E alla fine Threads arriva anche in Italia. Dopo il lancio dello scorso luglio negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, il nuovo social di microblogging di Meta – la società che possiede Facebook, Instagram e WhatsApp – sarà disponibile in Europa dal 14 dicembre.

Nessuna comunicazione ufficiale è arrivata da Mark Zuckerberg, ma sul sito della piattaforma è apparso un conto alla rovescia che scade alle 12 di giovedì. Su Instagram, cercando la parola “ticket”, compare l’icona di un biglietto e una scritta che non lascia spazio a dubbi: «Lancio di Threads nell’Ue».

Più tardi in Europa

L’app è stata diffusa il 6 luglio in cento paesi ma non in Europa, dove Meta ha dovuto approfondire aspetti legati alla legislazione comunitaria sulla privacy. Il lancio mondiale era stato un successo: in appena sette ore Threads aveva raggiunto la quota di dieci milioni di iscritti; dopo ventiquattr’ore era già arrivato a trenta e in soli cinque giorni ne aveva cento milioni. Un boom iniziale seguito però da un calo di interesse e da un traffico finora sotto le aspettative.

Il ritardo di Threads nel vecchio continente è da imputare alle rigide regole del Digital Markets Act. Il nuovo social, infatti, raccoglie una quantità elevata di dati personali e li combina con quelli già raccolti da Facebook, Instagram e WhatsApp: secondo il Garante della privacy irlandese, Meta non aveva fornito sufficienti rassicurazioni su come avrebbe usato i dati degli utenti per mostrare loro annunci pubblicitari su misura, individuati partendo da tali informazioni.

Per cinque mesi, quindi, Meta ha dovuto confrontarsi con le autorità europee e fornire rassicurazioni per evitare che Threads venisse bloccata in Europa. Resta comunque da capire se, nell’Unione europea, l’applicazione sarà identica a quella disponibile negli Stati Uniti o se, per rispettare una normativa sulla privacy più stringente, abbia dovuto cambiare qualche funzione.

Zuckerberg vs Musk

EPA

L’app di Threads è strettamente legata a Instagram e per utilizzare la piattaforma basta accedere con il proprio profilo, senza bisogno di altre iscrizioni. Proprio come Twitter, il nuovo social è incentrato sui messaggi di testo: gli utenti possono condividere micropost (di massimo 500 caratteri), oltre a immagini e video (di massimo 5 minuti). È possibile anche fare repost, lasciare commenti, incorporare post nei siti web. Ma Threads offre anche funzionalità innovative rispetto alla piattaforma di Elon Musk, come la possibilità di creare gruppi privati, usare emoji animate e accedere a contenuti esclusivi delle celebrità.

Inoltre, con le elezioni negli Stati Uniti e in India in programma per il 2024, Zuckerberg e i suoi soci intendono estendere il programma di fact checking relativo al nuovo social network. «Vogliamo che i nostri partner di fact checking abbiano la possibilità di rivedere e valutare la disinformazione sull’app. Ma altro ancora è in arrivo», ha detto Adam Mosseri, numero uno di Instagram.

Di fatto, Threads si propone come un’alternativa a X e rappresenta un’altra tappa della rivalità tra Zuckerberg e Musk, i due miliardari che sono arrivati a un passo da un incontro di lotta al Colosseo. Lo scorso luglio Musk aveva detto di voler fare causa a Meta, accusando Zuckerberg di aver copiato elementi del design e delle funzionalità di Twitter. Zuckerberg ha negato le accuse, giurando di aver sviluppato Threads «in modo indipendente e originale».

Una delle risorse che Meta ha messo in campo per battere X è la semplice massa dei suoi utenti: «La crescita esplosiva di Threads è facilitata dal fatto che chi ha un account Instagram ha già un account Threads riservato con il suo nome, che può scegliere di attivare, e l’accesso a questo account avviene tramite Instagram», ha notato Paolo Attivissimo, giornalista e divulgatore informatico. Più di un miliardo di utenti è già potenzialmente iscritto al nuovo social e pronto a migrare in massa con tutti i suoi amici.

Tra Mastodon e Bluesky

Ma nel mirino di Threads ci sono anche le altre piattaforme basate sul testo scritto, come Mastodon, Bluesky e T2, che in questi mesi hanno raccolto una parte degli utenti fuggiti da Twitter. Mastodon, creata a ottobre 2016 da Eugen Rochko, è una piattaforma decentralizzata. Utilizzando il protocollo ActivityPub, consente agli utenti di connettersi tra diverse istanze, creando una rete distribuita di server. Ciò favorisce l’idea di un ambiente social più etico, in cui gli utenti hanno controllo sui dati personali, ma anche la sua natura dispersiva.

Bluesky, app finanziata dal fondatore di Twitter Jack Dorsey, in quasi un anno di vita ha superato la soglia dei due milioni di utenti, pur richiedendo un codice invito per l’accesso. È cresciuto con la promessa di essere un luogo “più civile” rispetto all’ambiente “tossico” di X. Come Mastodon, offre un’esperienza decentralizzata e centrata sull’utente, ma decisamente meno caotica. Anche Bluesky presenta un feed verticale, opzioni per mettere mi piace e rispondere ai post o ripubblicarli.

Il declino di Twitter

Lo scopo dichiarato di Threads è sostituire Twitter, che per anni è stato il punto di riferimento per avere notizie in tempo reale. Da quando è stato acquisito da Musk, il celebre social di microblogging – che era già in affanno da tempo – è sempre più in difficoltà: la campagna di abbonamenti a pagamento non è decollata, i ricavi pubblicitari sono crollati e gli inserzionisti dimezzati.

Il declino è evidente, sia in termini di qualità del dibattito che di persone che lo usano. X è percepito come uno spazio di disinformazione in cui gli algoritmi privilegiano fonti poco affidabili, spesso apprezzate da Musk, ormai megafono della destra globale.

Nell’ultimo anno Twitter ha perso il 15 per cento degli utenti attivi giornalieri e il rebranding voluto da Musk – che sabato sarà ospite di Atreju, la kermesse di Fratelli d’Italia – ha cambiato il social, che mira a diventare un’app a tutto tondo (come testimonia la penalizzazione dei link a siti esterni, inclusi quelli dei media). Nel 2023 la piattaforma ha poi affrontato un calo delle entrate pubblicitarie, con aziende come Disney e Apple che hanno interrotto gli annunci dopo i post antisemiti di Musk e la riabilitazione di utenti con idee estremiste.

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