Nel momento in cui l'imperativo categorico è «sostenibilità» e in omaggio a questo orientamento hanno addirittura cambiato nome al ministero dei Trasporti ribattezzandolo ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, il mezzo di trasporto che è il più sostenibile per antonomasia, cioè la bicicletta, viene trattato come una Cenerentola. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, il famoso Pnrr, che della sostenibilità ha fatto un obiettivo strategico dedica poco o nulla alle piste ciclabili che nell'ottica della mobilità sostenibile stanno alle biciclette come le autostrade alle macchine.

Alle piste ciclabili il Pnrr assegna solo 600 milioni di euro di cui 400 milioni per concludere la decina di tracciati lanciati nel 2017 dal ministro dei Trasporti di allora, Graziano Delrio, e in parte già finanziati, più 200 milioni per le piste comunali. Ma niente per nuove grandi ciclovie, compresa la pista sulla via Emilia, 262 chilometri da Rimini a Piacenza passando per Cesena, Forlì, Bologna, Modena, Reggio, Parma. Proposta nei mesi scorsi dall'Anas al ministero è per l'approvazione è poi rimasta lì appesa.

«Cifre ridicole»

«Sono cifre ridicole quelle del Pnrr» accusa Gianluca Santilli, presidente dell'Osservatorio Bikeconomy, organizzazione che studia le ricadute sull'economia dell'uso della bicicletta e che tra gli altri ha come partner l'ambasciata d'Olanda, il paese che vive in simbiosi con le due ruote. In Italia fatica ad attecchire la consapevolezza che le ciclovie siano molto più che un semplice svago domenicale di famigliole e appassionati. C'è tutta un'economia fiorente e in rapida crescita intorno all'uso della bicicletta, soprattutto il cicloturismo che sta diventando una delle componenti più ricche del comparto turistico perché praticato da chi in genere dimostra un'alta propensione alla spesa. A livello europeo si stima che il fatturato complessivo del turismo con la bicicletta sia di 50 miliardi di euro l'anno, prima del Covid, naturalmente.

Che ci sia voglia di bicicletta non è solo un'impressione, lo dicono i fatti. Ci sono luoghi di montagna, soprattutto nelle Alpi del nordest dove già ora (prima del covid) albergatori, ristoratori e commercianti fatturano più con le biciclette che con gli sci. Nel 2020 sono state vendute 2 milioni di biciclette, un record simile a quello che decenni fa fu toccato quando apparvero sul mercato le prime mountain bike. Questa volta la corsa all'acquisto che solo in parte è stata stimolata dagli incentivi del governo è trainata dalle ebike, le bici elettriche a motore, adatte sia per un uso metropolitano sia per il cicloturismo.

Quasi metà del fatturato europeo del turismo in bici è appannaggio della Germania (20 miliardi di euro) che ha puntato molto sulle ciclovie, l'Italia muove un fatturato quattro volte inferiore, 5 miliardi di euro. Ed è un bel controsenso che sia così arretrata perché dal punto di vista delle attrattive visitabili in bicicletta, dalle campagne toscane alle pianure del Po, dai borghi alle città d'arte, il confronto con la Germania depone ovviamente a favore del nostro paese. Molti più turisti tedeschi e di mezza Europa sarebbero disposti a coltivare la loro passione in Italia se solo trovassero le vie adatte e le infrastrutture di contorno per soddisfarla.

Ciclovie fasulle

In Italia le piste sono poche e non sempre all'altezza delle richieste, spesso sono ciclovie per modo di dire, sopratutto nelle città (Roma è un esempio), percorsi lasciati a un uso promiscuo con i pedoni, che è la situazione meno gradita dagli appassionati. Il ritardo italiano è soprattutto di natura culturale e politica. Quattro anni fa, quando ministro dei Trasporti era Delrio (Pd), fu dato un impulso notevole all'economia della bicicletta e furono avviati i progetti per una decina di grandi piste ciclabili.

Alcune di queste sono in fase di costruzione: i 680 chilometri della Vento (Venezia-Torino), la ciclovia del Sole tra Bologna e Modena e l'Adriatica a Rimini. A Milano la ferrovia Trenord sta progettando un collegamento tra il capoluogo e l'aeroporto di Malpensa, in Cilento e in Calabria sono state realizzate piste di circa 600 chilometri ciascuna, molto apprezzate dai turisti prima del covid. Ma manca un sistema, una rete nazionale e dopo la fiammata accesa da Delrio l'idea del cicloturismo e dell'uso metropolitano della bici è tornata di fatto sottotraccia, di sicuro non ha avuto quell'impulso che molti prevedevano. Il Pnrr poteva essere l'occasione della svolta, ma fino a questo momento è un'occasione persa.

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