Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci del lavoro svolto dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2 presieduta da Tina Anselmi


Non si può per il momento non sottolineare, salvo l'approfondimento successivo, che è proprio a chiusura di una fase politica così travagliata e di un anno così denso di eventi eccezionali che i Maestri Venerabili riuniti nella Gran Loggia di Napoli decretano la «demolizione» della Loggia P2.

Come questo voto rimarrà disatteso nella sostanza, è materia che verrà studiata nella sezione successiva; l'elemento di grande interesse è la coincidenza riscontrabile tra eventi di così grave rilievo politico ed il manifestarsi di una precisa volontà da parte dei rappresentanti più qualificati del «popolo massonico» di sbarazzarsi di Licio Gelli, la cui presenza era ormai avvertita, anche all'interno di Palazzo Giustiniani, come un peso ingombrante, per le sue collusioni con eventi politici di segno inquietante.

Il voto della Gran Loggia di Napoli denuncia, al di là di ogni dubbio, da un lato la effettiva consistenza dei rapporti equivoci di Gelli e della sua loggia con ambienti e situazioni fuori della legalità politica, che verranno in seguito analizzati diffusamente, dall'altro che tale realtà non era ignota all'interno della famiglia giustinianea, secondo una conoscenza che certamente coinvolgeva in maggiore misura i vertici della comunità, ma che era comunque sufficiente a rendere avvertito il «popolo massonico» dei pericoli cui la «famiglia» poteva andare incontro per il peso che in essa aveva acquistato il Venerabile Maestro della Loggia P2.

Gli anni che corrono dal 1975 al 1981 segnano il periodo cruciale nella storia della Loggia P2 per le vicende che essa attraversa sia all'interno della massoneria che al di fuori di essa. Per la comprensione di tali avvenimenti vanno premesse alcune considerazioni di ordine generale senza le quali risulta difficile la lettura dell'ampia documentazione in possesso della Commissione.

Si deve in primo luogo ricordare che è proprio in questi anni che va posto il culmine di espansione della loggia; sono questi anni nei quali, sia in termini quantitativi che in termini qualitativi, l'attività di proselitismo del Gelli perviene a dimensioni che trascendono di gran lunga la portata ridotta della antica Loggia Propaganda, tradizionalmente conosciuta dal Grande Oriente.

Salvo quanto in seguito si dirà sulla reale consistenza della associazione, il numero degli affiliati arriva a rappresentare comunque una quota oscillante tra il 10 e il 20 per cento dell'intero organico degli iscritti attivi al Grande Oriente. Ben si intende quindi come questo fenomeno trascenda ampiamente la ristretta cerchia di «casi di coscienza» che, secondo l'espressione del Gamberini, giustificava la creazione di una loggia riservata.

Ancor più rilevanti sono i risultati ai quali si perviene sotto il profilo qualitativo delle adesioni, tra le quali si annoverano figure eminenti in campo nazionale nei settori della pubblica amministrazione, sia civile che militare, dell'economia, dell'editoria ed infine del mondo politico.

Altra considerazione, dalla quale non si può prescindere, è quella relativa al graduale venire a conoscenza presso l'opinione pubblica dell'esistenza del personaggio Gelli e della sua organizzazione, che vengono posti all'attenzione, con connotati non rassicuranti, da parte di organi di stampa qualificati, i quali, pur nella approssimatività delle informazioni, sottolineano la pericolosità del fenomeno ed il suo collegamento con attività illecite, di criminalità sia comune che politica.

Non va infine scordato che sono questi gli anni contrassegnati da una fase politica di estremo interesse che segue ai risultati elettorali del 1976 e dal nuovo ruolo che, in conseguenza di essi, assume il partito comunista nel quadro politico nazionale: è quindi entro queste coordinate di riferimento, sia interne che esterne alla massoneria, che vanno studiati lo sviluppo e l'assetto della Loggia P2 e le vicende di Licio Gelli.

Il punto di partenza è costituito dalla Gran Loggia di Napoli del dicembre 1974 quando i Maestri Venerabili del Grande Oriente votano quasi all'unanimità la «demolizione» della Loggia Propaganda.

In esecuzione di tale deliberato il Gran Maestro Salvini decreta (30 dicembre 1974) la abrogazione dei «regolamenti particolari governanti attualmente la Risp. Loggia P2 e le deleghe e norme organizzative ed amministrative da essi derivanti». Il Salvini chiedeva altresì ai fratelli coperti se intendessero mantenere tale posizione, rivelando in tal modo che la vera finalità dell'operazione era quella di mantenere in vita la Loggia P2, espellendone peraltro Licio Gelli.

Interviene in tale momento la vicenda della Gran Loggia all'Hotel Hilton, sopra ricordata, con gli attacchi portati al Salvini e poi ritirati e il nuovo accordo Gelli-Salvini, garantito dal Gamberini; sta di fatto che subito dopo tali eventi, in data 12 maggio 1975, il Salvini decreta la ricostituzione della Loggia P2, stabilendo, tra l'altro, che essa «non apparterrà per il momento, a nessun Collegio Circoscrizionale dei Maestri Venerabili e sarà ispezionata dal Gran Maestro o da un suo Delegato».

La nuova Loggia P2 ha un pie di lista ufficiale dal quale si rileva che di essa fanno parte sette fratelli: pochi giorni dopo il Salvini, con procedura del tutto anomala, eleva il Gelli alla carica di Maestro Venerabile della ricostituita loggia. Le minute, sia del decreto di ricostituzione sia della lettera di nomina, come già accennato, firmati dal Salvini, sono di pugno del sempre presente Gamberini, nume tutelare della vita massonica di Licio Gelli.

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