L'Heroes Festival di Elisa a Verona è una piccola buona notizia per le sorti del clima, perché dimostra che la musica italiana sta facendo passi avanti nella sua relazione con la crisi in atto e che c’è vita oltre il greenwashing.

Lo spazio di parola che la cantautrice triestina ha dedicato agli attivisti dei movimenti dimostra come gli artisti stiano capendo che non basta decarbonizzare il metro quadro acustico intorno ai concerti per dare prova di sostenibilità. L'attenzione e la visibilità che la musica può mettere a disposizione vale molto di più della CO2 emessa o non emessa ai concerti.

Elisa non si è sottratta allo stanco rituale di mettere alberi a dimora, in un paese che deve imparare a prendersi cura dei suoi boschi molto più che dotarsene, ma il palco che ha concesso venerdì agli attivisti per parlare di clima, energia, guerra senza censure preventive ha molto più valore ed è il segnale di uno smottamento più generale nella musica italiana.

I precedenti

Nel corso degli ultimi anni anche Piero Pelù o i Subsonica hanno offerto uno spazio analogo ai movimenti e Max Casacci - chitarrista del gruppo di Torino - è stato in questi anni una sorta di mentore per i Fridays for Future.

Nel festival di Elisa c'erano anche i Marlene Kuntz, forse il gruppo rock italiano tra quelli storici con più sensibilità sull'argomento. Il loro nuovo singolo si intitola La Fuga ed è nato in un percorso di residenze artistiche sul tema clima nelle aree interne italiane.

Sul percorso di Elisa c'è poi un retroscena che racconta qualcosa in più del suo mettersi ai disposizione per la causa: la scorsa estate aveva fatto un tour carbon neutral al Lago di Fusine in Friuli organizzato da Eni gas e luce, che poi aveva usato la notizia su tutti i propri canali, in un greenwashing da manuale.

Dopo quel live, i Fridays for Future avevano contattato Elisa e spiegato la propria posizione: dare a un gruppo come Eni, ancora così coinvolto nell'estrazione di combustibili fossili, la possibilità di presentarsi come sostenibile grazie a un ameno show lacustre lanciava il messaggio opposto a quello che la cantautrice voleva sostenere.

È seguita una fitta interlocuzione e l'esito è stata la possibilità per gli attivisti di raccontare il proprio lato della storia. «Ci hanno dato carta bianca, si sono fidati, senza mettere bocca sui temi o sugli ospiti, abbiamo potuto parlare di comunità energetiche e di come quella in Ucraina sia una guerra fossile, e lo abbiamo fatto a persone che senza di lei non ci avrebbero mai ascoltato», racconta Elisa Lista, che col gruppo locale Fridays ha organizzato l'evento.

Dopo il concerto «carbon neutral» dell'estate scorsa, Elisa ha ascoltato gli attivisti, mentre Eni gas e luce si è trasformata in Plenitude, main sponsor al Festival di Sanremo. È la prova di come ci sia una battaglia culturale in atto sulla musica e di quanto non siano mai davvero solo canzonette.

Per il tappeto verde di Plenitude, il festival di Sanremo era stato contestato dall'esterno (con fogli di via agli attivisti di Greenpeace) e dall'interno, con lo «stop greenwashing» urlato da Cosmo durante la performance insieme a La rappresentante di lista: un piccolo pezzo di storia dell'ambientalismo italiano.

A Sanremo, con Ciao Ciao, il duo palermitano è arrivato settimo, ha dominato le radio e si è confermato la voce più organica dei movimenti per il clima. Sono piccoli segnali sul fatto che personaggi della musica italiana diversi tra loro per scala, stile e pubblico hanno sempre meno voglia di farsi arruolare alla causa dei combustibili fossili, ed è davvero un ottimo punto di partenza.

Servono sponde 

Dopo la pandemia, i movimenti in Italia hanno perso la spinta positiva delle grandi manifestazioni del 2019, sono tornati dentro quella bolla che hanno disperatamente bisogno di lasciare. Visto che in televisione sembra impossibile riuscirci e che lo sport vive su un altro pianeta, la musica offre uno spazio per farlo.

Il resto dipende dalla sensibilità, ma quella - anche se è sepolta sotto strati di sponsorizzazioni, marketing e marchette - non sembra mancare.

All'Eurovision di Torino c'è stata un'azione di Extinction Rebellion sul red carpet, proprio mentre venivano intervistati Blanco e Mahmood: i conduttori erano allibiti, la regia ha trattato il blitz come quello di un invasore di campo nudo allo stadio, ignorandolo, ma Blanco ha preso il microfono e ha detto, con grande semplicità: «La crisi è climatica è importante, è un ottimo tema».

Ecco, appunto. Parliamone. In fondo la musica italiana è pronta dal 2020, quando Marracash e Cosmo in Greta Thunberg cantavano: «Tu ti estinguerai prima di avere estinto il mutuo». 

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