Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Per un mese pubblichiamo ampi stralci della “Relazione sul Caso Impastato”, elaborata dal Comitato della Commissione Parlamentare Antimafia della XIII° Legislatura, sull’uccisione di Peppino Impastato


Gli ‘accertamenti’ da parte dei carabinieri

a) la constatazione dell’assenza di tracce di esplosivo a bordo.

Accertamenti sull’autovettura Fiat 850 di Peppino Impastato risultano effettuati dal vice brigadiere dei carabinieri Squardo Antonino «artificiere-antisabotaggio» presso il reparto operativo dei carabinieri di Palermo. «Per ordine del Comandante del Reparto Operativo», il sottufficiale giunge sul luogo dell’esplosione alle ore dieci del mattino del 9 maggio e rileva che dal cofano anteriore, «chiuso», dell’autovettura, nella parte destra, fuoriusciva un cavo telefonico con i due fili, uno di colore rosso e l’altro trasparente, già agguainata all’estremità. Supponendo l’esistenza di una trappola esplosiva, l’artificiere con «tutti gli accorgimenti del caso» procede all’apertura del cofano. «Appena aperto il cofano» constata trattarsi di una cavo telefonico, della lunghezza di circa metri 2,80, collegato con i morsetti della batteria.

Il dato più significativo consiste nel fatto che l’ispezione di tutto il veicolo «alla ricerca di esplosivo o di trappole esplosive» non dà esito: di essi non si riscontra «alcuna traccia». Viene soltanto rinvenuta sul piano lunotto una matassa di cavo telefonico della lunghezza di circa 28 metri.

b) I mancati atti di polizia scientifica.

Non si cercano le impronte digitali sul veicolo dell’Impastato. Non vengono effettuati rilievi planimetrici. Non si procede ad un idoneo setacciamento del terreno per individuare tracce dell’innesco.

Non vi è alcun riferimento negli atti ad indagini di polizia scientifica indirizzate ad evidenziare a bordo dell’auto impronte digitali recenti dei possibili compartecipi all’azione criminosa ascritta all’Impastato. Non risultano effettuati rilevi planimetrici atti a indicare il luogo esatto ove l’auto fu ritrovata e le distanze relative con altri reperti e i manufatti presenti in quel contesto. Né risulta alcuna specifica ricerca di tracce di esplosivi, inneschi o di qualsiasi altra cosa servita o destinata alla consumazione della presunta azione dinamitarda.

Queste carenze appaiono tanto più inspiegabili se si tiene conto della presenza in loco di personale di polizia giudiziaria idoneo a tali rilievi, desunta dalla circostanza dell’avvenuto rilevamento fotografico dello stato dei luoghi da parte di personale della compagnia di Partinico.

Tuttavia, inspiegabilmente, nessuno sembra avere proceduto ai rituali rilevamenti planimetrici o quanto meno ad allegare agli atti di polizia giudiziaria un estratto di mappa catastale utile a fornire una rappresentazione dei luoghi stessi. E nemmeno, nel cratere provocato dall’esplosione, a prelievi di inerti (terra, pietrame, ecc.) utili ad eventuali analisi chimiche per l’individuazione dell’esplosivo e del relativo innesco.

Inoltre, senza una plausibile spiegazione, mancano agli atti del procedimento reperti fotografici essenziali, quali, ad esempio, le immagini del luogo dell’esplosione, i particolari del cratere e del binario interrotto, ecc.

In sostanza, occorre prendere atto che gli atti della polizia giudiziaria versati alla procura di Palermo producono una sorta di oscuramento dello stato dei luoghi.

Il verbale di sopralluogo redatto dai carabinieri il 9 maggio 1978.

Alle ore 10 del 9 maggio 1978, il maresciallo Travali redige un proprio «processo verbale di sopralluogo» (compilato «per essere allegato al rapporto giudiziario»).

L’atto è intestato «Verbale di sopralluogo effettuato in località «Feudo», agro di Cinisi, (PA), ove sono stati rinvenuti i frammenti del cadavere di Impastato Giuseppe ..., celibe, studente universitario f.c. [leggasi fuori corso] , nullafacente».

Dal sopralluogo eseguito, si addiviene ai medesimi rilievi descrittivi del processo verbale redatto in presenza del pretore Trizzino. In particolare si evidenzia, iniziando la descrizione dei luoghi, che la località Feudo è raggiungibile dalla strada comunale che costeggia la recinzione – lato monte – dell’aereoporto di Punta Raisi: «Dopo avere percorso 4-5 chilometri dall’abitato di Cinisi, sulla destra si perviene ad una trazzera che termina ad una casa rurale, abbandonata ed aperta, con antistante un piccolo piazzale in terra battuta, ove si rinviene l’autovettura ... in possesso di Impastato Giuseppe. Detta autovettura «non chiusa a chiave» presentava il cofano socchiuso, da cui fuoriusciva un filo – presumibilmente di corrente elettrica – della lunghezza di circa un metro, con la estremità sguainata. L’autovettura non è stata ispezionata all’interno a scopo precauzionale, in attesa dell’intervento dell’artificiere richiesto».

Nel verbale di sopralluogo redatto dal maresciallo Travali si fa espresso riferimento al rinvenimento di un chiavino del tipo Yale, a distanza di circa 5 metri dalla interruzione dei binari, nei pressi di un cespuglio di agavi.

Manca ogni elemento utile a configurare le distanze e la posizione relativa del punto dello scoppio rispetto all’autovettura e alla casa rurale prospiciente. Proprio quell’edificio semi-abbandonato che, stranamente protetto da un servizio di piantonamento di carabinieri anche dopo il sopralluogo del 9 maggio, diventerà scenario di importanti sviluppi investigativi solo per iniziativa di alcuni amici di Impastato e di un anziano medico legale, noto per il suo impegno civile. Il verbale Travali si chiude dando atto che «sul posto sono state scattate delle fotografie», senza indicare chi vi ha proceduto.

Nessun riferimento al rinvenimento delle tre chiavi nei pressi della Fiat 850, nessuna menzione di una pietra insanguinata.

Il rapporto giudiziario n. 2596/2 del 10 maggio firmato dal maggiore Subranni, comandante del reparto operativo del gruppo di Palermo non menziona la «casa rurale abbandonata», indicata solo in un allegato.

Come si è appena rilevato, nel verbale di sopralluogo predisposto dal maresciallo Travali ed unito al Rapporto giudiziario 2596/2 del 10 maggio 1978, non si trovano altri riferimenti a questa «casa rurale abbandonata ed aperta». Eppure l’interesse investigativo dell’immobile era stato palesato dai rinvenimenti di tracce effettuati fin dalle prime battute delle indagini, e addirittura dal reperimento di una pietra recante evidenti tracce di sangue, consegnata nelle prime ore del mattino del giorno 9 ai carabinieri e portata via in un sacchetto di plastica.

Nelle 18 pagine del rapporto giudiziario del 10 maggio del maggiore Antonio Subranni, Comandante del reparto operativo dei Carabinieri di Palermo, non vi è alcun cenno a detta costruzione. Nemmeno nella parte iniziale, ove Subranni pure richiama le risultanze del sopralluogo e, in particolare, il punto dell’esplosione, la disseminazione dei brandelli del corpo dell’Impastato, e, con maggiore dovizia di particolari, l’ubicazione dell’auto del giovane (posta a circa venti metri da punto dello scoppio) e la presenza a bordo di una matassa di filo «di circa 20 metri». Una coincidenza di distanza, invero, utile a suffragare l’ipotesi della destinazione del cavo rinvenuto a bordo dell’auto all’innesco dell’esplosivo.

Tra gli allegati al rapporto del 10 maggio non vi sono rilievi planimetrici.

Nemmeno tra i numerosi allegati al rapporto giudiziario risultano rilievi dai quali desumere l’esatta posizione dei reperti e, in particolare, la distanza della Fiat 850 dal luogo dell’esplosione e dalla casa rurale aperta e abbandonata.

Questa carenza non appare priva di significato, trattandosi di un tipo di rilievo del tutto usale, anche in un semplice incidente stradale e che inspiegabilmente risulta omesso. Non è dubitabile che la esatta rappresentazione dello stato dei luoghi avrebbe evidenziato l’interesse e il potenziale investigativo della casa abbandonata nel contesto dei fatti che determinarono la morte dell’Impastato.

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