Sono tornati in piazza i Fridays for Future, per lo sciopero per il clima di inizio autunno, in un autunno che non è ancora meteorologicamente cominciato.

Questa settimana, prima di manifestare, hanno ricevuto una carezza e uno schiaffo: la carezza è stata quella di Papa Francesco, che nella sua esortazione apostolica Laudate Deum ha riconosciuto il loro ruolo, passato e presente: colmare il vuoto politico intorno a loro.

Lo schiaffo è arrivato dal Copernicus Climate Change Service: i dati sull'aumento delle temperature fanno paura. Globalmente, settembre non è stato solo il più caldo settembre di sempre, ma anche il mese con la massima anomalia termica mai registrata in tutti i set di dati: +1.75°C rispetto alle medie pre-industriali.

Gli scienziati hanno iniziato a trasmettere apertamente e pubblicamente la propria paura, come ha fatto via Twitter/X uno dei climatologici più famosi a mondo, Ed Hawkins, elencando solo aggettivi che avevano a che fare col terrore puro.

In questo contesto sono scesi in piazza i giovani di Fridays for Future, poco meno di 10mila a Roma, poco più di 2mila a Milano, quasi altrettanti nella Torino ancora scossa dagli scontri di questa settimana. In tutto hanno manifestato in una trentina di città.

Lo slogan era "Resistenza climatica”, una scelta lessicale che dice molto sul momento storico, a quasi un anno dall'insediamento del governo Meloni.

Non solo l’Italia

«Abbiamo il peggior governo che potessimo immaginare», spiega Giacomo Zattini, uno dei portavoce nazionali del movimento, impegnato a organizzare uno degli scioperi più delicati, quello nella sua Forlì ancora ferita dall'alluvione di maggio.

«L'unico pensiero che possiamo fare è resistere contro il loro negazionismo e contro il fatto che tutte le loro politiche sono contro il futuro di noi giovani. La destra ha fatto partire la sua campagna elettorale per le elezioni europee e stiamo già vedendo come sia incentrata sull'ostilità alla transizione».

Non è solo la destra italiana ad aver scelto questa strategia, in Germania domenica si vota in Assia e Baviera, l'estrema destra di AfD ha costruito la sua ascesa, che almeno nei sondaggi sembra notevole, anche opponendosi alla conversione ecologica del riscaldamento degli edifici, al punto che un articolo di Politico EU si chiedeva, pochi giorni fa: "La democrazia liberale finisce con le pompe di calore?”.

È una linea simile a quella anti-elettrico di Salvini o di ritorno al fossile del premier britannico Sunak, che si è mangiato cinque anni di impegni di governi del suo stesso colore politico.

I movimenti per il clima erano nati prima della pandemia per aprire gli occhi al mondo sul fatto che ci fosse un'emergenza climatica, per farsi postini per il messaggio della scienza.

Il loro compito, a metà degli anni Venti, è molto più complesso: difendere le ragioni della transizione ecologica, mentre questa è bersaglio di populismi e negazionismi. Non è un momento facile per loro: a Bologna ci sono tre attivisti di Extinction Rebellion in sciopero della fame (uno da oltre dieci giorni) per chiedere alla regione di anticipare i suoi obiettivi di neutralità climatica.

Calo di partecipazione

Ultima generazione iniziava un anno fa un ciclo di proteste radicali a base di azioni nei musei e blocchi stradali che sembra aver esaurito la sua forza, lasciando dietro una scia di processi.

Gli scioperi di Fridays for Future continuano a essere un appuntamento importante, di fatto insostituibile e senza alternative, ma non attirano più i numeri di un tempo.

Lo sciopero è anche un tentativo di costruire alleanze: scendono oggi con la Cgil in piazza a Roma e si uniscono con gli universitari della protesta delle tende.

Tutti i movimenti sembrano sospesi tra il desiderio di inasprire il conflitto e quello di impegnarsi di più nella politica istituzionale, soprattutto in vista delle amministrative del prossimo anno. «La nostra manifestazione a Forlì, dove si vota l'anno prossimo, ha proprio l'obiettivo di evocare la nascita di una lista civica legata all'ecologia», spiega Zattini.

«Qui le strade sono state ripulite, ma ci sono tantissime persone disperate, che sono rimaste senza più niente, e noi dobbiamo comunque passare il tempo a smontare le cavolate negazioniste sul clima o sul fatto che la transizione ecologica sia contro la giustizia sociale».

È questo il paradosso dell'Italia 2023 che hanno di fronte i Fridays for Future: l'anno in cui la crisi climatica ha accelerato i suoi effetti è stato anche quello in cui il negazionismo è tornato a imperversare nel dibattito pubblico.

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