Le dichiarazioni di Pizza da un lato confermano le dichiarazioni di Messina circa il ruolo di Gelli ed Andreotti; dall’altro lato, sembrano poter fare ipotizzare che fra le concause dell’omicidio Lima possa esservi anche la decisione di “sanzionare” l’ennesimo “tradimento” del sen. Andreotti nei confronti del sistema criminale
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Per circa un mese pubblichiamo ampi stralci del decreto di archiviazione dell’inchiesta “Sistemi criminali”, della Procura della Repubblica di Palermo, del 21 marzo 2001.
Le dichiarazioni di Pizza invero, da un lato, confermano le dichiarazioni di Messina circa il ruolo di Gelli ed Andreotti; dall’altro lato, sembrano poter fare ipotizzare che fra le concause dell’omicidio Lima possa esservi anche la decisione di “sanzionare” l’ennesimo “tradimento” del sen. Andreotti nei confronti del sistema criminale.
E nel medesimo contesto di rapporti potrebbe essere letta perfino la “tregua” nei confronti di Andreotti da parte di Cosa Nostra, che, pur avendo appoggiato il P.S.I. alle elezioni nazionali del 1987, tornò ad indirizzare consensi elettorali in favore della corrente andreottiana alle regionali del 1991 (e cioè proprio nell’anno in cui venne elaborato il “piano eversivo-separatista” oggetto del presente procedimento).
Ricapitolando, quindi, sullo specifico punto della posizione del senatore Andreotti nella vicenda in esame si assommano le seguenti risultanze:
• Le dichiarazioni di Leonardo Messina, il quale assume di avere appreso da Liborio Micciché che, fra gli altri, uno dei registi occulti del progetto politico era il senatore Andreotti unitamente al prof. Gianfranco Miglio (“il vero artefice del progetto politico della Lega Nord era Miglio, dietro il quale c’erano Gelli e Andreotti.”);
• L’intervista già citata del 20/3/1999 del professor Miglio, il quale per un verso afferma che esisteva il progetto di una divisione dell’Italia in macroregioni con “l’assegnazione” della Sicilia alla mafia (“Io sono per il mantenimento anche della mafia e della ‘ndrangheta. Il Sud deve darsi uno statuto poggiante sulla personalità del comando. Che cos’è la mafia? Potere personale spinto fino al delitto.[…] Insomma, bisogna partire dal concetto che alcune manifestazioni tipiche del Sud hanno bisogno di essere costituzionalizzate.”) e, per altro verso, rivela il particolare inedito di avere trattato segretamente proprio con il senatore Andreotti (“Con Andreotti ci trovammo a trattare di nascosto a Villa Madama, sulle pendici di Monte Mario, davanti a un camino spento”);
• L’articolo pubblicato dall’agenzia di stampa Repubblica a pochi giorni di di stanza dell’omicidio dell’on. Lima, nel quale – in un momento in cui non era assolutamente conoscibile all’esterno di un ristrettissimo circuito che, nel caso di specie, era andreottiano - viene descritta l’esistenza di un progetto politico analogo a quello rivelato da Leonardo Messina e dal prof. Gianfranco Miglio, nell’ambito del quale l’omicidio dell’on. Lima costituirebbe un passaggio esecutivo;
• L’appunto scritto da Elio Ciolini, nel quale questi, nel descrivere il piano eversivo, annota : “Si giustifica, Lima, per pressione a Andreotti.”;
• Le dichiarazioni di Massimo Pizza, secondo cui dietro il progetto politico in oggetto c’era anche, fra gli altri, Andreotti, che si era poi “tirato indietro”;
• Le dichiarazioni di Giovanni Brusca, secondo cui la strage di Capaci aveva tra le sue finalità anche quella di “assestare anche un colpo decisivo alle speranze che allora il Sen. Andreotti coltivava di essere eletto Presidente della Repubblica”;
• L’articolo pubblicato dall’agenzia Repubblica che sostanzialmente preannunzia la strage di Capaci ventiquattr’ore prima della sua esecuzione, nella parte in cui si preconizzava che, per influire sull’impasse del Parlamento nell’elezione del Presidente della Repubblica, si affermasse “una strategia della tensione che piazzi un bel botto esterno”.
Tornando alle dichiarazioni del Pizza, esse apparivano comunque di speciale interesse perché egli indicava due fonti di natura diversa: il Cortese, e cioè una fonte che costituiva punto di raccordo fra il mondo della criminalità organizzata e gli ambienti della massoneria deviata, e la voce (quella di Lanari e D’Andrea), proveniente dall’interno del movimento leghista meridionale, che gli aveva fornito anche il quadro dell’intero svolgersi della vicenda sino al fallimento del “progetto politico” per il progressivo disimpegno delle forze che lo avevano prima appoggiato. In base alle indagini delegate allo Sco e alla Dia venivano inoltre acquisiti alcuni positivi riscontri obiettivi, che si aggiungevano a quelli già in atti, relativi al le vicende della Lega meridionale di Lanari.
In particolare, si accertava che il Carmelo Cortese, effettivamente già iscritto alla P2 e condannato per associazione di stampo mafioso dal Tribunale di Reggio Calabria, si trovava a Roma nell’albergo e nel periodo indicati da Pizza per i loro incontri [I rapporti fra Cortese e Gelli sono stati confermati anche dalle annotazioni nelle agende di quest’ultimo.].
E positivi risultavano altresì i riscontri su molti dei personaggi indicati da Pizza nelle sue rivelazioni. Ed inoltre lo stesso Pizza agevolava l’acquisizione di ulteriori elementi di riscontro, prestandosi anche, previ accordi con gli inquirenti, ad incontrare il Cortese registrando la conversazione che ne scaturì, così consentendo all’Ufficio di accertare positivamente la sussistenza di rapporti fra i due.
D’altra parte, va rilevato che permanevano dei dubbi sull’attendibilità delle dichiarazioni rese dal Pizza nell’ambito del presente procedimento, sia perché appari vano non sufficientemente chiariti i motivi per i quali il Cortese avrebbe dovuto fare proprio al Pizza rivelazioni sul “piano eversivo” così compromettenti, sia perché i riscontri acquisiti non erano specificamente correlati al contenuto di queste ultime. Per di più, poco convincente appariva il contesto nel quale sarebbero maturate anche le confidenze di Lanari e D’Andrea, che – a dire del Pizza – lo avrebbero scambiato per un funzionario dei servizi segreti.
È comunque sempre nell’ambito di tale contesto di rapporti che il Pizza, nel prosieguo della sua collaborazione, produceva all’Ufficio una consistente mole di documenti in copia che – a suo dire – gli era stata spontaneamente consegnata dal Lanari e dal D’Andrea a riprova della veridicità della loro ricostruzione della vicenda.
Ed invero, fra gli atti che venivano così acquisiti si rinvenivano documenti di indubbio rilievo e supporto alle dichiarazioni del Pizza, concernenti soprattutto la nascita e l’evoluzione della Lega Meridionale.
Fra i più significativi vanno segnalati quelli provenienti da Licio Gelli e, in generale, la corrispondenza di Lanari e D’Andrea con altri soggetti appartenenti o interessati al movimento, nonché con vari personaggi politici, alcuni dei quali di rilievo nazionale (c’è anche una lettera autografa, ad apparente firma dell’ex Presidente del Consiglio Bettino Craxi, che sembra inviata via fax da Hammamet).
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