Nella giornata mondiale per l’Amazzonia, il Wwf lancia l’allarme sulle condizioni della foresta. Sempre più caldo, deforestazione e mancano le piogge. Intanto il Brasile si prepara a ospitare a novembre la Cop30
Oggi è la giornata mondiale d'azione per l'Amazzonia. Nonostante i continui sforzi per proteggere il polmone verde del pianeta, la deforestazione è in continuo aumento e solo nel 2025 è cresciuto del 4 per cento. L’allarme è stato lanciato da Wwf Italia.
La giornata è stata istituita dall'Articolazione dei popoli indigeni del Brasile (Apib) per denunciare la distruzione del bioma sudamericano che minaccia la sopravvivenza anche dei suoi abitanti. Secondo il Wwf gli sforzi internazionali non sono ancora sufficienti. L’unico dato positivo è che gli incendi sono diminuiti del 74 per cento in un anno. I roghi però hanno conseguenze visibili solo su scale temporali molto ampie.
Secondo i dati della Nasa e della Columbia University si prevede un aumento locale delle temperature di circa 2,6 gradi nei prossimi decenni. Non è un danno solo per la foresta pluviale più grande del mondo, ma anche per l’uomo. In uno studio del 2025 di Nature Climate Change, negli ultimi 20 anni per l’aumento del calore solo in sud America sono morte circa 30mila persone all’anno.
LE SCELTE POLITICHE
Anche le politiche dei governi locali, volte allo sfruttamento del territorio, non aiutano la protezione della foresta amazzonica. In agosto il governo brasiliano ha sospeso temporaneamente la moratoria sulla soia che impediva la vendita del prodotto colto dai terreni deforestati. Il divieto dal 2006 a oggi, ha protetto circa 17mila km quadrati di foresta. La stima del Wwf è che con la decisione brasiliana potrebbero essere deforestati solo per la soia 10.000 km quadrati di territorio in più.
A novembre Belém ospiterà la Cop30 (la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici), eppure sembra che le pressioni politiche delle lobby dell’agroindustria prevalgano sulla protezione ambientale. Il governo di Brasilia si è posto l’obiettivo di eliminare del tutto la deforestazione entro il 2030 ma, al momento, è un miraggio lontano.
La denuncia del Wwf coinvolge anche l’Europa, sostenendo che le industrie dell’Unione vogliano indebolire l’European Union Deforestation Regulation (Eudr). Il regolamento impone alle aziende europee di garantire la tracciabilità delle materie prime trattate a rischio deforestazione (prodotti come caffè e cacao ad esempio). Sono state chieste delle modifiche proponendo esenzioni per alcuni Paesi e la rimozione dell’obbligo di geolocalizzazione delle aree di produzione.
SEMPRE MENO PIOGGIA
Deforestare favorisce gli incendi e provoca, in un circolo vizioso, un continuo calo delle precipitazioni. Lo sostiene un nuovo studio pubblicato da Nature Communications e ripreso dal New York Times, secondo cui il 75 per cento della diminuzione delle piogge nella foresta amazzonica è collegato alla distruzione dei terreni pluviali. Il fenomeno aumenta anche la crisi climatica perchè gli alberi assorbono anidride carbonica, uno dei principali fattori del riscaldamento globale. I ricercatori hanno osservato che oggi alcune aree del polmone del pianeta sono diventate, al contrario, nette produttrici di gas serra.
L’Amazzonia è responsabile anche dei modelli meteorologici della regione perché i suoi alberi assorbono l’acqua del terreno e la rilasciano nell’aria: si stima che questo contribuisca a oltre il 40 per cento delle precipitazioni totali del territorio sudamericano. Ecco perché tra il 1985 e il 2020 la deforestazione ha causato il 74,5 per cento della diminuzione delle precipitazioni.
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