Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Per circa una settimana questa nuova serie sarà dedicata al Festival di Trame 2025


Di mafia, o meglio di mafie, si parla sempre meno. C’è addirittura una maggioranza, divisa tra silenziosa e rumorosa, che vorrebbe non si pronunciasse proprio più quella parola, come se discuterne rappresentasse un marchio indelebile sull’onorabilità di un certo territorio. A Lamezia Terme, invece, durante Trame, il festival di libri sulle mafie, la linea è sempre la stessa: parliamo moltissimo dei poteri criminali che soffocano la Calabria, il Mezzogiorno, il Paese intero fino alle pendici delle Alpi, e persino altri continenti del pianeta terra. Rompiamo il silenzio per combattere l’indifferenza.

Quest’anno sarà la 14edisima edizione, il mio quinto anno da direttore artistico. L’abbiamo dedicata a Giancarlo Siani, in particolare, ma a tutte le vittime innocenti delle cosche perite nel loro impegno di ricerca di verità e giustizia. Siani è stato ucciso 40 anni fa, il 23 settembre 1985. Era un ragazzo di 26 anni, un cronista testardo, di quelli che finché non portano a casa la notizia non tornano a casa a dormire tranquilli. E non per vanità, ma per amore del proprio territorio. Perché Siani sapeva benissimo che ogni parola scritta avrebbe indebolito sempre di più l’impero della camorra sul quale indagava. Il giornalismo che scava oltre le narrazioni ufficiali serve a questo: ogni articolo libera uno spazio, lo restituisce alla luce della democrazia.

Liberi Liberi, dunque, è il titolo di quest’anno. Liberi Liberi come canta Vasco Rossi, artista amato da Siani. Liberi Liberi come grido collettivo per non morire di rassegnazione e isolamento. Per questo a Trame ospiteremo le testimonianze degli imprenditori che si sono ribellati alla legge del clan. Racconteremo la storia dimenticata dal giudice Francesco Ferlaino, ucciso 50 anni fa a Lamezia. Entreremo nei segreti della ‘ndrangheta dei narcos più potenti. Viaggeremo dentro il tunnel di violenza e affari delle tifoserie violente legate alla criminalità organizzata.

Ricorderemo il valore dell’accoglienza, contro il razzismo, e le vite spezzate dei migranti in fuga da guerre e fame. Dialogheremo sull’attualità, dalle guerre fino ai casi di cronaca che riguardano la qualità della nostra democrazia, come la giustizia e il caso dello spionaggio di stato nei confronti di attivisti e giornalisti, ma anche di libertà di informazione sotto attacco. Anche quest’anno, poi, accenderemo un faro sulla politica nazionale e locale e sulla sanità, che al Sud da diritto spesso diventa privilegio con la complicità proprio delle mafie.

Nei cinque giorni, insomma, tra scrittori, giornalisti, magistrati, musicisti, attori, proveremo a trasformare Lamezia in una città aperta al confronto, alle contaminazioni di idee diverse che possano contribuire alla crescita della coscienza collettiva. Trame non è solo un festival, la sua storia è lì a ricordacelo.

È l’insieme di esperienze di lotta e resistenza attiva in prima linea contro la ‘ndrangheta. Il festival dura cinque giorni, ma il lavoro di chi lo organizza (la fondazione e l’associazione antiracket) prosegue tutto l’anno nei luoghi della città, assieme a chi fa imprese, assieme agli studenti delle scuole locali. Trame esiste grazie al duro lavoro quotidiano di questo gruppo di donne e uomini. Loro sì: Liberi Liberi, come Giancarlo Siani.

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