Ancora non è terminata la stagione degli uragani (termina a fine novembre) che con la tempesta Theta del 10 novembre sull’Oceano Atlantico nord-orientale, la stagione 2020 è diventata ufficialmente la più attiva mai registrata.

Stando ai calcoli del Noaa Theta è la 29esima tempesta della stagione atlantica e ha battuto il record del maggior numero di tempeste tropicali/subtropicali del 2005 con 28 tempeste.

La stagione era iniziata presto, ossia quando il 16 maggio si formò Arthur e poi via via ben altri 21 uragani fino ad Wilfred il 18 settembre. A quel punto, per la seconda volta nella storia, per il resto della stagione si è dovuto utilizzare l’alfabeto greco, a cominciare con Alpha, in formazione lo stesso giorno di Wilfred.

La Noaa avverte che “oltre la data ufficiale che porta termine agli uragani potrebbero svilupparsi ulteriori tempeste”.

Altre ricerche sostengono che, a causa del riscaldamento globale quando le tempeste arrivano sulla terraferma, contengono maggiore energia rispetto al passato e dunque impiegano più tempo a perdere la loro forza.

Le conseguenze sono presto dette: danni sempre maggiori a infrastrutture e abitazioni.

Il percorso di alcuni degli uragani della stagione 2020 Crediti: National Hurricane Center (USA)

Fotosintesi artificiale contro la crisi climatica

E’ una sfida molto ambiziosa quella che attende Condor, un nuovo progetto europeo guidato dall'Università di Bologna che si propone di produrre il meccanismo della fotosintesi naturale per creare combustibili e ciò a partire da anidride carbonica, acqua e prodotti di scarto derivati dalle biomasse.

Al centro dell’attenzione degli studiosi ci saranno nanostrutture progettate con l’obiettivo di ottimizzare la raccolta di luce solare e il trasporto di carica elettrica, per produrre fotosintesi artificiale.

Spiega Paola Ceroni, del dipartimento di Chimica dell’Università di Bologna che guida il progetto: «Il nostro obiettivo è realizzare un dispositivo che offra una doppia azione per la mitigazione del cambiamento climatico: da un lato la riduzione dell’anidride carbonica, utilizzata come materiale di partenza per il processo attivato dalla luce solare, e dall’altro la riduzione dell’utilizzo di combustibili fossili, perché il prodotto di questo processo sarà un combustibile alternativo come ad esempio il metanolo».

Il dispositivo fotosintetico su cui si concentreranno i ricercatori di Condor sarà composto da due parti. Partendo da acqua e anidride carbonica, una cella solare che ricava energia elettrica dalla luce produrrà ossigeno e syngas, una miscela di idrogeno e monossido di carbonio.

Dopodiché, un sistema per la degradazione del syngas lo trasformerà in metanolo e dimetiletere, due combustibili alternativi alle fonti fossili.

Siamo a 50 onde gravitazionali

Quando le onde gravitazionali vennero scoperte per la prima volta nel 2016 ne parlò il mondo intero. Tali onde si generano quando vi sono scontri tra buchi neri o tra stelle di neutroni che sono in grado di alterare lo spazio-tempo. ù

Da allora sono ben 50 i segnali riconducibili a nuove collisioni tra questi mostri dell’universo. E 39 sono i segnali raccolti nei primi sei mesi di attività del cosiddetto “terzo run” (O3) degli interferometri per onde gravitazionali dei due strumenti Ligo e Virgo.

Il terzo run è la terza campagna di osservazioni da che sono attivi i due rilevtori, dopo aver migliorato di molto la strumentazione adottata.

L’incremento rispetto ai “run” precedenti è di tutto rispetto: allora infatti, le onde gravitazionali rilevate furono 11 complessivamente e quindi sono più che triplicati, segno che gli investimenti in nuove tecnologie realizzate negli ultimi anni stanno dando ottimi risultati. Le ultime 39 onde gravitazionali registrate sono state fatte risalire a 36 fusioni tra buchi neri, due sembrerebbero dovute a fusioni tra un buco nero e una stella di neutroni,  mentre l’ultima sembra essere una fusione di un sistema di due stelle di neutroni che ruotavano l’una attorno all’altra.

Rappresentazione artistica della fusione di due buchi neri. Le energia in gioco producono alterazione spazio-temporali rilevabili sulla Terra

Identificare le navi inquinanti dallo Spazio

Il trasporto marittimo ha un impatto diretto sulla qualità dell’aria in moltissime città costiere. Le navi infatti, bruciando carburante per produrre energia emettono diversi tipi di inquinanti atmosferici.

 Uno studio ha stimato che le emissioni dei trasporti marittimi sono responsabili, a livello globale, di circa 400.000 morti premature per tumore ai polmoni e malattie cardiovascolari e 14 milioni di casi di asma infantile all’anno.

Per questo motivo, negli ultimi dieci anni, sono stati compiuti sforzi notevoli per dare vita a normative internazionali sulle emissioni delle navi.

 Da gennaio 2020, il contenuto massimo di anidride solforosa dei carburanti per navi è stato ridotto globalmente allo 0,5 per cento (dal 3,5 per cento). E nei prossimi anni si prevede di ridurre notevolmente anche le emissioni di biossido di azoto. Il monitoraggio delle navi tuttavia, era ancora una questione irrisolta.  È qui che i satelliti, come il Sentinel-5P di Copernicus, stanno diventando indispensabili.

Fino a poco tempo, le misurazioni satellitari richiedevano mesi se non anni per scoprire l’inquinamento lasciato da una singola nave e in tempo reale si poteva vedere solo l'effetto combinato di tutte le navi e solo lungo le rotte di navigazione più trafficate.

Ora un gruppo internazionale di ricercatori dell'Istituto Meteorologico Olandese Reale (KNMI), dell'Università di Wageningen con altri Istituti, ha messo a punto un modello che attraverso il "riverbero del Sole" rende possibile identificare i pennacchi delle emissioni delle navi.

Il riverbero del Sole si verifica quando la luce solare si riflette sulla superficie dell'oceano e, purtroppo, gli strumenti dei satelliti tendono a scambiare superfici molto luminose e riflettenti per nuvole, motivo per cui, per molto tempo, il bagliore solare è stato considerato solo un fastidio nelle misurazioni satellitari. 

Alcuni mesi or sono tuttavia un gruppo di ricercatori aveva messo a punto un sistema in grado di differenziare la neve e il ghiaccio dalle nuvole misurando l'altezza della nuvola rispetto al mare. Se l'”altezza della nuvola” risulta essere sufficientemente vicina alla superficie, può essere considerata neve o ghiaccio, piuttosto che copertura nuvolosa.

Applicando lo stesso metodo per il bagliore del Sole sugli oceani dove non c’è ghiaccio, il gruppo di lavoro olandese è stato in grado di identificare e attribuire le emissioni delle singole navi grazie alle misurazioni quotidiane di Sentinel-5P.

Per ora è possibile farlo solo per le navi più grandi, o per più navi di medie dimensioni che viaggiano in convoglio, ma è solo questione di tempo e messa a punto dei modelli matematici.  

  Per la prima volta, utilizzando i dati del satellite Sentinel-5P di Copernicus, si è in grado di rilevare dallo spazio pennacchi di biossido di azoto di singole navi. Questa immagine mostra i modelli di emissione di biossido di azoto in rosso scuro sul Mar Mediterraneo centrale in un giorno particolare. Crediti: Copernicus Sentinel Data elaborati da Georgoulias et al.

Cometa o asteroide? Cometa!

I “Centauri” sono corpi del sistema solare che orbitano attorno al Sole in una fascia compresa tra le orbite di Giove e Nettuno. Possiedono una caratteristica unica: a volte possono mostrarsi con proprietà che li fanno sembrare comete, altre volte asteroidi. Possiedono infatti, una natura rocciosa, come gli asteroidi, ma a volte rilasciano code di polvere e gas proprio come le comete.

Fino ad oggi se ne conoscevano 18 attivi, ma ora ne è stato aggiunto uno nuovo all'elenco e potrebbe essere in grado di dirci di più su come questi misteriosi oggetti danno vita alle loro caratteristiche.

La scoperta del nuovo oggetto, è stata possibile analizzando immagini d'archivio e nuovi dati raccolti dalla Dark Energy Camera presso l'Inter-American Observatory e il Walter Baade Telescope presso l'Osservatorio Las Campanas, entrambi in Cile, e altri osservatori.

La ricerca, che ha utilizzato un algoritmo appositamente sviluppato per cercare tracce di attività nelle immagini esistenti, ha rivelato prove che sul Centauro 2014 OG392 ci può essere sublimazione delle rocce (ossia il passaggio da solido a gas) e ciò fa sì che si lasci dietro un lungo alone che lo rende simile ad una cometa. Spiega l'astronomo Colin Chandler, della Northern Arizona University che ha pubblicato la scoperta su Astrophysical Journal Letters: «Abbiamo rilevato un alone che si estende per 400.000 km dalla superficie dell’oggetto e l’analisi dei dati ci fa pensare che a sublimare siano l’anidride carbonica e/o l'ammoniaca».

Questo “sposta” il Centauro 2014 OG392 nella categoria delle comete e quindi potrebbe essere un oggetto che, se studiato da vicino, potrebbe raccontare molte cose sulla storia iniziale del sistema solare.

Illuminazione notturna e natura

L’illuminazione artificiale che serve per illuminare paesi e città non è solo causa di inquinamento luminoso, che sta sempre più limitando all’uomo la possibilità di osservare il cielo notturno nella sua bellezza, ma stando ad un gruppo di ricercatori guidato dall'Università di Exeter che ha esaminato più di 100 studi vi sono anche impatti considerevoli su animali e piante.

I risultati dicono che vi possono essere cambiamenti nel corpo e nel comportamento degli animali, in particolare alterazioni nei livelli ormonali e nei cicli di veglia e sonno. I livelli di melatonina (l’ormone che regola il sonno) vengono ridotti dall'esposizione alla luce artificiale in tutte le specie di animali sottoposte ad una verifica. Spiega Kevin Gaston, dell'Istituto per l'ambiente e la sostenibilità del Penryn Campus di Exeter in Cornovaglia: “Molti studi hanno esaminato gli impatti dell'illuminazione notturna artificiale su particolari specie o comunità di specie e ad esempio c’è concordanza nel fatto che per i roditori, che sono per lo più notturni, la durata dell'attività di caccia per procurarsi il cibo tende a ridursi con l'illuminazione notturna. Gli uccelli, al contrario, prolungano la durata della loro attività”. Inoltre può succedere che l’assembramento di insetti richiamati dalla luce notturna richiami uccelli e pipistrelli in grandi quantità che prima o poi portano ad una riduzione degli insetti stessi con importanti ricadute a tutto il ciclo della catena alimentare.  Ma anche gli alberi ne risentono, in quanto tendono a germogliare prima all'inizio della primavera.

«Ovviamente sarebbe ridicolo dire “spegni le luci del mondo” – dice il ricercatore che ha pubblicato la ricerca su  Nature Ecology and Evolution  -, ma potremmo ridurre il nostro uso della luce notturna senza alcun impatto negativo».

Cammina, ricarichi lo smartphone

Un gruppo di ricercatori dell’Istituto Max Planck ha messo a punto un sistema per ottenere energia elettrica dal nylon utilizzando energia meccanica.

Ciò significa che una volta indossato un vestito con quel tipo di materiale si potrebbe ottenere energia grazie al movimento del corpo mentre si cammina.

Alla base della scoperta tecnologica vi è una lunga ricerca sui polimeri (molecole molto lunghe), che riguarda i cosiddetti “nylon piezoelettrici”, dove la piezoelettricità è il fenomeno per il quale il movimento può essere trasformato in energia elettrica.

Il nylon piezoelettrico dei ricercatori del Plank, che inizialmente si presenta come una polvere viene ottenuto sciogliendolo in un solvente acido, quindi mescolato in acetone e riportato allo stato solido. A questo punto è pronto per essere filato. E con un semplice attacco per un cellulare in tasca lo si potrà ricaricare semplicemente passeggiando.

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