Ucraina, Usa e Ue divisi sui negoziati. Macron: «Ancora non c’è un piano di pace»

«Ad oggi non c’è un piano di pace finalizzato» per l’Ucraina. Così, lunedì primo dicembre, il presidente francese, Emmanuel Macron, ha spento le speranze di un rapido cessate il fuoco nel paese, alimentate dai frenetici incontri diplomatici degli ultimi giorni. «La questione territoriale è il punto più difficile dei negoziati», ha detto Volodymyr Zelensky, che si trovava a Parigi per la sua seconda visita in Francia in appena 15 giorni. «Spero di discuterne con Trump», ha proseguito il presidente ucraino, che poi ha parlato della situazione al fronte. «L'offensiva russa in corso non ha avuto successo», ha insistito. «La Russia ha subito pesanti perdite a ottobre. Il problema con i russi è che non vogliono fermarsi nonostante le perdite». Zelensky, pietra d’inciampo ai disegni di Trump e Putin Girandola di telefonate Parole arrivate dopo una girandola di telefonate che i due leader hanno avuto con i loro colleghi europei e poi con l’inviato della Casa Bianca, Steve Witkoff. Il contenuto delle conversazioni non è stato divulgato, ma sembra chiaro che di progressi se ne sono fatti pochi, così come scarsi erano stati anche i risultati degli incontri degli ultimi giorni in Florida tra delegati ucraini, capeggiati dall’ex ministro della Difesa, Rustem Umerov, e americani, guidati dal segretario di Stato, Marco Rubio. Le differenze tra americani da un lato e ucraini ed europei dall’altro restano ampie. Gli americani insistono affinché gli ucraini accettino di ritirarsi dal Donbass e non vogliono impegnarsi sulle garanzie di sicurezza prima degli accordi di pace. Dal canto loro, gli ucraini non vogliono rinunciare alla prospettiva futura di adesione alla Nato e non vogliono nemmeno considerare l’idea di abbandonare posizioni che i loro soldati continuano a difendere. Poi, Zelensky ha aggiunto anche un altro elemento che divide i negoziatori: il denaro per la ricostruzione del paese, un punto difficile da trattare senza coinvolgere gli alleati europei, poiché – ha detto Zelensky – «i soldi necessari si trovano in Europa». Sarà la pace di Putin e Trump: gli ucraini possono solo perdere Se le cose stanno così, viene quindi da chiedersi di che cosa, esattamente, l’inviato americano, Witkoff, parlerà oggi con il presidente russo, Vladimir Putin, e se il suo viaggio in Russia non si rivelerà l’ennesima e inconcludente missione del criticato negoziatore americano, coinvolto la scorsa settimana in un’imbarazzante fuga di notizie dalla quale è emerso come Witkoff abbia “istruito” i negoziatori russi sui metodi migliori per approcciare Trump. Putin e Witkoff dovrebbero incontrarsi nel pomeriggio di oggi in quello che sarà il primo vertice ufficiale tra russi e americani da quando è stato presentato il famigerato “piano in 28 punti”, sceso poi a 19. Il Cremlino ha già fatto sapere nei giorni scorsi che considerava il piano originale una buona base di partenza, ma che non ha gradito le modifiche che sarebbero state concordate con Kiev. Probabilmente, Witkoff troverà un Putin ancora meno disposto alle concessioni del solito, visti i risultati delle forze armate di Mosca nelle ultime settimane. Secondo il progetto di monitoraggio del fronte ucraino “Deep State”, uno degli strumenti più affidabili per seguire l’andamento dei combattimenti, a novembre i russi hanno occupato 505 chilometri quadrati di territorio ucraino, il doppio di quanto occupato a ottobre e il terzo risultato migliore del 2025, dopo le conquiste di giugno e luglio (quando i russi hanno occupato oltre 550 chilometri quadrati). Per salvare Kiev l’Unione europea è l’ultima risorsa Europa al verde E il Cremlino non sarà spinto verso nuovi compromessi nemmeno dall’Europa, che al momento continua a non sapere come finanzierà l’Ucraina dopo che, il prossimo febbraio, esaurirà i finanziamenti stanziati per Kiev. Il bilancio ucraino ha bisogno di decine di miliardi di euro l’anno - oltre 60 secondo le stime della Commissione europea - ma al momento gli Stati membri non hanno ancora deciso dove prenderli. Dopo aver partecipato alla videoconferenza con Zelensky, la presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen, ha promesso che entro questa settimana saranno presentate nuove proposte di finanziamento. Ma il nodo principale non sembra che sia stato risolto. Il governo del Belgio continua a opporsi all’utilizzo dei fondi della banca centrale russa congelati nel circuito Euroclear, che si trova proprio in Belgio, e senza il suo assenso l’unico altro metodo di finanziamento è creare nuovo debito pubblico, una prospettiva che non piace a gran parte dei governi degli Stati membri.