C'è un nuovo satellite in orbita per tracciare le emissioni di metano in atmosfera. Il metano è un gigantesco problema climatico, per il riscaldamento globale è fino a ottanta volte più tossico rispetto alla CO2, ma dura anche meno in atmosfera, quindi è un danno ecologico che può essere riparato in tempi più brevi rispetto al carbonio. È un disastro, ma è anche un'opportunità.

Il metano è però anche sottovalutato, costantemente escono report sul fatto che le emissioni (soprattutto dell'oil&gas) sono sottostimate di diversi ordini di grandezza: secondo il Global Methan Tracker dell'Agenzia internazionale dell'energia le emissioni sono del 70 per cento più alte di quanto ufficialmente riportato. È per questo che, politicamente, un monitoraggio delle emissioni di metano è così rilevante. Il progetto MethaneSat è buona notizia.

Razzo partito

È partito lunedì dalla California a bordo del razzo Falcon9 di SpaceX, è frutto di anni di lavoro e progettazione da parte della ONG Environmental Defense Fund. Non era mai accaduto che la società civile mandasse un satellite in atmosfera per fare un monitoraggio così rilevante dal punto di vista pubblico. Ci sono un investimento e un lavoro di ricerca enormi dietro questo progetto, al quale hanno lavorato i docenti e i ricercatori dell'Università di Harvard, l'Harvard & Smithsonian Center for Astrophysics, l'Agenzia spaziale della Nuova Zelanda oltre alle collaborazioni con Space X (per il lancio) e Google (per l'elaborazione dei dati.

Flavia Sollazzo è un'italiana con un background in scienze forestali e con esperienza al MITE, prima di diventare Senior Director EU Energy Transition di Environmental Defense Fund Europe. Sollazzo è una delle persone chiave del progetto. Ne spiega così il valore: «Il problema della sottostima delle emissioni di metano è molto serio. Lo scorso anno abbiamo analizzato quelle delle sei regioni di maggiore produzione di gas, e abbiamo visto che 112 miliardi di metri cubi vengono persi lungo le catene produttive ogni anno. Tra il 70 e l'80 per cento potrebbero essere recuperati con misure di mitigazione molto semplici, a costi contenuti».

Le vie del metano

Il metano arriva in atmosfera per diverse vie (allevamenti intensivi, discariche), quella più cospicua però sono le perdite delle infrastrutture del gas, spesso causate dalla cattiva manutenzione degli impianti. Questi miliardi di metri cubi di gas vengono semplicemente persi, non diventano energia ma solo ulteriore riscaldamento globale. Sono una perdita sia dal punto di vista ecologico che della sicurezza energetica, sono uno dei paradossi più grandi di questa industria, che preferisce bruciare gas in atmosfera a causa di impianti obsoleti o mal gestiti (il cosiddetto flaring) invece di investire per migliorarli.

Questo fenomeno spiega sia quanto siano alti i margini di guadagno di un settore che può sprecare inutilmente ogni anno più di quanto venda a un paese delle dimensioni dell'Italia, sia quanti danni fa il negazionismo funzionale di chi considera il flaring un effetto collaterale tutto sommato sopportabile.

«Abbiamo condotto uno studio pilota sulla Romania, e abbiamo scoperto che le emissioni reali di metano sono il triplo di quelle stimate», spiega Sollazzo. MethaneSat effettuerà rilevazioni che saranno sia puntiformi, sui singoli episodi, che su scala ampia, e quindi permetterà di offrire a decisori politici, società civile, scienziati una fotografia ad alta definizione di quanto sia serio il problema del metano. I dati inizieranno ad arrivare tra sei mesi, nel 2025 saranno disponibili a tutti, attraverso una piattaforma pubblica, gratuita e accessibile. Potrebbe essere una svolta non solo scientifica ma anche politica del nostro rapporto col metano.

Tra gli obiettivi di MethaneSat ci sarà quello di monitorare le politiche di contenimento delle emissioni previste dall'Oil & Gas Decarbonization Charter, uno dei risultati di COP28, gli impegni del settore fossile per ridurre le emissioni inutili dei processi produttivi.

Una promessa che era stata accolta con scetticismo dalla comunità scientifica, e che ora avrà (non per merito loro) una garanzia di trasparenza in più. «MethaneSat sarà come una videocamera di sorveglianza puntata sull'atmosfera. A un nostro evento a Bruxelles ha partecipato l'astronauta Paolo Nespoli, ci ha chiesto: ma perché deve essere una ONG a fare una cosa importante, non lo dovrebbero fare i governi questo lavoro?».

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