Il gruppo dei Fridays for future ha organizzato per il nove ottobre uno sciopero generale per il clima, ma prima, mercoledì uno ottobre, è andato alla sala conferenze della Camera dei deputati per presentare il suo piano di ripresa Ritorno al futuro: «Le linee guida del governo per il Piano nazionale di ripresa e resilienza sono totalmente inadeguate ad affrontare la crisi climatica in cui ci troviamo». L’emergenza climatica per loro non viene trattata come tale, e «al primo posto, anziché la tutela della specie umana e del reale benessere delle persone, viene messo ancora una volta l’aumento del Pil», hanno detto Luigi Ferrieri Caputi, Martina Comparelli e Filippo Sotgiu. La settimana prossima torneranno in piazza per chiedere azioni concrete contro il mutamento climatico.

Non è la prima volta che i Fridays varcano le porte delle sedi istituzionali, a giugno erano già stati invitati dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte agli Stati generali dell'economia: «Sappiamo che potrebbe essere una mossa per strumentalizzarci – aveva detto l’attivista sardo Sotgiu che aveva seguito la scrittura del piano - ma dobbiamo portare avanti il nostro messaggio».

La delegazione di Fridays for future agli Stati generali dell'economia

Il programma per la ripresa

Ritorno al futuro è stato elaborato insieme alle altre associazioni ambientaliste Legambiente, Wwf, Greenpeace, e comprende proposte che intervengono in tutti i settori dell’economia, dall’energia all’edilizia, ai trasporti, all’alimentazione fino al turismo e la gestione dei rifiuti. Con le loro proposte danno il loro punto di vista su temi sensibili che verranno discussi nei prossimi mesi. Fff chiede di stimolare l’economia con sussidi pubblici vincolati alla riconversione ecologica e istituire una programmazione precisa per una rapida riconversione verso imprese sostenibili. Dall’altra parte, si legge, porta avanti la battaglia per l’eliminazione dei sussidi pubblici alle fonti di energia fossili (16 miliardi di euro annui per l’Italia) e introdurre una tassazione sul carbonio. Tassa che l’Europa avrebbe già deciso di istituire per finanziare il piano di ripresa Next Generation Eu nei prossimi anni, ma che ancora non è chiaro come verrà strutturata.

Soluzioni macro e micro

I ragazzi che seguono l’esempio dell’attivista svedese Greta Thunberg chiedono al governo di elaborare un piano per l’uscita totale dal carbone come fonte di produzione energetica entro il 2025 e adottare una road map adeguata per assicurare una riduzione delle emissioni di CO2 di almeno il 7,6 per cento annuo. A differenza di molti studi, non si limitano a dare una cifra, infatti chiedono di investire tecnologie specifiche, come «l’eolico offshore e il solare a concentrazione» e contemporaneamente «promuovere un modello di generazione distribuita dell’energia per incentivare l’acquisto di impianti fotovoltaici domestici e la trasformazione delle reti attuali in smart-grid», reti altamente tecnologiche per far passare l’energia. In modo che, spiegano, si possano «evitare grandi monopoli economici e azzerare le dispersioni dovute al trasporto di energia».

Il piano di Fridays for future arriva fino ai consumi domestici, come quelli per il riscaldamento. Il documento infatti prevede di legare l’utilizzo dell’energia da biomasse (legna e pellet) a «rigidi criteri di sostenibilità ambientale e sociale, limitandosi alle sole biomasse di scarto provenienti da filiere locali e solo a usi complementari a quelli ottenibili con altre rinnovabili». Infine chiede di accelerare la riqualificazione energetica degli edifici pubblici e privati tramite uno schema di incentivi.

Un nuovo sciopero

L’evento di mercoledì alla Camera è stato ospitato da Lorenzo Fioramonti, ex ministro dell’istruzione in quota Cinque stelle, in prima fila la deputata di LeU Rossella Muroni, ex presidente di Legambiente. «Per quanto i pochi parlamentari presenti in sala ci abbiano espresso il loro sostegno e apprezzamento, questo non può compensare l’inazione e le scelte sbagliate, retrograde, del parlamento e del governo», dicono i ragazzi di Fridays in un loro comunicato pubblicato dopo l’evento. Mentre pensano a soluzioni per il futuro continuano a manifestare.

Dopo l’evento del 25 settembre che li ha visti scendere nelle piazze di tutta Italia in occasione del Global Day of Climate Action, hanno proclamato un nuovo sciopero generale per il clima. In ogni città si terranno scioperi e cortei studenteschi. Il movimento ha invitato «tutte e tutti» a unirsi alla mobilitazione della propria città, o a organizzarne una da zero. «Dobbiamo cominciare ad ascoltare gli scienziati e trattare la crisi climatica con la stessa urgenza che merita. Il nove ottobre scenderemo in piazza in tutta Italia e chiederemo nuovamente a gran voce un reale cambio di sistema. Non c’è più tempo».

© Riproduzione riservata