato diverse aziende hanno messo in atto azioni per disincentivare l’organizzazione dei lavoratori, con pratiche di cosiddetto “union-busting” (atteggiamento antisindacale), illegale negli Stati Uniti.

La recente vittoria di Amazon Labor Union, ottenuta dopo faticose battaglie sindacali, è un esempio emblematico per quanto riguarda i tentativi delle aziende di smantellare l’adesione ai sindacati. Per quanto riguarda l’industria videoludica nordamericana, a fine maggio è nato il primo sindacato nella sua storia per un’azienda di produzione ad alto budget, che nel gergo tecnico viene definita tripla A (o Aaa).

L’organizzazione, chiamata Game Workers Alliance, fa riferimento a Communications Worker of America e raggruppa i cosiddetti “Qa Tester” di Raven Software, azienda sussidiaria di Activision-Blizzard impegnata nello sviluppo e mantenimento di Call of Duty: Warzone. I Qa Tester sono coloro che setacciano un videogioco per assicurarne la qualità e per segnalare agli altri reparti quali elementi modificare, aggiustare e risolvere. Si tratta di un lavoro stressante, con poche possibilità di carriera e molto turnover del personale.

La posizione collaborativa di Microsoft con Cwa è, quindi, un notevole passo avanti, ma dipende da una serie di condizioni. Innanzitutto bisognerà vedere se avverrà o meno l’acquisizione e se Microsoft deciderà in futuro di rispettare gli accordi.

Quest’ultimo è il dubbio di Tech Workers Coalition Italia (Twc), la sezione italiana del gruppo internazionale per i diritti del lavoro tech. Un loro rappresentante, interpellato dal Domani sulla questione, ha detto che giudicano positivamente l’accordo. «Ma siamo scettici e aspettiamo di vedere cosa succederà nei fatti. Molto spesso questi accordi sono esclusivamente annunci pubblicitari che servono per guadagnare credibilità col pubblico, le istituzioni e soprattutto coi lavoratori che già si stanno organizzando. Chiaramente Microsoft ne ha bisogno in questa fase ma servirà tempo per capire poi se li rispetterà, li violerà deliberatamente come ha fatto in passato Amazon o gli adatterà a danno dei lavoratori».

© Riproduzione riservata